EDITORIALE
La crisi? Siamo in tredici milioni, armati di banconote e carte di credito decisi a resistere costi quel che costi sul Ponte del 2 Giugno sul quale sventola la bandiera del «tutto esaurito»: inutile cercare un posso in trattorie, ristoranti e agriturismi. Muniti di cibarie e vini, stiamo cercando un po’ di pace in questa snervante estate anticipata: affamati di vacanza, dopo due anni e più di Pandemia ecco che la Festa della Repubblica ci offre quattro giorni da sfruttare fino in fondo: spenderemo 1 miliardo in cibi e ristoranti, le indagini di settore rivelano infatti che per il 70 per cento degli italiani ha deciso di evitare acquisti di cose e regali e di largheggiare a tavola. Il Covid ci ha stressati, impauriti, la guerra in Ucraina provoca incubi pesanti, timori reali di estensione del conflitto.
E non è tutto. C’è una quotidianità fatta di sempre più pesanti disagi. Ma almeno nel giorno nel quale si festeggia il ritorno alla democrazia avvenuto 76 anni fa, in seguito alla vittoria del Referendum che sancì la fine della dinastia dei Savoia, riusciremo almeno per 24 ore, a non accapigliarci? Macché: mezza Italia pensa ancora che fu un risultato truccato. La nazionale di calcio surclassata per 3 a 0 offre ad almeno alcuni milioni di noi maschi la possibilità a impancarci allenatori in grado di rilanciare gli azzurri.
E poi campeggia il «caso Craxi». A Rieti il sindaco ha posto una statua di marmo bianco a dimensioni reali in ricordo del leader socialista inquisito dalla magistratura, condannato a dieci anni per finanziamento illegale, e morto ad Hammamet: esule secondo molti per crudeltà persecutoria della magistratura; latitante invece secondo altri, per essere fuggito per evitare il carcere. La motivazione dell’erezione del monumento è un elogio al suo ruolo di eroico presidente del Consiglio nella «notte di Sigonella», quando, nell’Ottobre del 1985, rifiutò di consegnare agli americani i terroristi palestinesi e il loro capo, Abu Abbas, che, dirottata la nave italiana Achille Lauro, avevano ammazzato un cittadino statunitense, di religione ebraica. L’aereo con i sei palestinesi atterrò nella base Nato di Sigonella. E Craxi in persona negò al presidente Usa Reagan la consegna dei terroristi poi processati e condannai in Italia: e ordinò ai comandi militari di accerchiare i soldati americani che, mitra spianati, volevano catturare gli assassini. Si rischiò una strage e uno scontro a fuoco tra militi alleati. Sta di fatto che quattro palestinesi processati e condannati espiarono la pena in Italia. Ma il capo Abu Abbas si rese uccel di bosco. Pertanto Craxi bravo o Craxi pessimo: la solita storia italica delle fazioni opposte.
Vogliamo ricordare serenamente la genesi di questo 2 Giugno, al quale seguirono il festeggiatissimo parto della Costituzione e nel 1948 le prime libere elezioni dopo la caduta del fascismo? Certo dopo la tragedia fratricida della Guerra civile non era semplice trovare un’intesa. Gravavano sul Paese due paure: quella del ritorno di una dittatura e quella dell’instaurazione di un regime comunista. A nulla servirono due fatti di profondo significato: l’ingresso nel Governo di Palmiro Togliatti con l’incarico di Guardasigilli: e facitore della legge sull’Amnistia. Una legge di impianto assolutorio erga omnes: e per i partigiani e per i combattenti Saloini. L’Amnistia si era incardinata su un principio di moderazione nel valutare la gravità delle colpe. Uomo colto e di grande statura intellettuale, al di là dell’opinabile giudizio politico, il ‘’Migliore’’ introdusse un metro di giudizio un po’ a spanne larghe, coniando una proposizione che restringeva la possibilità di arrestare e processare i dirigenti e i funzionari fascisti: ma soprattutto di poter condannare alla pena capitale soltanto chi avesse compiuto crimini ‘’particolarmente efferati’’. L’efferatezza è una categoria molto difficile da esplorare: è efferato chi è feroce, barbaro, sadico, inumano, chi prova piacere a far soffrire il prossimo. Insomma con quel vocabolo, interpretabile e manipolabile come il pongo, per mandare a sentenza il reo occorreva provare, in sostanza, che avesse torturato fisicamente l’avversario.
Nel 1944 poi con il discorso di Salerno, Togliatti varò la linea democratica del Pci, arrivato nel 1975 a superare la Dc nelle elezioni aministrative, cogliendo successi nelle grandi città, Torino,Milano, Roma, Genova. Cosa percepita come pericolo mortale in alcuni ambienti politici, nonostante la conversione di Berlinguer al Credo della Nato. Poi accadde quel che sappiamo (pochissimo): Piazza Fontana, l’Italicus ,la Stazione di Bologna, le Brigate rosse, gli ‘’opposti estremismi’, l’uccisione di Moro.
Sicché dopo una lunga stagione terroristica che fece mille morti ammazzati e altrettanti feriti, si risvegliò la paura del Comunismo: sulla quale nel 1994, perciò 48 anni dopo la sconfitta del Fronte a opera della Dc, fece leva Berlusconi per vincere l’ultima sfida sostenuta da Occhetto. Soltanto quattro i politici formatisi nel Partito comunista che sono arrivati a posizioni di vertice nelle istituzioni. Nilde Iotti, compagna di Togliatti, alla presidenza della Camera. Ingrao anch’egli presidente a Montecitorio. Napolitano, presidente della Repubblica, unico comunista ad essere invitato in visita negli Stati Uniti. E infine D’Alema, premier per un anno, poi dedito alla navigazione a vela e a consulenze d’affari internazionali. Sì: quattro brave persone. No: quattro pessimi elementi. Mai una volta che ci si possa mettere d’accordo. Amen.
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