Appassionati o no, i videogame rappresentano la forma di intrattenimento della nostra epoca, persino più delle serie tv. Già prima dei lockdown e dei distanziamenti, che hanno enfatizzato certe abitudini, riscoprendo proprio nelle community virtuali del digital entertainment un’occasione di socialità, le dichiarazioni del gigante dello streaming Netflix andavano in questa direzione, identificando il suo principale competiror non in un’altra piattaforma di film, ma in Fortnite, un gioco online popolarissimo tra i giovani, che ci trascorrono una quantità incredibile di ore, impegnati nei match, ma in generale a chiacchierare, al pari di un vero luogo di ritrovo dove si va per stare insieme con gli amici.
Nelle ultime settimane sono uscite le nuove console che accoglieranno i prossimi fenomeni della scena interattiva, registrando ovunque un lancio da tutto esaurito, perché è insomma anche e specialmente lì che si giocherà negli anni a venire il prosieguo della partita, verso un futuro che ruota sempre più attorno ai videogame. Basti pensare ai numeri da record che ormai accompagnano tipicamente le grosse produzioni del settore, da Grand theft auto V ai Call of duty, da Red redemption 2 fino al più recente Cyberpunk 2077, in grado di far impallidire gli incassi dei vecchi kolossal cinematografici, creando un’aspettativa così alta che nessun blockbuster, seppur hollywoodiano, si sognerebbe di dare appuntamento nel loro stesso weekend.
Microsoft, quando descrive i successi di Xbox, parla spesso di engagement, una misura molto social che quantifica il coinvolgimento degli utenti, a cominciare dalla merce più preziosa: il tempo. In novembre sono state spese miliardi di ore a giocare più di 3800 titoli diversi con Xbox, che ha festeggiato l’arrivo della next-gen delle console Xbox series x/s rafforzando l’idea che proprio sul suo esempio potrebbe crescere l’idea di un’unica, grande comunità globale del digital entertainment. Quella di Microsoft, che sta ampliando la scuderia degli Xbox game studios per mezzo di una campagna acquisti senza precedenti (dove figura addirittura la major Bethesda), è una strategia a lungo termine, che passa anche per il cloud gaming e gli abbonamenti dell’Xbox game pass ultimate, diventati per tutti un modello, come del resto era stato in precedenza per la rete di Xbox live.
Un’altra eccellenza assoluta del servizio messo in piedi da Microsoft sono le app, con cui si possono controllare dal telefonino vari aspetti della console, a partire dalla configurazione iniziale che nel caso di Xbox series x è estremamente facile e smart. Su iOs e Android ce n’è anche una che viene incontro ai genitori. L’app si chiama Xbox family settings: consente di conoscere e gestire in maniera approfondita l’uso che di Xbox fanno i figli.
Si possono fissare limiti di tempo, specifici orari dedicati al gioco durante la settimana, selezionare i titoli accessibili a seconda dei contenuti e delle fasce di età, bloccare determinate funzionalità online, vagliare le richieste di amicizia. Quando i ragazzi ne fanno richiesta, dallo smartphone è comunque possibile concedere minuti di gioco extra, così come mettere in pausa immediatamente il videogame indipendentemente da quanto programmato. Un’altra caratteristica utile del filtro famiglia riguarda gli acquisti: se i figli provano a comprare qualcosa con il loro profilo, in base alle restrizioni l’oggetto viene inserito in una lista dei desideri, notificata via app sul telefono del genitore, che può esaminare il titolo, completando direttamente da lì l’acquisto oppure no.
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