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Editoriale

Le Big Tech sono alla ricerca del nuovo gadget tecnologico

Le Big Tech sono  alla ricerca del nuovo gadget tecnologico

di Paolo Ferrandi

14 Novembre 2023, 17:10

Sono passati ormai molti anni da quando Steve Jobs, con il suo famoso «one more thing...», modificò a più riprese il nostro scenario tecnologico. Pensateci, nel giro di pochi anni rivoluzionò la telefonia mobile - di fatto rendendo semplice e intuitivo l'utilizzo in mobilità della rete internet - con l'iPhone, il primo vero smartphone moderno, poi ci provò con un prodotto più di nicchia come il tablet, l'iPad (esperimento non del tutto riuscito, in verità, ma si tratta sempre di un prodotto con un mercato grande anche se non grandissimo). Infine, lasciò in eredità al suo successore Tim Cook, il progetto primo smartwatch moderno, cioè l'Apple Watch, prima di soccombere dopo aver lottato per anno a una malattia - il tumore al pancreas - che non perdona. Apple Watch, e i pochi smartwatch che si contendono le briciole di quello che resta del mercato, è l'unico «wearable» (cioè device indossabile) di successo finora sfornato dai giganti dell'Hi Tech e sta modificando in modo significativo il nostro modo di tenerci in forma, visto che offre la possibilità di tener monitorato qualunque forma di allenamento possibile e di darci molti dei dati importanti - dalla frequenza cardiaca, al consumo giornaliero di calorie, alla temperatura corporea fino a una forma rudimentale di elettrocardiogramma - per la nostra salute con una semplicità disarmante.


Poi, ma qui Apple oggettivamente è rimasta indietro, ci sono gli smart speaker con i loro assistenti vocali, come Alexa o Siri che rispondono con grande facilità ai nostri comandi vocali, individuando canzoni o playlist o trovando soluzioni a semplici domande.

Solo che ora il grande sacco dei gadget, che hanno modificato in profondità la nostra vita, sembra quasi vuoto. Molte aziende - soprattutto Facebook, ma anche Google e da ultimo Apple - stanno sperimentando i visori per la realtà virtuale o aumentata. Si tratta di una svolta per certi versi rivoluzionaria, ma in qualche modo forse ancora matura visto che richiede l'enorme potenza di calcolo che serve per rendere fluida la grafica dell'interfaccia che deve integrarsi - o sostituire - con la realtà. Ma, soprattutto, si tratta di una tecnologia estremamente intrusiva. Vi immaginate una conversazione in presenza con persone i cui occhi sono nascosti da un visore?

Però la ricerca si sta muovendo in direzioni inaspettate: la settimana scorsa Humane una startup - fondata da due ex ingegneri della Apple, Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno - ha lanciato un device, che si chiama Ai Pin, un dispositivo che vuole rivoluzionare il mondo della telefonia mobile. Si tratta di un accessorio quadrato da applicare alla giacca o a qualsiasi vestito, per sostituire un tradizionale smartphone. Non ha uno schermo ma integra l’intelligenza artificiale di ChatGpt che risponde, con la voce, alle domande degli utenti, legge le email e fornisce indicazioni sui percorsi per raggiungere un luogo specifico. L’unica interfaccia che Ai Pin considera è una schermata informativa che viene proiettata tramite un laser monocromatico sul palmo della mano di chi indossa l’oggetto. Il prezzo è di lancio è di 699 dollari.

Ai Pin gestisce tutto quello che ci si aspetta da un telefonino: connessione alla rete telefonica, piano dati e persino una fotocamera con flash. Vista l’assenza di un display, foto e video vengono caricati immediatamente sullo spazio cloud a disposizione dell’utente che, oltre al prezzo del terminale, paga un canone mensile di 24 dollari, che include traffico voce e dati, lo spazio cloud e l’uso appunto di ChatGpt.

Come si vede si tratta di una svolta davvero rivoluzionario, perché l'assenza di uno schermo modifica in modo radicale l'interfaccia utente che poi è la modalità con la quale ci approcciamo alla tecnologia e la interroghiamo. Un approccio zen, cioè minimale che dovrebbe modificare anche il nostro rapporto compulsivo con il telefonino. Sarà una sfida vincente? È davvero troppo presto per dirlo anche perché per ora non c'è stato un vero e proprio test con il mercato e il rinunciare alla vista come strumento di interazione con il device è comunque spiazzante. Ma, in ogni caso, la sfida è lanciata.

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