THE LEGEND OF HEROES: TRAILS THROUGH DAYBREAK II (Nis America, per Playstation, Pc e Switch)

Con l’arrivo di The Legend of Heroes: Trails Through Daybreak II, il cui debutto in Giappone era avvenuto su Playstation nel 2022, entra nel vivo l’arco narrativo di Calvard con il quale è la stessa monumentale serie di Nihon Falcom, lanciata nel 1989 con Dragon Slayer: The Legend of Heroes, a raggiungere il culmine per poi avvicinarsi a passi da gigante a quello che sarà l’epilogo definitivo. Prima di scrivere la parola fine, c’è però ancora tanto in serbo. In Giappone, a festeggiare il ventesimo compleanno della saga, è giù uscito The Legend of Heroes: Kai no Kiseki il cui sequel dovrebbe suggellare le vicende di Calvard, una delle nazioni che formano il continente di Zemuria, gettando luce su più di un mistero e aiutando a tirare le fila dell’epopea. Cosa succederà poi, lo si vedrà. Le stime dicono che siamo ormai a circa il 90 per cento di una storia immensa, popolata di almeno duecento personaggi, che hanno contribuito a comporre i cicli ambientati in quel di Liberi (Trails in the Sky), Crossbell (Trails to Zero e Trails to Azure) ed Erebonia (Trails of Cold Steel), con ripetute interazioni gli uni con gli altri, contribuendo alla fortuna all’estero dei giochi di ruolo di stampo nipponico. Seguito diretto di The Legend of Heroes: Trails Through Daybreak, il jrpg Trails Through Daybreak II riparte da una situazione pacificata, dopo la lotta che aveva contrapposto il giovane cacciatore di taglie Van e la sua squadra ai perfidi piani di Gerard col suo gruppo terroristico di Almata, conclusasi con la sconfitta del male. Pochi mesi più tardi, a sconvolgere la tranquillità della capitale Edith è una catena di omicidi nelle cui indagini viene coinvolto Van, mentre la studentessa Agnès Claudel, figlia del presidente della Repubblica di Calvard, prosegue nella sua ricerca dell’ultimo elemento della straordinaria creazione del suo antenato, lo scienziato Claude Epstein. Si scatena una corsa tra differenti fazioni, ciascuna con i propri, non sempre confessabili, obiettivi. In Daybreak II torna la doppia modalità di combattimento, con battaglie in tempo reale e scontri a turni, con i quali destreggiarsi a seconda delle proprie preferenze. Per la gioia dei fan non mancano le attività extra, come gli hobby delle carte o, amatissimo dai giocatori del Paese del SolLevante, della pesca. Soprattutto si incontrano di nuovi molti degli eroi di Daybreak I, resi più maturi dalle esperienze che hanno dovuto attraversare, pronti a svelare qualcosa del loro passato. Un dungeon virtuale, il Marchen Garten, consente di allestire una compagnia anche con personaggi non utilizzabili nel gioco principale, ottenendo bottini e miglioramenti a ogni vittoria.
