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EDITORIALE

Eppur s'innova: la rivoluzione copernicana delle start-up

Eppur s'innova: la rivoluzione copernicana delle start-up

di Alessio Malcevschi*

07 Ottobre 2022, 12:20

*Docente di sostenibilità alimentare

Nella storia umana nessun periodo ha registrato una alterazione dei meccanismi ambientali, economici e sociali a livello planetario comparabile a quella alla quale stiamo vivendo. Questo periodo ha un nome: «La grande accelerazione” ed è caratterizzato da una serie di cambiamenti che si evolvono in modo irreversibile, non lineare e interconnesso. I segnali sono sotto i nostri occhi e vanno dalla crisi climatica alla gestione alla crisi pandemica, dalle tensioni geopolitiche internazionali, all’impatto sul mondo del lavoro delle nuove tecnologie sino alla crescita delle disuguaglianze sociali e alle questioni dell’approvvigionamento energetico e alimentare. Per mesi abbiamo continuato a deambulare come sonnambuli sognando che tutto sarebbe ritornato a com’era prima ma ora un cigno nero ci piomba addosso improvvisamente. In effetti, più banalmente ci troviamo di fronte ad un rinoceronte grigio, cioè ad un evento caratterizzato dall’estrema probabilità che diventi realtà ma che è stato tuttavia sottovalutato. In fin dei conti si trattava solo di unire una serie di punti, i segnali di una possibile inversione del ciclo economico espansivo post Covid erano nell’aria da mesi 

ascrivibili alla crescita dei prezzi dell’energia e al repentino rialzo dei tassi di interesse in risposta alla salita dell’inflazione, la guerra in Ucraina ha poi alimentato di fatto la speculazione. Secondo il presidente di Nomisma Davide Tabarelli la bolletta della luce aumenterà del 60%, quella del gas del 70% . con un rincaro della bolletta della luce per una famiglia tipo pari a 677 euro su base annua mentre la spesa prevista per il riscaldamento. sarà di oltre 1.500 euro. La povertà energetica è un problema reale e le bollette bruciate in piazza sono un segnale da non sottovalutare. Il caro energia sta mettendo in ginocchio anche le imprese, sarebbero più di 120.000 le attività commerciali in pericolo nei prossimi mesi secondo le stime di Confcommercio con serie conseguenze sul fronte occupazionale. L’osservatorio sul precariato del INPS parla di oltre un raddoppiamento di licenziamenti di natura economica rispetto al 2021. Infine è notizia di questi giorni la pubblicazione da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze della nota tecnica del Def secondo cui siamo sull’orlo della recessione. Questo a fronte di un livello di povertà assoluta nel 2021, che secondo i recenti dati Istat colpisce oltre 1,9 milioni di famiglie equivalente a circa 5,6 milioni di persone. Sul versante ambiente il Consiglio nazionale delle ricerche ci dice che questo è stato l’anno più caldo e arido di sempre in Italia con pesanti conseguenze sull’agricoltura. A preoccupare sono soprattutto i dati di maggio, giugno e luglio, con quest’ultimo mese che si è attestato a 2,26 gradi in più della media stagionale, ben al di sopra della soglia degli 1,5 gradi di incremento, considerata “sicura” dagli scienziati. Questo ha già avuto un effetto sui prezzi di molti alimenti con l'inflazione che salirà al 7,4% quest'anno.


Che fare quindi? Disperarsi e esclamare «Che Dio ci aiuti!» come ha detto il Sindaco di Cantiano nelle Marche dove solo pochi giorni fa sono caduti 420 millimetri di pioggia in circa due ore portandosi via la vita di 13 persone? Per quanto umano sia invocare le divinità nei momenti di dolore purtroppo non serve a molto visto che viviamo in una perenne emergenza e non serve nemmeno addossare tutte le colpe alla presunta cattiveria dell’animo umano per cui i nostri disastri sono una sorte di punizione divina, il che, per inciso, risulta tragicamente ironico rispetto a quanto scritto poc’anzi. Sperare in leader unti del signore e baciati dalla provvidenza in grado di fare miracoli è pia illusione, vista l’interconnessione e la portata dei problemi ambientali, economici e sociali che dobbiamo affrontare. Occorre invece ricostruire un nuovo orizzonte culturale di senso attraverso una seria riflessione su cosa vogliamo fare a partire dalla constatazione che ricorrere alle vecchie logiche non ci può aiutare ad affrontare un mondo sempre più complesso. Difficile? Forse ma non abbiamo molte alternative e come diceva Keynes nel 1942 «tutto ciò che possiamo fare concretamente, possiamo permettercelo».

