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hi-tech

Generazione bit. Una piattaforma petrolifera in Scozia, tanti mostriciattoli, fumetti e filosofia

di Riccardo Anselmi

04 Luglio 2024, 19:37

STILL WAKES THE DEEP (Secret Mode, per Pc, Ps5 e Xbox Series)

Una piattaforma petrolifera al largo della Scozia, nel bel mezzo del Mare del Nord, sferzato da venti gelidi: ci si ritrova impossibilitati a comunicare con la terraferma, costretti in un ambiente claustrofobico dove gli spazi comuni sono collegati da corridoi angusti, mentre niente funziona come dovrebbe dopo un evento disastroso e un’oscura minaccia sembra nascondersi nel buio degli abissi. Siamo negli anni Settanta, ricostruiti dal team di The Chinese Room attraverso l’introduzione di oggetti, arredi, poster del periodo, conferendo un inquietante realismo a una vicenda avvolta nella morsa di qualcosa di razionalmente inspiegabile. Una stagione esplorata Oltremanica con interesse sul piccolo e sul grande schermo, addentrandosi nel quotidiano della middle class di periferia della commedia Abigail’s Project di Mike Leigh, nei meandri di un thriller psicologico fantascientifico come The Prisoner con echi della guerra fredda e della controcultura pop degli anni Sessanta, per approdare ai fragili equilibri di un enigmatico universo multidimensionale in Zaffiro e acciaio, o ancora al loop temporale nel quale sono confinati gli abitanti della fittizia città di Scarfolk nel blog creato da Richard Littler. In Still Wakes The Deep ogni personaggio che si incontra ha una vita oltre al lavoro per la compagnia, pensa al proprio mondo di affetti, aspirazioni, segreti, desideri. Lo stesso protagonista Cameron McLeary, detto Caz (doppiato dall’attore Alec Newman, una lunga esperienza al cinema e nelle serie tv, oltre ad aver prestato la voce ad Adam Smasher in Cyberpunk 2077 e in Cyberpunk: Edgerunners), ha una moglie e due figlie che vorrebbe riabbracciare. Si è allontanato da loro per non aver guai con la giustizia, dopo essere venuto alle mani con un uomo, ma le forze dell’ordine lo hanno braccato fin in quelle lande remote e solo la devastazione che si abbatte sulla struttura impedisce all’elicottero di decollare per consegnare Caz al suo destino. Sopravvivere per lui significa anche poter ricucire il rapporto sfilacciato con la consorte e provare a reimpostarlo su basi diverse. Tutta la squadra ha comunque una motivazione per combattere contro ciò che è stato risvegliato trivellando i fondali. Già autori di avventure dalla forte impronta narrativa come Everybody's Gone to the Rapture (premiato ai Bafta nel 2015, con la sua riproduzione accurata di un villaggio nella campagna inglese), e il cult Dear Esther, con Still Wakes the Deep si addentra ancora di più nelle spire di un genere molto congeniale a The Chinese Room, l’horror, che adesso si insinua tra i festeggiamenti di Natale di questo fatidico 1975, accentuando la componente psicologica di un terrore alimentato dall’incertezza di un nemico misterioso. Al senso di tragedia incombente contribuiscono la musica e i suoni, facendo risaltare ancor di più per contrasto il silenzio associato a una condizione di estrema, esistenziale solitudine.


MONSTER HUNTER STORIES (Capcom, per Pc, Playstation e Switch)

Nel 2021 era uscito su Pc e Nintendo Switch il sequel Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, che adesso debutta su Ps4, mentre contemporaneamente arriva in versione rimasterizzata per Pc, Playstation e Switch il titolo principale, Monster Hunter Stories, originariamente - nel 2016 in Giappone, nel 2017 in Europa, Usa e Australia - riservato alla console portatile Nintendo 3Ds. Un modo dunque per recuperare la serie completa, con il primo capitolo tornato in grande spolvero in alta definizione in quella che potrebbe essere definita una sorta di director’s cut, con doppiaggio in inglese, oltreché in giapponese, arricchita di alcuni contenuti apparsi finora soltanto nel Paese del Sol Levante. Gioco di ruolo dove batte forte il cuore di un anime, Monster Hunter Stories, sviluppato da Capcom e Marvelous, è un riuscito spinoff della serie Monster Hunter con una differenza fondamentale data da un ribaltamento di prospettiva. In Monster Hunter Stories i mostri non sono solo nemici da cacciare, bensì possono diventare fidi compagni da addomesticare e da allevare, denominati Monstie, validi alleati nelle battaglie. Ci sono dunque i Cacciatori e i Rider, come il protagonista (o a scelta la protagonista) di Monster Hunter Stories, intenzionato a scovare l’uovo di un mostro per aiutarlo a crescere abituandosi alla presenza del suo nuovo amico. La missione riesce, però da lì è uno scatenarsi di eventi, perché c’è chi congiura per dominare il villaggio e l’intero mondo, tra dolorosi addii, desiderio di vendetta, losche trame e la necessità di far trionfare il bene per la salvezza di tutti. Adatto a ogni età, Monster Hunter Stories ha i tratti di un racconto di formazione, dove si impara a diventare grandi anche stringendo amicizie per la vita, cementate dal passaggio attraverso esperienze liete e circostanze difficili. C’è in un più l’aspetto collezionistico con qualche affinità con i Pokémon, a loro volta mostricciattoli da raccogliere e rendere docili. In Monster Hunter Stories è stata introdotta la modalità Museo, dotata di una galleria con oltre duecento concept art con la quale scoprire la genesi e l’evoluzione di mostri e personaggi, colti nei loro dettagli, come se si sfogliasse un coloratissimo libro illustrato. Vi si trovano pure brani musicali, alcuni per la prima volta in surround. Vie diverse per immergersi nella straordinaria epopea di un popolo che vorrebbe stare in pace con tutti, ma è costretto a combattere per recuperare la sua serena tranquillità e lasciare che ardimentosi giovani partano per compiere un’impresa capace di svelare una verità che era davanti agli occhi e non si vedeva.