MOUTHWASHING (Critical Reflex, per Pc)

L’impatto di un’astronave cargo su un asteroide e i cinque componenti dell’equipaggio costretti in un ambiente angusto a una prova di sopravvivenza dalle speranze ridotte al lumicino. È l’inizio dell’acclamato horror psicologico Mouthwashing della casa indie Wrong Organ, sede a Stoccolma e un team internazionale, conosciutosi nelle aule di Futuregames, scuola svedese per futuri sviluppatori di videogame. Come si intuisce fin dal titolo, che fa riferimento al collutorio per l’igiene orale, non propriamente un prodotto di primo acchito associabile a un trasporto nello spazio, il registro di Mounthwashing è spesso virato sul surreale, con l’irrompere qua e là della buffa e coloratissima mascotte Polle della compagnia di spedizioni Pony Express, fuori contesto nel malmesso corpo di un mezzo considerato evidentemente dai proprietari a perdere, un po’ come gli uomini e la donna ingaggiati per la missione. Per cominciare non si riesce a evitare l’incidente e non si capisce perché. Subito si viene proiettati pochi mesi dopo e ripetutamente si è costretti a viaggiare avanti e indietro nel tempo, recuperando i tasselli di un quadro cupo, dove ciascuno viene messo a poco a poco di fronte alle proprie responsabilità. Il comandante, il Capitano Curly, rimasto gravemente ferito, dipende totalmente dagli altri: non può né parlare, né muoversi, ma sembrerebbe ricadere principalmente su di lui la colpa del disastro. Gli è subentrato il suo vice, Jimmy, dai modi spicci. C’è poi l’esperto meccanico Swansea, con un problema di alcolismo alle spalle. Anya è una aspirante medico assunta a bordo della Tulpar come personale sanitario. Daisuke è il più giovane del gruppo, imbarcato in quella che doveva essere soltanto una parentesi lavorativa in vista di scelte future. Se il suo aspetto è modellato su quello dello studente universitario Ryosuke Kawashima del cult Pulse di Kiyoshi Kurosawa, il viso di Anya è un omaggio a Wendy, la moglie di Jack Torrance di Shining di Stanley Kubrick, interpretata sul grande schermo da Shelley Duvall. Le allusioni cinematografiche abbondano, in primis Twin Peaks per le atmosfere stralunate e inquietanti, ma gli autori hanno anche citato il film sperimentale canadese Skinamarink - Il risveglio del male, specialmente sotto il profilo del comparto sonoro, capace di aggiungere tensione in un contesto portato al limite. La grafica low-poly contribuisce alla rievocazione dei giochi della prima Playstation, mentre gli arredi della sala che funge da quartier generale rimandano agli anni Settanta, a sottolineare il clima d’antan nel quale si consumano le vite dei personaggi, con le scorte che stanno per finire e le ostilità pronte a scoppiare, in un susseguirsi di clamorose rivelazioni.
ETERNAL STRANDS (Yellow Brick Games, per Pc, PS5 e Xbox)

È sempre tempo di fantasy, la via scelta per il loro titolo di debutto dai veterani del settore videoludico (tra cui Mike Laidlaw, lo sceneggiatore principale di Dragon Age; Thomas Giroux, il direttore creativo di The Crew; Jeff Skalski e Frederic St-Laurent, rispettivamente il produttore e il capo progettista di Assassin’s Creed Syndicate, più altri sviluppatori che a Ubisoft avevano lavorato a Immortals Fenyx Rsing, The Division, Rainbow Six), che nel 2020 si sono messi in proprio fondando la software house indipendente Yellow Brick, con quartier general a Quebec City e sede operativa a Montreal. Per il loro primo gioco, l’action adventure rpg in terza persona Eternal Strands hanno optato per l’autopubblicazione, riuscendo a far vita a un mondo pieno di magia e di segreti nascosti, con uno stile memore di film come Willow e delle suggestioni derivate da videogame come Shadow of the Colossus, Dragon’s Dogma, Monster Hunter o The Legend of Zelda: Breath of the Wild. I nemici da affrontare appaiono talmente giganteschi da poter essere scalati come una montagna, per trovare il loro punto debole. La capacità di arrampicarsi su ogni superficie è una delle doti della protagonista, la giovane Tessitrice Brynn, oltre a correre, saltare, lanciare incantesimi, usare creativamente le armi e sfruttare le proprietà dei materiali e la temperatura degli elementi per sferrare gli attacchi, imparare ad addomesticare le creature più selvagge, apprendere come forgiare utili attrezzi, in un continuo ricorso all’inventiva. Eternal Strands, articolato in grandi zone tutte da esplorare, richiede di sperimentare e risperimentare, al fine di capire la combinazione strategica più efficace di mosse e di strumenti per compiere l’impresa di salvare ciò che resta della civiltà del popolo di Brynn, dopo la catastrofe abbattutasi con una violenza così devastante da determinare la separazione con il cuore pulsante della nazione. Brynn trova compagni lungo il cammino, ciascuno con una storia interessante da raccontare e un motivo per sfidare la sorte, inoltrandosi in dedali di caverne, superando creste montagnose, città distrutte, castelli, paludi, foreste, nel susseguirsi di una notevole varietà di ambienti splendidamente rievocati, mentre le musiche di Austin Wintory (Journey, Assassin’s Creed Syndicate) rendono il viaggio dei Tessitori raminghi ancora più coinvolgente.