La sfida per i prossimi mesi più che politica è culturale, purtroppo oggi continua a rimanere centrale nella gestione della attuale crisi e delle sue possibili soluzioni la logica di un’economia basata sui principi del libero mercato in grado di autoregolarsi magicamente. Inoltre la società globale oltre ad essere ancora pervasa dal mantra del Pil è condizionata dai valori di un individualismo derivante da una certa retorica postmoderna che tende a dividere più che unire gli uomini, come ricordato recentemente anche da Papa Francesco.


Occorre andare oltre questa ben misera visione dell’uomo che mette in crisi il principio di libertà individuale e collettiva e che fa dire a molti che tutto sarà come per cui è inutile sforzarsi per cambiare le cose. Un primo passo è certamente ridefinire la nostra scala di priorità a partire dal riposizionamento del nostro rapporto con gli altri e con l’ambiente che ci ospita per cui ben venga ogni forma di lotta al degrado ambientale legato ad un’idea di Natura considerata solo come fonte inesauribile di risorse da utilizzare, trasformare, vendere. Sempre Keynes, a questo proposito, chiosava la miopia della vulgata economicista ironizzando sul fatto che saremmo capaci di fermare il sole e le stelle solo perché non pagano dividendi. Però non basta piantare alberi o essere semplicemente ambientalisti, una giusta transizione ecologica richiede ben maggiori sforzi nella direzione di un vero sviluppo sostenibile. L’errore più grande di fronte alla crisi attuale sarebbe quello di abbandonare il sentiero, per quanto accidentato, verso una maggiore sostenibilità in tutti le sue componenti come descritto nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ricordato recentemente dal Ministro Enrico Giovannini all’apertura ufficiale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022.

Nei prossimi anni l’Italia disporrà di ingenti risorse finanziarie, aggiuntive rispetto a quelle del PNRR, derivanti dal bilancio nazionale e da quello europeo, la settimana scorsa è stato dato il via libera della Commissione europea alla seconda rata da 21 miliardi, che possono e devono essere orientate a trasformare il Paese e condurlo su un sentiero di un reale sviluppo sostenibile a partire dai territori che non devono però essere intesi come comunità chiuse, egoiste, repliche in piccolo delle meschinità sovraniste che stanno bloccando l’Europa, ma luoghi dove ricostruire il capitale sociale e inclusivo basato sulla sussidiarietà e sulla fiducia tra cittadini e tra le generazioni. Il festival dello Sviluppo Sostenibile che si sta svolgendo in questi giorni in tutta Italia cerca di fare esattamente quello che la politica non sta facendo, cioè coinvolgere fasce sempre più ampie della popolazione sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, per promuovere un cambiamento culturale sia dei comportamenti individuali che collettivi a partire dal ruolo dei giovani, non a caso il 2022 è infatti l’anno europeo dei giovani.

A Parma il festival ha come motto «Eppur s’innova», il riferimento a Galileo non è casuale e mira a sottolineare l’importanza che l’innovazione portata avanti da giovani e dalle loro start up ispirati ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030, e che saranno il cuore del festival cittadino, non sia fine a sé stessa ma s’inserisca all’interno di una proposta al territorio per un nuovo modello di sviluppo: occorre una rivoluzione copernicana che ci permetta di passare da un’economia vecchia, incivile, ferma a dogmi degni di Tolomeo ad una civile, a misura d’uomo per un mondo più equo ed in pace. Alla fine la vera domanda che dobbiamo porci e a cui rispondere per il nostro benessere e quello dei nostri figli è questa : è l’uomo che deve girare intorno all’economia o l’economia intorno all’uomo?

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