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L’etichetta indie Private division costituisce un po’ un unicum nel panorama, perché può contare sul supporto di Take-Two, una delle grandi major del digital entertainment, capace in questi anni di battere record su record, basti pensare a successi come Gta V, megahit tra il kolossal Hollywoodiano e un fenomeno di costume che da sola ha superato i 160 milioni di copie, mentre si appresta a tornare proprio nel giro di una manciata di giorni in una nuova veste rimasterizzata, per le console Ps5 e Xbox series x, pronta a ingigantirne ulteriormente i risultati. In effetti, anche gli indie pubblicati finora da Private division sono sempre stati davvero particolari. Hanno persino coniato un termine: tripla I, che fa il verso ai cosiddetti tripla A, cioè le grosse produzioni, ma in chiave indipendente.
L’esempio più emblematico è forse The outer worlds, probabilmente non a caso l’ultimo progetto di Obsidian prima dell’acquisto dello studio da parte di Microsoft, che non ha voluto farsi scappare un team del genere per il riassetto della divisione Xbox. The outer worlds è un gioco di ruolo che omaggia e ribalta in modi spesso spettacolari la tradizionale space opera: non gli manca nulla per piacere agli appassionati, riuscendo a unire aspetti da blockbuster con un’eccentricità di fondo, in cui l’anima indipendente si coglie nell’originale gusto sbarazzino per la satira e per la parodia, impossibile da trovare altrove. Se The outer worlds è quindi alla sua maniera in tutto e per tutto un indie anche se a prima vista magari non sembra, ci sono poi uscite come Hades, che elevano invece il canone classico della scena indipendente ai ranghi di assoluto game of the year, o più di recente Olliolli world.
Un po’ come Hades, Olliolli world è il contrario di The outer worlds: ossia la sua natura indie appare palese, ma al contempo porta le intuizioni dei precedenti Olliolli di Roll7 a livelli impensabili per una piccola produzione. È l’idea di indie senza i limiti di budget. La massima espressione di un approccio alternativo alla scena dei videogame - in un certo senso anche radicalmente artistico - che in Olliolli world prende semplicemente la forma della più sontuosa celebrazione della cultura dello skateboard, un’opera multimediale in grado di tradurne alla perfezione anche esteticamente, e proprio stilisticamente, l’essenza di street art, evolvendo il linguaggio a metà strada, con i trick dell’uno che al di là dello schermo incontrano le dinamiche quasi alla Sonic di un platform, raccogliendo da entrambi uno spirito genuinamente hardcore. Incanalandosi in un solco tutto suo, che conduce alla definitiva consacrazione e al più esteso compimento, Olliolli world si realizza tanto nella ricercatezza della tecnica, quanto in un continuo esperimento visivo, che attraversa i piani e le dimensioni via via più ardite dell’interattività, in un crescendo di rara bellezza.
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