GENERAZIONE BIT
LIKE A DRAGON GAIDEN: THE MAN WHO ERASED HIS NAME (Sega, per Pc, Playstation e Xbox)
Tra le serie caratteristiche del Made in Japan, ora che ha anche cambiato titolo abbandonando il suffisso Yakuza in favore di una traduzione più letterale dell’originale nipponico Ryu Ga Gotoku, Like a Dragon è senza dubbio una delle produzioni più interessanti in cui gli appassionati del Giappone possono felicemente avventurarsi, compiendo virtualmente un autentico viaggio nei quartieri, lungo le strade di famose città e nella cultura del Paese del Sol Levante. Ogni momento è buono per scoprire o riscoprire un pilastro del digital entertainment, ma forse non esiste occasione migliore di questa per avvicinarsi all’epopea metropolitana di Like a Dragon, che figura al centro di un rilancio in grande stile da parte di Sega, lo storico editore nipponico per il quale la saga è diventata agli occhi dei fan la punta di diamante dell’intero catalogo. In effetti, evolvendola in una preziosa messinscena dalla forte matrice cinematografica, Like a Dragon raccoglie l’eredità di molti classici del medium, dai beat’em up come Streets of Rage che negli anni ‘90 impazzavano nelle sale giochi a quel capolavoro di Shenmue, sorta di testamento-manifesto sulle arti marziali firmato a cavallo dei due millenni dal maestro Yu Suzuki di Virtua Fighter. Oggi il corpus dei Like a Dragon si presenta decisamente complesso e sta anche in simili elementi il bello di una saga di ampio respiro che prosegue e intreccia ormai un grosso numero di capitoli e spin-off, aprendo una prospettiva singolare nel panorama. Grazie a un abile lavoro di selezione e riorganizzazione, portato avanti attraverso tra l’altro spettacolari remake dei primissimi episodi risalenti a una ventina d’anni fa, tanto su computer quanto sulle attuali console Playstation e Xbox ci si può dedicare eccezionalmente a un full immersion che per centinaia di ore abbraccia in pratica l’arco completo della serie, dove si contano almeno sette Yakuza che ruotano attorno alle vicissitudini dell’ex gangster dal cuore d’oro Kazuma Kiryu, i due legal thriller del filone dei Judgment con l’investigatore privato Takayuki Yagami e la nuova via tracciata dai Like a Dragon in cui il cambio di protagonista, passato da Kazuma Kiryu al collega Ichiban Kasuga, nasconde una profonda revisione di tutte le dinamiche, trasformando quelle che erano scazzottate ispirate ai brawler in battaglie a turni sulla falsariga di un jrpg, i cosiddetti giochi di ruolo di stampo nipponico come Dragon Quest. Sarà il tema anche del prossimo Like a Dragon: Infinite Wealth, il videogame in uscita a fine gennaio nel quale si ritroveranno insieme Ichiban e Kazuma, con l’azione destinata a spostarsi per la prima volta fuori confine, accompagnando alle Hawaii. Il grande ritorno di Kazuma Kiryu, conosciuto dagli aficionado con l’appellativo leggendario di Drago di Dojima, è anticipato adesso da un altro episodio, Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name, che racconta cosa sia accaduto al personaggio dopo l’epilogo di Yakuza 6: The Song of Life e mentre Ichiban viveva gli eventi di Yakuza: Like a Dragon. Per salvaguardare i suoi cari, a cominciare dai bambini dell’orfanotrofio di Okinawa incontrati in Yakuza 3 che ha giurato di proteggere a ogni costo, il Drago di Dojima ha accettato di dire addio alla propria identità vestendo al bisogno i panni di una sorta di agente segreto al servizio di una misteriosa agenzia. Lasciata alle spalle Yokohama, dove prende avvio la trama di The Man Who Erased His Name, si raggiunge Sotenbori, il quartiere della vita notturna di Osaka ricalcato sul vero distretto di Dotonbori che faceva da sfondo già a Yakuza: Like a Dragon. Accanto a un folle gusto surreale squisitamente nipponico, capace di saltare continuamente dal pathos del registro drammatico alle situazioni più assurde e demenziali, che toccano l’apice in certe gare di karaoke, l’affascinante ricostruzione delle ambientazioni è una delle cifre distintive della serie, in grado di catapultare il pubblico con una fedeltà straordinaria nel cuore vibrante del Giappone.
Like a Dragon Gaiden, che segue le divagazioni spadaccine del prequel/spin-off in epoca feudale Like a Dragon: Ishin!, costituisce anche la massima espressione della formula tradizionale degli Yakuza derivata dai brawler e che consiste nel menar le mani, ora con qualche mossa in più per Kiryu che sembra guardare al mondo dei supereroi, Spider-Man per la precisione. La crescita del flow, joypad in pugno, c’è e si sente in un episodio che spinge ancora più in là il canone da action movie tanto apprezzato dai cultori dei precedenti capitoli, di fronte forse a quello che, insieme a Infinite Wealth, potrebbe essere il canto del cigno del mitico Dragon Engine, rielaborato su misura aggiungendo una marea di chicche per i veterani e riducendo ulteriormente lo stacco persino concettuale tra filmati e sezioni giocate.