THE TALOS PRINCIPLE II - ROAD TO ELYSIUM (Devolver Digital, per Pc, Playstation e Xbox)

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? I quesiti esistenziali, cui Paul Gauguin ha dato forma in uno dei suoi più enigmatici capolavori, aleggiano sul viaggio suggestivo di Road to Elysium, il dlc di The Talos Principle II, che approfondisce attraverso tre capitoli gli interrogativi filosofici al cuore di un titolo di culto, intessuto di rimandi al passato, ma anche proiettato verso il futuro della civiltà. In The Talos Principle II l’umanità si è in realtà già estinta da un pezzo e il mondo è abitato soltanto da androidi, che però ci assomigliano per la sete di conoscenza, la fiducia condizionata nel progresso scientifico (fino a quale limite è giusto spingersi?), il senso di meraviglia davanti ad architetture monumentali. Per aprirsi la via è necessario affrontare raffinati rompicapo, che come sempre nei Talos Principle si caratterizzano anche per un’intrinseca eleganza estetica. È un omaggio alla razionalità quale strumento per risolvere i problemi, ma a guidare i passi del protagonista, 1K, la millesima creatura meccanica portata nella Nuova Gerusalemme popolata di robot, è anche e soprattutto qualcosa che non appartiene unicamente alla sfera dell’intelletto, ma interpella la più autentica natura umana, con i suoi sogni, le sue paure, le sue incertezze, le sue speranze, la sua coscienza del bene e del male. Al nuovo arrivato spetta subito di essere mandato in avanscoperta verso una lontana e strana forma di energia, che si rivelerà catalizzatrice di eventi capaci di rendere molto simili a noi le figure ispirate al mito che compaiono anche sotto l’impalpabile aspetto di ologrammi. Road to Elysium, analogamente all’espansione Road to Gehenna che accompagnava il primo The Talos Principle, offre l’opportunità di approfondire diverse tematiche, con il corredo di puzzle ancora più complessi, che nel susseguirsi di scenari ammalianti e desolati ci parla di amore, di gioia, di rimpianto. Se in The Talos Principle II c’erano più finali in relazione alle decisioni prese, il contenuto aggiuntivo riparte dal punto fermo di uno degli epiloghi. Tre i capitoli in cui si articola Road to Elysium: Orpheus Ascending, Isle of the Blessed e Into The Abyss, in una prosecuzione cronologica che permette di tirare le fila su tanti dei fatti sconvolgenti accaduti in The Talos Principle II. Cosa è successo veramente a Miranda, la figlia di Cornelius e di Athena, la fondatrice di Nuova Gerusalemme? E che ne è stato di Byron, l’entusiasta avventuriero alla guida della spedizione verso la Megastruttura, apparsa su un’isola remota come un’affascinante concentrato di applicazioni tecnologiche? Scopriamo che anche i robot si innamorano; possiamo esplorare l’incanto di spiagge caraibiche con il loro entroterra lussureggiante per finire con il trovarci al cospetto di uno strabiliante edificio-labirinto, l’Hexahedron; entriamo in contatto con il lato oscuro di una delle menti più brillanti di Nuova Gerusalemme, non immune da un vano quanto umanissimo arrovellarsi. Riusciranno queste macchine così evolute a far tesoro degli errori degli uomini e a garantire un domani migliore a una terra che continua, nonostante tutto, a stupire e conquistare con la bellezza dei suoi paesaggi e delle rovine sopravvissute alla catastrofe abbattutasi su un pianeta incredibile, che forse l’umanità non era abbastanza consapevole di avere?