LIGHTYEAR FRONTIER (Amplifier Studios, per Pc)

Non ci sono creature mostruose da combattere, ma nel farming simulator Lightyear Frontier degli svedesi Frame Break, software house fondata da ex studenti dell’università di Skovde (hub per i videogame) poi acquisita da Amplifier Game Invest, si deve comunque anche lottare: contro eventi atmosferici catastrofici che possono pregiudicare il raccolto o contro specie aliene che possono mettere in pericolo il normale ciclo di vita della flora e della fauna autoctone. Pur in un’ambientazione retro-futuristica e fantascientifica quello proposto in Lightyear Frontier, uscito con la formula dell’accesso anticipato, è un viaggio nella consapevolezza verso i temi ecologici, l’importanza del rispetto della biodiversità, la necessità di costruire ogni giorno un rapporto armonioso con la natura. Ad aiutare nell’impresa di coltivare la campagna e allevare animali rendendoli nostri amici su un pianeta sconosciuto contribuiscono i mecha, robottoni assolutamente personalizzabili, che si adattano a compiere molteplici funzioni, come più o meno perfette macchine agricole all’avanguardia. Colossi che sembrano tali nei confronti del nostro alter ego contadino, ma che si rilevano a loro volta piccoli davanti alla vastità di un paesaggio vario, esteso nel verde delle radure e nel dedalo buio delle caverne. Il bello è che Lightyear Frontier permette di assecondare a scelta i ritmi scelti dal giocatore, senza doversi lanciare in concitate corse contro il tempo, da soli o insieme a un massimo di tre compagni di avventure. C’è comunque sempre tanto da fare, tra cui migliorare e ampliare la nostra fattoria, senza dimenticare che c’è tutto un mondo da scoprire là fuori, disegnato con un tocco fiabesco, molto colorato e ricco di inventiva. A spingere a continuare a esplorare sono anche i relitti di una civiltà perduta nascosti nel fitto intrico della vegetazione. Ciò che non viene mai meno è lo spirito gioioso e giocoso di questa simulazione originale, avvolta nel buonumore e capace di strappare più di un sorriso.
TALES OF GRACES F REMASTERED (Namco Bandai, per Pc e console)

Perfetto per chi volesse oggi accostarsi alla longeva saga Tales of iniziata nel 1995 (con Tales of Phantasia) e arrivata a contare diciassette titoli principali, oltre a innumerevoli spin-off e agli adattamenti in anime, manga e audio drama, Tales of Graces f Remastered era attesissimo anche dai fan. Dodicesima uscita della serie, originariamente apparso nel 2009, Tales of Graces è profondamente affine al mondo dell’animazione giapponese, di cui riprende certe caratteristiche codificate nel disegno dei personaggi e la tavolozza di colori acquarellati. In quello che si rivela essere anche un racconto di formazione, incontriamo i protagonisti poco più che bambini: i fratelli Asbel e Hubert Lhant con la loro compagna di avventure Cheria Barnes. Asbel è il figlio maggiore del signore del villaggio Lhant, uno degli insediamenti del regno di Windor, tra le terre di Ephinea. Il trio fa per caso la conoscenza di una misteriosa bambina, priva di memoria, che ribattezzano Sophie, ma presto si unisce a loro anche il principe Richard, che invita tutti a raggiungerlo nel castello della capitale Barona, dove però accadrà l’imprevedibile. Passano gli anni e ritroviamo la compagnia coinvolta in un sequenza di morti, congiure di palazzo, tradimenti, eroismi ed eserciti invasori. Per salvare sé stessi e il trono in pericolo, dovranno cercare alleati capaci di fornire il supporto di arcani saperi e imbarcarsi in un epico viaggio, disposti anche a sbarcare su un pianeta ignoto pur di non lasciare indietro nessuno del gruppo. Da sempre gli spettacolari combattimenti sono uno dei punti forti di Tales of Graces e l’edizione rimasterizzata lo riconferma, dando l’opportunità inoltre di scegliere tra quattro livelli diversi di difficoltà e di avere subito a disposizione i potenziamenti del negozio dei Gradi, da utilizzare ovviamente in modo oculato per mantenere alto il senso di sfida contro i nemici che spuntano da ogni dove. L’aggiornamento ha riguardato ovviamente anche l’aspetto visuale, ma con una sostanziale fedeltà al passato, per un classico che, giunto in Europa nel 2012, ha contribuito a divulgare il genere dei giochi di ruolo d’azione nipponici di Namco Tales Studios, software house di Tokyo già nota con il nome di Wolf Team e proprio nel 2012 confluita in Namco Bandai, il suo storico editore.
