LOTTA ALLE EMISSIONI
La grande sfida del nostro territorio è quella di raggiungere entro il 2030 l'equilibrio tra i gas serra emessi e quelli assorbiti. Per capire qual è la situazione di partenza, ma soprattutto individuare le strategie più adeguate a raggiungere l'obiettivo, è stato redatto dal nostro Ateneo il cosiddetto bilancio del carbonio.
Si tratta di uno studio durato quasi un anno che oltre a calcolare le tonnellate di gas serra prodotta dall'intero territorio, ha messo a fuoco le emissioni provocate dai vari settori economici utilizzando i dati del 2019, in modo da fotografare una situazione molto recente, ma non modificata dalla pandemia.
Il bilancio complessivo
Nel 2019 a Parma e provincia sono state emesse 5 milioni e 266 mila tonnellate di anidride carbonica mentre i boschi e gli ecosistemi hanno assorbito 1,4 milioni di tonnellate di CO2, pari al 26,7 per cento delle emissioni. Quindi, 3 milioni e 862 mila tonnellate di anidride carbonica sono finite in atmosfera. Quanto al dato pro capite, nella nostra provincia le emissioni lorde per abitante sono pari a 11,58 tonnellate (8,49 le nette), mentre la media nazionale si ferma a 7,01 tonnellate lorde (6,32 nette).
La parte più importante dello studio dell'Ateneo è la classifica delle attività maggiormente responsabili dell'inquinamento.
I principali indiziati
I trasporti su gomma sono l'attività che contribuisce maggiormente ad emettere gas serra nell'ambiente: si tratta del 31 per cento dell'anidride carbonica prodotta dal nostro territorio, pari a 1 milione e 633 mila tonnellate. L'utilizzo di energia elettrica importata dalla rete nazionale è il secondo settore che più incide sulle emissioni provinciali (19 per cento), pari a 1 milione di tonnellate di CO2. A questo va aggiunto un ulteriore 8 per cento per l'energia prodotta dalle industrie. Molto rilevante l'incidenza del riscaldamento (19 per cento), pari a 988 mila tonnellate di gas serra.
Queste prime tre voci sono quindi responsabili di circa il 70 per cento delle emissioni del nostro territorio. Le attività agricole hanno un impatto minore, ma pur sempre consistente. La fermentazione enterica (le emissioni prodotte dagli animali) è responsabile di 553mila tonnellate di anidride carbonica e la gestione del letame di 261 mila tonnellate. Hanno un ruolo decisamente inferiore le emissioni dovute all'utilizzo di fertilizzanti, pari a 125mila tonnellate di anidride carbonica.
Cosa fare
Lo studio offre un quadro conoscitivo prezioso per pianificare interventi di riduzione delle emissioni su scala provinciale, ma anche la pianificazione urbanistica dei comuni, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità ambientale e territoriale.
I risultati dell'analisi consentono infine di identificare dei possibili interventi per mitigare le emissioni.
Il settore energia merita una particolare attenzione. La transizione della mobilità privata dai motori a combustione all'elettrico, porterebbe vantaggi immediati. Da migliorare anche l'efficienza degli impianti di riscaldamento sostituendo le caldaie con pompe di calore e attraverso la coibentazione degli edifici.
Necessario anche favorire la produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo di rinnovabili, soprattutto attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici.
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