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Editoriale

Cibus, un modello vincente per tutto il Paese

di Aldo Tagliaferro

03 Maggio 2022, 12:34

Thomas Friedman diversi anni fa l'aveva definito «il mondo piatto». Era il mondo della globalizzazione, termine che abbracciava i nuovi equilibri planetari del capitalismo e che qualcuno criticava ma tutti consideravano ineluttabile. Al punto che quando alcune spie d'allarme sovranista e monolaterale si erano accese con Trump e la Brexit il pensiero diffuso era che a rimetterci sarebbe stato sostanzialmente solo chi decideva di tagliare i ponti. Insomma, si soppesavano solo i criteri economici mettendo da parte la (geo)politica.

Poi il Covid prima e la guerra in Ucraina negli ultimi due mesi ci hanno posto di fronte a un'altra evidenza, ovvero che se si inceppa un ingranaggio delle catene di valore sempre più lunghe la spirale che si innesca è letale: carenza di materie prime, inflazione alle stelle e la necessità - banalizzando - di filiere più corte.

Ecco, anche il mondo dell'alimentare italiano che si mette in vetrina a Cibus, pur avendo catene tendenzialmente più corte rispetto ad altri settori (ma dal fertilizzante per i campi al cartoncino per il packaging il diavolo si cela sempre nei dettagli) deve fare i conti con una serie di problemi reali. Tocca alla politica (europea in primis) decidere le soluzioni, dal ritorno a casa delle produzioni alla riallocazione dei terreni fino alla diversificazione degli approvvigionamenti, ma l'industria italiana per quattro giorni farà sentire da Parma la sua voce con le armi di cui dispone l'industria: innovazione, prodotti, idee da offrire ai buyers delle più importanti catene mondiali di distribuzione, anch'esse peraltro strette in una morsa dei prezzi che riduce drammaticamente i margini.

Se questo è il contesto macroeconomico in cui si inserisce la 21esima edizione di Cibus, a casa nostra rimane sullo sfondo il tema di un player unico nazionale - in tema di eventi - per l'industria alimentare. L'idea di una partnership con Milano non è un mistero e, anzi, Fiere di Parma, Federalimentare e Ice ne hanno ribadito pochi giorni fa il potenziale strategico. La certezza però, vedendo i numeri di questa edizione e scorrendo i risultati raccolti da Fiere di Parma, è che il modello di business di Cibus è vincente per diversi motivi: Cibus ha identità, perché è cento per cento Made in Italy; ha compattezza di intenti, perché Federalimentare e Ice (dunque il governo) marciano con un solo passo; ha idee, perché la capacità di non fermarsi durante il lockdown attraverso le attività on line, la creazione di format moderni come Cibus Connect (appuntamento nel 2023) e l'intelligenza di presidiare i nodi nevralgici del pianeta come l'Expo a Dubai, dimostrano che la squadra guidata da Antonio Cellie viaggia con una visione.

E a proposito di visione c'è anche un partner di peso internazionale come Crédit Agricole che ha investito anche nell'alimentare sull'innovazione, tanto che la food valley è ormai un autentico incubatore di start-up. I numeri di questi giorni che ci riportano ai Cibus pre-pandemia sono la conferma che il modello Made in Parma funziona. E che può essere di esempio non solo per l'agroalimentare, ma per l'intero Paese.

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