PHANTOM BRAVE: THE LOST HERO (Nis America, per Playstation e Switch)

Nella realtà dal primo Phantom Brave (2004) al suo seguito Phantom Brave: The Lost Hero (2025), uscito per Playstation e Switch, prossimamente anche per computer, sono passati ben vent’anni. Nella finzione delle vicende del fortunato gioco di ruolo strategico di Nippon Ichi Software sono trascorsi invece appena pochi mesi da quando avevamo lasciato Marona e Ash alle prese con la bramosia del malvagio Sulphur, ormai in procinto di impadronirsi del mondo oceanico di Ivory, quando un gesto tanto generoso quanto inaspettato irrompeva a
sbarrargli la strada. Gli stessi genitori di Marona erano in precedenza rimasti vittime di Sulphur, riuscendo però ad affidare in extremis la figlia tredicenne al fidato Ash, infondendo in quest’ultimo le energie sufficienti per tornare sotto forma di fantasma in quel di Phantom Isle e vigilare sulla tenera protagonista di Phantom Brave. Nel sequel Marona si ritrova comunque sola, naufragata su una spiaggia, dopo l’attacco subito da parte di una flotta stregata, mentre era impegnata in una delle sue consuete missioni per alleviare i problemi altrui. Ash non c’è più accanto a lei, ma in compenso davanti agli occhi di Marona si palesa lo spettro di una ragazza, Apricot, a sua volta alla ricerca del papà perduto, un capitano dei pirati. Le due giovanissime uniranno le forze per trovare i loro cari e combattere il male, con l’aiuto di navi pirata fantasma. Caratteristica di Marona è infatti il dono speciale di interagire con gli spettri, invisibili invece a tutti gli altri, e le toccherà provare a riassemblare insieme ad Apricot la portentosa flotta del padre della sua nuova amica per liberare dalle minacce quello che un tempo era un modello di pacifica convivenza tra popoli diversi. Con la grafica di un anime vivacemente colorato, nella tradizione della casa di Kakamigahara celebre per la serie Disgaea, dove però il ricorso a un umorismo bizzarro è ben più accentuato, Phantom Brave: The Lost Hero allestisce un cast di avvincenti personaggi, che si muovono al fianco delle due eroine, ma soprattutto spicca la galleria di fantasmi, che Marona è in grado di racchiudere dentro l’infinita varietà di oggetti sparsi nelle mappe, in sintonia con la mitologia giapponese degli yokai, capaci di annidarsi dentro ogni cosa. La ragazzina è inoltre dotata del potere inedito di fondersi all’occasione con i fantasmi, moltiplicando portentosamente gli attacchi in coreografie sempre più spettacolari.
