PARLA BERTINELLI
Lo statuto del Consorzio del Parmigiano Reggiano potrebbe cambiare. Lo deciderà l’assemblea dei caseifici, in aprile, alla quale il cda chiederà di vietare a tutti i soci la produzione di formaggi oltre i 6 mesi di stagionatura. Intanto sul fronte della tutela internazionale, il Consorzio mette a segno una vittoria in tribunale in Sudamerica contro un colosso come la Kraft, spiega il presidente Nicola Bertinelli, che rilascia un’intervista per la prima volta dopo il «caso Report» e le accuse al suo formaggio «Senza».
La vicenda si è chiusa riconoscendo la regolarità del prodotto di Bertinelli, che sottolinea la sua amarezza e fa le sue precisazioni. «Quanto accaduto alla mia persona è un attacco di una parte di una rappresentanza politica - dice -. È stato attivato un percorso previsto dal nostro statuto per le verifiche; è stato molto strutturato e ha dimostrato che quanto riportato era fuorviante. Faccio presente che fare prodotti comparabili e similari da parte dei soci è assolutamente legale. Gli articoli 27 e 37 dello statuto erano stati fatti, negli anni 2000, per evitare che produttori e commercianti con interessi confliggenti con il Parmigiano Reggiano non entrassero nel Consorzio come amministratori. Nel 2013, dopo pareri legali e del collegio sindacale, delibere e ratifiche del comitato esecutivo e del cda, si è detto che gli amministratori potevano produrre, fino a un terzo del loro fatturato, prodotti ritenuti della stessa categoria merceologica o comparabili. Il contesto però non è più lo stesso di allora. Così il 17 gennaio scorso il cda ha dato un’interpretazione che vieta agli amministratori di produrre formaggi, indipendentemente dalla tipologia merceologica, con una stagionatura superiore ai 6 mesi», perché potrebbero trasformarsi in concorrenti. «Gli amministratori nelle scorse settimane sono usciti sul territorio per chiedere ai soci se vogliono, nell’assemblea di aprile sul consuntivo 2021, modificare l’articolo 14 dello statuto e introdurre la stessa clausola per tutti i soci del Consorzio».
Nel frattempo è divampato il conflitto in Ucraina, che sul piano economico amplifica i problemi già sofferti anche dalla filiera del Re dei formaggi. Il quadro internazionale influisce sempre, a partire dalle esportazioni: «Gli Stati Uniti sono il principale mercato estero, non solo in volumi (rappresentano oltre il 20%): nel 2021 hanno segnato +10,4%. Se si pensa che, fatto cento il volume del Parmesan, negli Usa il vero Parmigiano Reggiano è meno del 5%, questo ci fa ben sperare su questo mercato. Sono il grande canale di sbocco dell’aumento produttivo che abbiamo davanti» (4,09 milioni di forme nel 2021, pronte da vendere in media nel 2023).
Quanto alla guerra, il problema non è l’export in sé, bloccato dal 2014 a seguito dell’embargo deciso da Mosca. «Siamo preoccupati per l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime degli allevamenti». Le conseguenze a livello locale? «La nostra strategia dev’essere trovare nuovi consumatori, a partire dall’estero. E i caseifici avranno un calo dei margini: aumenterà il costo di trasformazione e non potremo pensare di ribaltare completamente l’aumento dei costi sui consumatori. Faccio anche una considerazione di tipo etico». I grandi problemi vanno affrontare a livello europeo, «anche con una politica agricola con un forte incentivo a seminare soia e mais, ad esempio. Il Consorzio sta cercando di mettere tutti i player della filiera attorno al tavolo, per far capire che il Parmigiano Reggiano sono tutti, insieme».
Sul fronte estero, Bertinelli annuncia poi che «il Parmigiano Reggiano ha vinto in Ecuador una causa contro la Kraft dopo tre anni di disputa. Il tribunale ha bloccato il deposito del marchio Kraft Parmesan Cheese perché ha riconosciuto la somiglianza con la denominazione di origine protetta. Per noi è una vittoria importante: è un precedente, il principio è riconosciuto anche fuori dalla Ue».
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