Tribunale
Il vento soffiava dalla parte sbagliata, e a prendere fuoco non fu solo una sigaretta. Per quella «paglia» sgradita, i fumatori passivi si dimostrarono passivi fino a un certo punto e protestarono. Volarono parole grosse e presto si passò ai fatti, con un bilancio di botte prese e date, di prognosi e denunce. Un parapiglia dall'interminabile strascico (l'episodio è del marzo del 2017). Tanto da spedire i componenti di tre famiglie davanti ai medici e poi, in cinque delle due opposte fazioni, al giudice Paola Artusi e alla pm Antonella De Stefano.
Luogo della tenzone l'esterno del Parma Retail. Seduti alla stessa panchina o in piedi lì vicino si ritrovarono una famiglia tunisina (55 anni lui, 52 lei, con il figlio 21enne) e un fidentino 34enne e un parmigiano 52enne. Uno di questi ultimi accese una sigaretta, per sentirsi dire un attimo dopo che dava fastidio. Forse la protesta fu un po' troppo veemente, forse chi fumava non voleva essere disturbato: fatto sta che ci si mandò presto a quel paese da una parte e dall'altra.
Il primo ceffone sembra l'abbia ricevuto il parmigiano di 52 anni, sferrato dal 21enne non tabagista, ma «fumino». Seguirono spintoni, pugni e calci. Anche la madre del giovane prese parte alla disputa: reduce da un infortunio, menò colpi con la stampella. Fu suo marito ad avere la peggio: s'incrinò una costola contro la panchina di cemento. Non è chiaro se sia caduto per un colpo ricevuto o per un colpo da lui sferrato in modo maldestro. Ma anche gli altri finirono in ospedale. Scattarono denunce e controdenunce che poi furono ritirate: per questo, il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per le lesioni. I 5 sono stati invece condannati, per rissa, al pagamento di 300 euro ciascuno.
r.l.
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