THE VALE: SHADOW OF THE CROWN (Falling Squirrel, per Pc e console)

Lo si potrebbe giocare a occhi chiusi, perché The Vale: Shadow of the Crown è un’avventura che non punta sull’aspetto visivo, quando sui suoni trasformati nello strumento per guidare i passi della protagonista, la principessa Alexandra, verso una meta diventata molto insidiosa. Per rendere il gioco accessibile a non vedenti e a ipovedenti, lo studio canadese Falling Squirrel si è consultato con chi ogni giorno deve confrontarsi con i problemi alla vista, con l’idea che anche i normodotati possano comunque immedesimarsi nella condizione della figlia cadetta del re, cieca della nascita. Mentre cerca di arrivare nel castello a lei destinato, situato ai confini del regno, il suo convoglio viene attaccato da un esercito invasore. Per lei comincia così il pericoloso viaggio verso casa, sola, ma non completamente in balia degli eventi. Pur essendo stata circondata da una sorta di cordone di protezione, fin da piccola Alexandra è stata addestrata a combattere e sa incrociare la spada, nonché a schivare i colpi. Ha imparato ad ascoltare la natura, a decifrare i rumori, a identificarne l’origine. È un esercizio che lo stesso giocatore è invitato a svolgere, specie quando nel buio non ha altri appigli, se non mettersi in ascolto, sfruttando l’audio binaurale. Usando il controller, ulteriori effetti come il vibrato aiutano a cogliere ciò che sta accadendo nell’animo di Alex. La principessa può a sua volta contare su due compagni di strada, un pastore che si mette a disposizione per assisterla e un simpatico cane. Davanti a loro si spalanca una vallata piena di misteri, che ha rivelazioni in serbo pure sulla famiglia della principessa. È un racconto di scoperta e di formazione, di legami di amicizia e di occasioni di solidarietà. Alex si dimostra altruista in ogni circostanza, anche quando Theo le consiglierebbe di lasciar perdere. Di giorno si può contare sull’ausilio del pastore per andare avanti, di notte ha maggiori opportunità per nascondersi dai nemici, soldati o animali feroci che siano. C’è un male che si annida tutt’attorno, ma esistono armi anche magiche per affrontarlo in questo itinerario carico di esperienze e di emozioni alla scuola della vita.
DREAMCORE (Tlon Industries, per Pc, Playstation e Xbox)

Arriva dall’Argentina l’horror Dreamcore, inquietante e straniante, figlio di un fenomeno diventato virale sulla Rete, quelle delle Backrooms, letteralmente retrobottega, ossia immagini o video di luoghi in apparenza abbandonati, assimilabili agli spazi liminali, come corridoi e ingressi che fungono da elementi di connessione oppure aule scolastiche che, vuote e deserte, comunicano una sensazione di stranezza. Dal primo scatto messo online il 13 maggio 2019, le Backrooms, alle quali si accede nostro malgrado adottando la modalità noclip che permette di passare attraverso i muri, i pavimenti e altri ostacoli solidi, si sono moltiplicate, alimentando il variegato mondo dei creepypasta, brevi testi eventualmente illustrati che, copiati e incollati, si diffondono in maniera tale da rendere quanto mai labile il confine tra invenzione e realtà, tra cronaca e leggenda. Montraluz, studio indie di Vicente Lopez, nella provincia di Buenos Aires, non ricorre alle parole, ma punta tutto sullo stile grafico, molto espressivo nel suo nitore geometrico, e sul comparto sonoro per immergere il giocatore in un viaggio dove si sgretolano appigli e certezze consolidate, come se attorno franassero quelle sicurezze percettive che consentono di orientarsi nella quotidianità. Delle due ambientazioni finora uscite (ma ne sono previste di ulteriori nei prossimi mesi), Dreampools ed Eternal Suburbia, quest’ultima si ispira direttamente al Livello 94 delle Backrooms, con le sue case in condizioni perfette di manutenzione, circondate da prati tagliati con cura, dalle quali però si viene al tempo stessi attratti e respinti, come se dietro la facciata linda celassero chissà quali verità nascoste. Dreampools è invece un dedalo surreale di piscine e stanze invase dall’acqua. Si procede alla ricerca di una possibile via di uscita, tra rumori sinistri, musica di cui si ignora la provenienza, passi che rimbombano, la necessità di trovare una luce che rischiari il cammino e il terrore crescente di sentirsi in trappola, manovrati da un burattinaio che tiene in mano i fili del nostro destino. La solitudine, la mancanza di una meta, il senso di un andare verso un ignoto allarmante contribuiscono all’atmosfera di progressiva tensione, calata in un contesto sorprendente che rimane anche familiare, inframmezzato da scene che sembrano riversate su vhs dalla prospettiva di una bodycam. È un sogno o un incubo?