BLACKSAD: UNDER THE SKIN (Microids, per Ps5 e Xbox Series)

L’avventura dei madrileni Pendulo Studios, con la quale nel 2019 aveva debuttato su Pc, Playstation 4, Xbox One e Nintendo Switch l’adattamento del fumetto Blacksad, è arrivata adesso sulle console Ps5 e Xbox Series, dove rivivere le atmosfere noir che avvolgono le inchieste del disincantato detective creato dalla matita degli spagnoli Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido. Under the Skin cronologicamente si colloca tra Blacksad: Arctic Nation e Red Soul, con l’investigatore John Blacksad, un gatto antropomorfo, capace di sfruttare anche le sue doti di felino - attivando una visione in bianco e nero rallentata - alle prese con i soliti casi di pedinamenti di coniugi infedeli. Gli giunge però l’incarico più delicato affidatogli dalla figlia del proprietario di una palestra di boxe morto in circostanze sospette. Nel frattempo l’atleta più talentuoso del team si è volatilizzato. Declinato in una realtà parallela dove gli animali si muovono e agiscono più o meno come i loro corrispettivi umani, il gioco applica i canoni dell’hard-boiled ai personaggi, all’ambientazione, alla storia, con una colonna sonora jazz che ben asseconda lo stato d’animo dell’investigatore e della città perduta e malinconica in cui lavora. Siamo a New York negli anni Cinquanta, immortalati in celebri film che hanno consacrato il genere. In Blacksad: Under the Skin dietro quello che sembrerebbe un suicidio, ma non si esclude si configuri come un omicidio, si avvolgono presto i fili di una malavita foraggiata grazie alla corruzione dilagante a diversi livelli. La raccolta degli indizi, l’osservazione attenta per non trascurare nessun particolare, i dialoghi da impostare tenendo conto degli obiettivi, con il fattore tempo che in determinate circostanze diventa fondamentale, sono le chiavi per consentire a Blacksad di risolvere l’enigma. Chi ama la serie ritroverà personaggi noti e ne scoprirà di ulteriori, chi è appassionato degli albi potrà perdersi in questa versione 3D e interattiva di uno stile grafico familiare e fedele all’originale (lo sviluppo si è tenuto con la consulenza di Canales e Guarnido). John conduce la sua inchiesta procedendo per tentativi ed eventuali errori, forte del suo istinto, ma il punto forte è dato non solo dalla personalità di John, bensì dalla coralità di voci che nel centro oscuro della metropoli cercano di sopravvivere, spesso sbagliando, ma con la possibilità di redimersi o di scendere ancor di più nei gorghi della criminalità, tra svolte sorprendenti e, per John Blacksad, la necessità di tenere occhi e mente aperti all’inatteso.


TOTAL WAR: WARHAMMER III - THRONES OF DECAY (Sega, per Pc, Mac e Linux)

Ogni volta che si parla di Creative Assembly ci si dispera sempre un po’ per la sorte di Alien: Isolation, horror cinematografico in apparenza fuori dagli schemi per una casa specializzata in war game, ma che a distanza di dieci anni rimane un capolavoro di maestria videoludica, inspiegabilmente senza eredi. A dire il vero nel frattempo la compagnia inglese non è stata con le mani in mano, occupandosi di un altro progetto impegnativo, che ha alla base di nuovo la passione: non più quella per il film di Ridley Scott, ma le miniature per antonomasia che impazzano sui tavoli da gioco di mezzo mondo. Non era mai stato tentato prima di creare una saga coesa lunga tre capitoli che alla fine si fondono in un’unica ambientazione globale in cui converge tutto lo scibile di Warhammer, kolossal fantasy che ha alle spalle quarant’anni di evoluzione. Dulcis in fundo, a due anno dalla pubblicazione di Total War: Warhammer III che tira la fila conclusive del discorso, inteso come punto di incontro tra le dinamiche tattico-strategiche dei Total War e il violento universo di Warhammer, c’è spazio per espandere ancora lo scenario attraverso Thrones of Decay, uno dei più riusciti contenuti scaricabili della ricca lista di dlc aggiunti via via al videogame. La formula si inserisce pienamente nelle mode del digital entertainment, ma cerca in un certa maniera anche di recuperare lo spirito dei set di miniature, aiutando a sostenere i costi di gestione del titolo in un arco più ampio, permettendo di studiare correzioni e ribilanciamenti. Allo stato attuale Total War: Warhammer III è migliorato moltissimo e, con la scusa delle nuove campagne di Thrones of Decay, vale la pena rivisitare il gioco anche per quei fan che, magari dopo centinaia di ore, l’avevamo messo da parte. Thrones of Decay costituisce una sorta di trittico che introduce tre diversi Lord leggendari, le rispettive vicende, fazioni, unità e dinamiche. Si va da Elspeth von Draken, la Dama Oscura di Nuln sul fronte dell’impero, a Tamurkhan, Lord delle larve e campione di Nurgle, uno dei più temibili signori della guerra del Caos, fino a Malakai Makaisson, probabilmente il piatto forte del pacchetto che porta sul campo di battaglia l’ingegno e gli straordinari macchinari dei nani. La caratteristica saliente di Thrones of Decay, oltre a una grande cura per i dettagli, sia a livello di lore sia per quanto concerne le animazioni e i modelli delle miniature virtuali, sta proprio nella capacità di offrire prospettivi inedite con cui approcciare il videogame.