ATLAS FALLEN (Focus, per Pc, Playstation e Xbox)
C’è vita nel deserto. Più di quanta si potrebbe immaginare. Senz’altro più di quanta si vorrebbe incontrare, nel mondo post-apocalittico di Atlas fallen, che segna un drastico cambio di direzione per Deck13, già conosciuta per i titoli del genere Soulslike, come Lords of the fallen e The surge, ma convertitasi adesso ai giochi di ruolo di azione. Nemici accuratamente nascosti tra le dune, da dove sbucano giganteschi mostri di sabbia, ma anche sodali da conoscere e guadagnare alla nobile causa di liberare quella sorta di società medievaleggiante, rigidamente divisa in classi, dal giogo oppressore di una divinità malvagia, in combutta con altrettanto perfidi, fedelissimi servitori. La software house di Francoforte sul Meno - che in omaggio alla natia Germania ha aggiunto il doppiaggio in tedesco oltre all’inglese - ha pensato con Atlas fallen ad allargare la platea del suo pubblico, anche grazie ai diversi livelli di difficoltà introdotti, tramite i quali le imprese del protagonista sono rese abbordabili pure per i neofiti. Volendo, si può fare squadra con un amico unendo le forze in co-op per riuscire a sconfiggere formidabili creature ostili. Non ci sono labirinti dal percorso più o meno definito lungo il quale avanzare linearmente. L’accento stavolta è su vaste aree, quasi a privilegiare l’esplorazione rispetto all’aspetto del combattimento, che rimane comunque essenziale, in un crescendo di dinamicità e vigore dei colpi, adottando stili variabili in base all’arma utilizzata. Il personaggio cresce con il procedere delle missioni, si guarda attorno per trovare tesori e risorse per attrezzarsi al meglio di fronte alle nuove sfide, mentre il guanto magico di cui è dotato viene reso sempre più efficace da interventi di potenziamento, in una realtà dove i granelli di sabbia non solo avvolgono ogni superficie e le rovine di una remota civiltà: si rivelano la materia prima di ciò che i nostri eroi hanno a disposizione per difendersi e attaccare. Tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere, ma nelle distese aride di Atlas fallen quale futuro attende l’umanità?
VIEWFINDER (Thunderful, per Pc e Playstation)
C’è da entrare in una logica apparentemente illogica, ma invece molto razionale, per riuscire a muoversi all’interno di Viewfinder, con l’aiuto di una macchina fotografica istantanea. Quest’ultima è il semplice strumento con il quale manipolare i meccanismi della percezione degli spazi, creare varchi, gettare ponti, ricombinare oggetti, ribaltare la superficie verticale di una facciata per renderla una rampa con cui superare agevolmente un dislivello. Il titolo di Sad owl studios era già uscito per Pc e Playstation 5. La novità è l’edizione per Playstation 4, a testimonianza di quanto la console bestseller della passata generazione continui a mantenere un’ampia fascia di giocatori, che evidentemente le case non vogliono trascurare. Se mai vi siete persi con lo sguardo nelle prospettive impossibili di M. C. Escher, sarà difficile non lasciarsi catturare dai rompicapo che, con una grafica completamente diversa, alternando paesaggi lussureggianti e interni dal rigore cromatico minimalista, costringono a immaginare ciò che non c’è, rendendolo plasticamente tangibile. Le soluzioni per i rompicapo si sviluppano attraverso gli scatti da collocare all’intorno, per trasformare un’immagine 2D nel suo corrispettivo tridimensionale, escogitando la maniera per aprire una via con cui esplorare nuovi paesaggi e provare a svelare il mistero delle isola fluttuanti nell’aria di uno strano arcipelago. Indispensabile imparare a ragionare senza restare ancorati al punto di vista più naturale: ce ne sono invece di molteplici, tutto sta a capire quale sia il più adatto in una determinata situazione.