DREADOUT REMASTERED COLLECTION (SoftSource, per Playstation e Switch)

Un survivor horror d’atmosfera, intriso di rimandi alla mitologia indonesiana: la DreadOut Remastered Collection porta su Playstation e Switch in versione rimasterizzata sia DreadOut, il gioco uscito su Pc nel 2014, sia il dlc DreadOut: Keepers of the Dark. Nel frattempo il mondo creato da Digital Happiness, alias PT Digital Semantika Indonesia, piccolo studio indipendente di Bandung (Giava occidentale), si era arricchito nel 2020 di un sequel, DreadOut 2, uscito subito per tutte le piattaforme, oltre ad aver ispirato un film. Protagonista della DreadOut Remastered Collection è Linda, una studentessa in gita con altri colleghi e un’insegnante. Un imprevisto spinge il gruppo in quella che si rivela essere una città fantasma, popolata di spiriti decisamente poco amichevoli, dove i giovani rimangono intrappolati. Ma è solo per un caso fortuito che Linda è arrivata lì? Comunque sia, ha solo lo smartphone, cui più tardi si aggiunge una reflex digitale, per cercare di salvarsi da nemici piuttosto agguerriti. Gli autori hanno spiegato in un’intervista di aver voluto con questa dinamica rispecchiare sia il fatto che le armi siano illegali in Indonesia per cui sarebbe sembrato strano ne fosse dotata la ragazza, sia la credenza tuttora nutrita da alcuni che le fotografie catturerebbero l’anima della persona ripresa. Il pensiero va anche al celebrato Project Zero di Koei Tecmo, che chiamava invece in causa superstizioni e leggende del Giappone. Si tratta in effetti di uno dei riferimenti citati da Digital Happiness, accanto ad altri survival e all’immaginario veicolato al cinema da Ring o da Beranak dalam Kubur (Nascita nella tomba), un classico del 1971 interpretato da Suzanna, l’attrice soprannominata la regina dell’horror indonesiano. Del resto la loro città, Bandung, è legata alla narrativa horror creata dalla scrittrice Risa Saraswati, trasposta nei film del ciclo di Danur, campioni di incassi nell’arcipelago del Sud-Est asiatico. In DreadOut, mentre Linda cerca una via di uscita, sono gli spettri demoniaci a incarnare il folclore locale, sotto forma di Babi Ngepet, quasi un corrispettivo dei licantropi occidentali dove il lupo è sostituito da un cinghiale, o di Palasik, streghe crudeli che a Sumatra sarebbero dedite alla magia nera nonché a cibarsi di neonati e di sangue umano. Un enciclopedia virtuale cui si accede nel gioco permette di destreggiarsi tra queste oscure creature soprannaturali e ciò che le ha trasformate in mostri.
MONTEZUMA’S REVENGE - THE 40TH ANNIVERSARY EDITION (Eastasiasoft Limited, per Pc e console)

Correva l’anno 1983 e un adolescente del New Jersey programmava per il suo Atari 8-bit un gioco destinato a diventare un classico, Montezuma’s Revenge, pubblicato nel 1984 da Parker Brothers. Da allora Robert P. Jaeger ha sempre continuato a lavorare se non ai videogame comunque nell’ambito informatico e c’è sempre lui dietro il reboot Montezuma’s Revenge - The 40th Anniversary Edition di Normal Distribution, Handcrafted Mystical Games e Mission Critical Studios. Un’edizione che comprende anche il titolo originale per la gioia dei fan di allora e l’espansione Director’s Cut che rivela quale fosse fin dall’inizio il progetto del suo autore, per tanti versi assolutamente pionieristico, considerato un po’ un antenato dei Metroidvania. Se per il reboot la grafica in pixel art è stata aggiornata in stile 2.5D, per il resto l’operazione si è mossa alla ricerca della massima fedeltà al gioco del 1984, con tutto ciò che nel bene e nel male questo comporta. Per la prima volta si ha comunque l’occasione di sperimentare questo puzzle platformer così come Jaeger lo aveva concepito, superando un dedalo di ben cento stanze che nella pixel art ad alta definizione guadagnano una resa più dettagliata e vivacità cromatica. Nei panni del mitico Pedro o della sorella Rosita, non resta dunque che lanciarsi nell’esplorazione della piramide azteca di Montezuma per impadronirsi del tesoro lì custodito, correndo, saltando e arrampicandosi a rotta di collo, sventando trappole, raccogliendo le chiavi necessarie per dischiudere ulteriori percorsi e conquistando via via misteriosi manufatti. Uscito tre anni dopo Donkey Kong, Montezuma’s Revenge è pressoché coetaneo di Spelunker, entrambi venuti alla luce in quel fatidico periodo seguito al crollo del mercato dei videogame avvenuto nel 1983, punta dell’iceberg di una crisi segnata dal tramonto dell’età dell’oro degli arcade delle sale giochi e dal progressivo diffondersi dei computer nelle case. Una rivoluzione testimoniata anche dalla storia di Montezuma’s Revenge e dalla passione di un ragazzino tornato adesso, ormai adulto, a quattro decenni di distanza, a restituire lo splendore e lo svolgimento integrale a quel sogno di gioventù.