EXO ONE (All in!, per Pc, Playstation e Xbox)

Lo spazio quale metafora dell’infinito, con le sue possibilità di esplorazione virtualmente sconfinate: Exo One, uscita originariamente nel 2021 per Pc e Xbox, è adesso disponibile anche su Playstation 4 e Playstation 5. Opera di un one-man-band, l’australiano Joy Weston, fondatore dello studio Exbleative, cui successivamente hanno fornito un apporto l’artista Tim Mcburnie, il compositore Rhys Lindsay e il programmatore Dave Kazi, Exo One rielabora suggestioni da 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e dalle invenzioni cinematografiche del visionario David Lynch, per dar vita a un videogame nel quale si avverte costantemente un senso di solitudine cosmica, ma anche il desiderio di scoprire mondi e la capacità di provare stupore di fronte a paesaggi che non sono mai gli stessi e alle rovine di civiltà tramontate. In realtà a spingere il protagonista, unico membro dell’equipaggio della strana navicella Exo One, costruita secondo le indicazioni degli alieni, ci sono motivazioni che hanno a che fare con la sfortunata spedizione su Giove fallita tragicamente anni prima. Qualsiasi bagliore riesce ad attirarlo per tentare di capire se passi di lì la via da intraprendere. È un viaggio surreale che per tanti aspetti ricorda l’avventura solitaria di Journey, dove colori, forme e atmosfera carica di attesa contribuivano alla magia del titolo. Tra le dinamiche fondamentali di Exo One c’è l’opportunità di manipolare la gravità in base alla situazione riscontrata sul pianeta di approdo. Cambiano di volta in volta anche le condizioni del suolo, i fenomeni atmosferici, che richiedono all’astronauta di adattare la sua missione, la prima compiuta dall’umanità oltre le frontiere del sistema solare. Ci si tuffa nei mari, ci si libra nei cieli, si sfreccia su terreni più o meno pianeggianti o ripidi. Fotografo di professione, appassionato di skateboard, surf e moto che gli hanno consentito di provare la sensazione inebriante della velocità e la necessità di calibrare delicati equilibri, Weston ha infuso in Exo One anche la sua attenzione alla composizione dell’immagine, nella contemplazione di orizzonti incantati.


RIDER’S SPIRITS (Ratalaika, per Playstation, Switch e Xbox)

Ci sono pro e contro in tutte le cose. La distribuzione digitale non fa eccezione. Da un lato si colgono le incognite per la gestione in futuro delle licenze legate alla varie piattaforme, se non si sceglie un approccio drm-free come Gog, da questo punto di vista lo store più consumer-friendly. Dall’altro proprio la distribuzione digitale ha permesso a molti titoli di nicchia di raggiungere tante più persone, senza spendere il patrimonio richiesto dal mercato dei collezionisti. Ratalaika è un piccolo editore che, in mezzo al mare di indie, si sta impegnando nel recupero del catalogo di classici di Masaya, casa giapponese particolarmente attiva tra gli anni ‘80 e ‘90 le cui produzioni non sempre tuttavia sono uscite ufficialmente dai confini del Paese del Sol Levante. È il caso di Rider’s Spirits, che viene recuperato adesso in una fedele riedizione per Playstation, Switch e Xbox. Si tratta né più né meno del titolo di allora, un gioco a 16-bit pubblicato nel 1994 per Super Famicom, la popolare console di Nintendo dove solo due anni prima vedeva la luce l’epocale Mario Kart. Rider’s Spirits, noto in patria come Bike Daisuki! Hashiriya Kon e che festeggia così il trentennale, costituisce un po’ un emulo della più famosa saga motoristica con l’idraulico. Al posto dei kart le gare si svolgono in sella a motociclette, mantenendo comunque lo stile nipponico dei manga. Tra le opzioni si trova un’innovativa visuale in prima persona dagli occhiali del pilota, in un progetto interessante anche per le sperimentazioni agli albori sul fronte della ricostruzione grafica 3D delle scene in velocità. A collaborare con Masaya gli specialisti racing dello studio Genki.

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