PIONEERS OF PAGONIA (Envision, per Pc)
Non lasciatevi ingannare dall’atmosfera incantevole, quasi fosse un mondo da fiaba per evadere innocentemente sulle ali della fantasia, abbandonando problemi e preoccupazioni: c’è molto da fare in quel di Pagonia, nell’arcipelago di isole in passato alleate tra di loro e adesso, in seguito a un evento catastrofico, con una storia in comune tutta da riscrivere, provando a ristabilire rapporti di reciproco aiuto o a sconfiggere i vicini ostili. L’approccio intuitivo consente di impratichirsi velocemente con le numerose azioni da intraprendere. Intanto, a conquistare subito il giocatore è lo stile grafico accattivante di Pioneers of Pagonia, ricchissimo di dettagli, dagli arredi delle case agli attrezzi per le attività artigianali, tali da immergere completamente nella vita di un villaggio fantasy medievale, da costruire secondo le logiche di un citybuilder e da amministrare scrupolosamente come richiesto dalle leggi di un gestionale, tra campi da coltivare e merci da scambiare, senza trascurare però un ulteriore aspetto fondamentale, ossia l’esplorazione per raggiungere sempre nuovi lidi, interessandosi alle sorti degli avamposti, cui far pervenire i necessari rifornimenti. Dietro il titolo sviluppato dalla tedesca Envision entertainment c’è il veterano Volker Wertich, fondatore della software house di Ingelheim, in Germania, e artefice nel 1993 del cult per Amiga The settlers, apripista di una serie dalle alterne fortune, ma rimasta nel cuore degli appassionati. Anche trent’anni fa ci si univa alle imprese di un manipolo di pionieri sperimentando una combinazione tra le dinamiche di un gioco di simulazione ed elementi di strategia in tempo reale. In Pioneers of Pagonia, uscito con la formula dell’accesso anticipato, ci si imbarca in una missione carica anche di misteri da scoprire, di nemici dotati di poteri soprannaturali da sconfiggere, di una pace duratura da ottenere, provvedendo comunque a fortificare in maniera adeguata la comunità, per non perdere velocemente il frutto di tanto lavoro.
HOUSE FLIPPER 2 (Frozen district, per Pc)
Un villaggio di pescatori, fondato tanto tempo fa da immigrati italiani sulla costa degli Stati Uniti, diventato nel frattempo località turistica con necessità di alloggi per le vacanze. Proprio a Pentacove torna il protagonista, deciso a prendere nelle sue mani le sorti della casa dei genitori. Si imbatte però in un vecchio amico che opera in ambito immobiliare e gli prospetta nuove opportunità lavorative. Nei panni di un caposquadra, ci si occuperà dunque di ristrutturare immobili secondo il proprio gusto, un po’ come in quei reality televisivi in voga negli Usa, dove si seguono le fasi di trasformazione di edifici in rovina o non adatti alle esigenze dei nuovi inquilini. Il sequel di House flipper dei polacchi Empyrean e Frozen district si è spinto ancora di più nella direzione di personalizzare al massimo il progetto, lasciando piena libertà di scegliere se edificare ex novo o apportare semplici migliorie, naturalmente non prima di aver pulito e messo in ordine gli ambienti. C’è inoltre la possibilità di sviluppare anche un dedalo sotterraneo, tavernette o bunker che siano. Dalla zona affacciata sull’oceano ci si può trasferire nella periferia o nella foresta, per dar vita magari a un cottage isolato, dove nel silenzio della sera si ascoltano le voci misteriose degli animali del bosco e lo stormire delle fronde degli alberi. Insomma, si decide tutto, compresi i ritmi del cantiere che possono essere anche molto tranquilli, per dar libero sfogo alla fantasia, a un’idea dell’abitare dove sentirsi a proprio agio. Rispetto al passato, ci sono più strumenti a disposizione per le varie azioni da compiere, dalla modellazione del terreno nel caso di costruzioni ex novo all’eliminazione dello sporco, preliminare agli interventi di tinteggiatura e alla sistemazione degli arredi e di ogni oggetto ritenuto utile per rendere le stanze più accoglienti, in questo mondo vivacemente colorato dove esprimere appieno la nostra creatività.
BORN OF BREAD (Dear villagers, per Pc e console)
I classici giochi di combattimento a turni ma riletti in cucina, perché se l’eroe di turno si chiama Loaf, ossia pagnotta in inglese, ed è guarda caso composto in prevalenza di farina diventa facile che la questione prenda una piega decisamente originale. E pensare che, come capita spesso nelle fiabe, gli inizi per Loaf non erano avvenuti sotto i migliori auspici. Il cuoco di corte aveva sbagliato qualcosa nella ricetta e si era trovato tra le mani un pupazzo di pane capace di provare sentimenti, quasi fosse una creatura viva. Allo stupore era subito seguito un moto d’affetto per il neonato, catapultato subito in un’avventura più grande di lui. Sempre come insegnano le fiabe, però, pure l’esserino più improbabile può rivelarsi un eroe ed è quanto accade a Loaf, venuto alla luce proprio mentre incauti archeologi hanno risvegliato un male sepolto nell’antichità. Omaggio teneramente tributato a Paper Mario, Born of bread, sviluppato da WildArts, ha dalla sua una grafica piacevole che ben asseconda lo spirito del gioco, in cui Loaf si guarda attorno con occhi innocenti e curiosi, trovando presto il sostegno di un gruppo di amici, in un racconto pieno di humour, dai dialoghi e dalle situazioni spiritosi. Gli scontri basati su un sistema di carte ricordano Kingdom hearts Chain of memories, l’arsenale messo a disposizione risulta molto vario, disseminato lungo il cammino della coraggiosa pagnotta, con in più un esperimento di gioco nel gioco: i duelli si possono trasmettere su una piattaforma (fittizia) di streaming, aprendo inoltre una chat per ricevere i suggerimenti dal pubblico sulla migliore strategia da adottare in battaglia.
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