JOTUNNSLAYER: HORDES OF HEL (Grindstone, per Pc)

Nei meandri più oscuri della mitologia norrena, dalle distese gelide di Niflheim nel sottosuolo in cui si estendono le radici di Yggdrasil, l’albero della vita, alle lande infuocate di Muspelheim, le cui fiamme gigantesche sono tenute a bada da Surt, un jottun colossale, creatura che popola il territorio di confine tra gli dei e gli uomini: è qui che conduce il roguelike survival dello studio slovacco Games Farm, uscito con la formula dell’accesso anticipato. Quattro gli eroi alla ricerca di sé stessi e di un modo per salvare il mondo preso nella morsa della lotta tra i due regni contrastanti del buio freddo e della luce incandescente. Mentre il duro Berseker, il letale Revenant, la misteriosa Sorella delle Fiamme e la Veggente padrona delle arti oscure vanno incontro al loro destino, sono anche i poteri degli dei che si scontrano. Ci sono Odino, maestro della guerra e versato nella stregoneria, e Freya, la Regina delle Valchirie, che si contendono i caduti sul campo di battaglia per portarli rispettivamente nella maestosità del Valhalla e a Folkvangr. Ci sono Thor, la divinità del fulmine e del tuono, e l’infido Loki, a suo agio nel provocare caos e nel tendere inganni. Il tempo scorre velocemente e non ci sono soltanto orde portentose di nemici da combattere e prezioso oro da recuperare come moneta di scambio, ma mille altri compiti da portare a termine prima che la clessidra si esaurisca.
VOICE LOVE ON AIR (Softstar Entertainment, per Pc e Switch)

Un ingegnere del suono, proprietario di uno studio di registrazione, che per scongiurare la bancarotta economica si lascia coinvolgere in un progetto per il doppiaggio di sceneggiati radiofonici del genere BL, ossia i Boys’ Love, una nicchia del panorama anime e manga nipponico rivolto di solito a un pubblico molto specifico e con un cast rigorosamente maschile: Voice Love on Air è una simulazione di appuntamenti dalla grafica di una visual novel sviluppata da Softstar Entertainment mantenendo un doppio registro. Da una parte ci sono Aki e gli attori ingaggiati per prestare la loro voce ai personaggi dei BL drama, dall’altra ci sono i personaggi delle storie messe in onda. Da una parte c’è il privato dei doppiatori, che si imparano a conoscere, svelando pure qualcosa della loro più intima personalità, dall’altra c’è la professionalità di ciascuno, da migliorare e perfezionare attraverso sessioni di studio e l’apprendimento di tecniche efficaci. Aki, dotato della peculiarità di saper leggere i veri sentimenti altrui semplicemente tramite l’ascolto, per far fronte agli impegni ha un bel po’ di lavoro da organizzare, provando a bilanciare i ritmi serrati delle registrazioni con la necessità di ritagliarsi tempo libero per socializzare, consapevole comunque che una volta sistemati i grattacapi finanziari avrà più opportunità di provare a cercare l’amore. Non tutti gli aspiranti sono adatti a tutti i ruoli, anzi. È bene operare una selezione in base al drama da interpretare, che può spaziare dalla fantascienza all’ambientazione storica. Ci sono sceneggiati radiofonici per uno o per due attori, i quali possono collaborare o intralciarsi a vicenda, magari inavvertitamente ma con la conseguenza di compromettere la performance.