NOCETO
Noceto - In questi giorni avrebbe compiuto 18 anni, Angelo Villari. Sarebbe stata una grande festa con i suoi tanti amici, per onorare un importante traguardo, la maggiore età e i sogni che si avverano: la patente, i progetti per la vita, le corse.
Nessuna festa, per Angelo: la sua corsa verso la vita si è fermata il 21 gennaio del 2021, lungo la via Emilia, a San Pancrazio, mentre viaggiava sulla sua moto, nel tragico schianto che l’ha portato via dai suoi affetti, lasciando un vuoto, una voragine che non si chiude.
«Niente sarà come prima»: lo dice la mamma Rosalba in una toccante letta di auguri al suo Angelo, per quei 18 mai raggiunti. Per quella grande festa, che non c’è stata. «Ciao Angy, ciao amore mio. Sono qua a scrivere questa lettera insieme a papà e a Enzuccio per augurarti buon compleanno per i tuoi 18 anni. Dovrebbe essere un giorno di festa, di gioia, ma sentiamo solo un grande dolore nel cuore perché non possiamo guardarti negli occhi, augurarti tutto il bene per la tua vita futura. Sinceramente - continua la mamma - non so dirti come mi sento. Ho ancora la sensazione che tu sia qui con noi, che da un momento all’altro ti possa vedere arrivare salutandomi con il solito “ciao, ma”. Ma quando mi fermo a pensare a guardare una delle tue tante foto sparse per la casa la realtà arriva dritta al cuore. Nessuno potrà mai comprendere quanto la tua perdita possa procurare un dolore così atroce, un dolore che va al di fuori di ogni considerazione».
«È qualcosa di inimmaginabile, è una realtà senza confronti che sconvolge il ritmo del tempo e che ti fa sentire una perdente perché sopravvivi alla morte di tuo figlio. Nessun genitore dovrebbe mai conoscere una tale realtà: è un dolore che viviamo quotidianamente, nascosto tra le pieghe del cuore per non farci sentire dire per l’ennesima volta “ forza, la vita continua”. Sì la vita continua, ma che ne sanno gli altri della nostra vita, di quanto ormai sia cambiata e nulla sembra più appartenerci. Sentiamo quanto la vita è fuggevole.. passa un soffio di vento e inaspettatamente travolge la nostra esistenza. Quell’esistenza bloccata, chiusa, finita nell’istante in cui tu te ne sei andato via. Gli altri non comprenderanno mai cosa si prova quando l’ultima immagine che abbiamo di nostro figlio è un corpo inerme. Quel corpo quel viso vibranti di vitalità sono invece lì, che giacciono nel l’immobilità della morte. E non ti vedremo più».
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