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Editoriale

Putin verso la resa dei conti: gli scenari

Putin verso la resa dei conti: gli scenari

di Domenico Cacopardo

02 Aprile 2022, 13:03

Cresce il nervosismo a Mosca, cresce tanto da spingere Vladimir Putin a battere nuove e inattese strade come la chiamata alle armi di altri 137.000 giovani e l’avvio dell’addestramento delle truppe siriane gentilmente prestate dal tiranno Bashar Al Assad: operazioni che richiedono tempo e che metteranno in campo i nuovi combattenti non prima di fine maggio.
Ma il malessere c’è e si amplia nell’impero che fu dello zar. Il comandante del 13° Reggimento carri della Guardia (formazione prestigiosa che vanta le vittorie di Stalingrado e di Kursk) si sarebbe suicidato di fronte al disastro degli armamenti affidatigli: affetti da insuperabili errori di costruzione (insufficiente visuale del campo di battaglia; munizioni stivate all’esterno, per il cui recupero l’equipaggio deve esporsi al fuoco nemico; blindatura più leggera in torretta - luogo sulla quale «picchiano» le armi anticarro) e da difetti di assemblaggio, diventano in gran parte inutilizzabili. Considerazioni che indirettamente confermano le stime degli esperti britannici: circa un terzo delle somme investite da Mosca in armamenti finisce in mazzette e tangenti.
La guerra sta andando male per l’Armata russa e le sanguinarie milizie al seguito. Gli ucraini sono giunti ad attaccare e incendiare in territorio russo i depositi di carburante che alimentano le forze corazzate.


Se Putin ha firmato giovedì un decreto che obbliga gli acquirenti di gas e petrolio russo a pagare in rubli - ma le modalità tecniche sembrano risolvibili in modo ragionevole, anche se complesso, e con un ulteriore aggravio di prezzi -, rimane il fatto che sono quasi 50 i paesi che, con i loro acquisti, stanno finanziando la Russia e, quindi, la sua inaccettabile guerra.
Ma c’è una questione che torna da almeno un decennio quando si ragiona di Russia: cosa attenderci da un regime nato dalla più grande spoliazione compiuta nella storia da un piccolo gruppo di persone, gli oligarchi, in danno di un intero popolo? Di questi cleptocrati, Putin è il capo e il garante, ma è difficile immaginare che esso possa produrre strutture efficienti.
Inoltre, un serio disagio si sta manifestando negli alti gradi delle forze armate e tra essi e gli alti gradi dei servizi di intelligence, battuti nelle valutazioni delle capacità belliche ucraine e battuti a guerra iniziata da americani e britannici capaci di conoscere in tempo reale qualsiasi movimento dell’Armata russa.
Il pianeta russo, a questo punto, risulta tutto da esplorare, anche perché dispone, a parte l’arma nucleare, di ampie riserve umane e tecniche. Ma anche di un’opinione pubblica che, a dispetto della disinformazione, comincia a conoscere, a capire e a non condividere: 1 milione di firme già raccolte contro la guerra sono il sintomo di una crescente consapevolezza.
Quanto a noi, per l’eterogenesi dei fini, ci ritroviamo a Palazzo Chigi una personalità che può affrontare l’emergenza con mano sicura all’interno dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea e le sue incognite connesse all’incancrenirsi della guerra, al quotidiano emergere del fallimento dell’aggressione e all’imprevedibilità delle reazioni del Cremlino.
Non c’è da essere ottimisti: le cosiddette trattative di pace appaiono più un espediente russo per riorganizzare la propria macchina bellica e i propri obiettivi che un’apertura verso un armistizio e una pace giusta o meglio, il meno ingiusta possibile.
Ed è chiaro che la soluzione non si intravvede.


Essa può emergere solo a Mosca, nell’area del potere, posto per la prima volta di fronte alla sconfitta (che è già avvenuta con il mancato successo nelle prime 72 ore di guerra), alle prospettive tattiche, alla crisi economica e al malessere crescente da San Pietroburgo a Vladivostok: la borghesia russa, soprattutto urbana, ha già ampiamente assaggiato l’atmosfera e gli agi dell’Occidente per potervi improvvisamente rinunciare.
Uno «show-down» moscovita diventerà presto inevitabile: rimane da vedere chi lo vincerà. Se Putin con una purga di stampo staliniano o i vertici dello Stato e, in simbiosi, i suoi amati oligarchi.
www.cacopardo.it

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