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Lutto

Stefano Ferrari, il bancario che amava il calcio e l'Appennino

Stefano Ferrari, il bancario che amava il calcio e l'Appennino

di Lorenzo Sartorio

24 Marzo 2022, 03:01

Una persona dotata di grande lealtà, coerenza e rettitudine. Doti che, Stefano Ferrari, deceduto a 73 anni, testimoniò nella vita, nello sport e nel lavoro.

«Pramzàn dal sas», di antica famiglia parmigiana, andava orgoglioso di essere cresciuto nelle «Case Rosse» in viale Martiri della Liberà. Dove sorgeva un campo da calcio sul quale giocava il Parma prima che realizzassero lo stadio Tardini, nel 1923, vennero costruite dall’impresa Giuseppe Masini una serie di case tutte uguali con l’intonaco color rosso, nobilitate dai secolari ippocastani dello Stradone. Furono, da subito, battezzate «al Ca Róssi». Figlio di Aldo, indimenticato segretario provinciale del sindacato autonomo bancari Fabi, Stefano, fu assunto, prima al Banco Ambrosiano con destinazione Milano e quindi a Piacenza. Dopo alcuni anni passò alle dipendenze dell’allora Banca nazionale dell’Agricoltura. Prestò servizio presso la sede centrale della Banca, in via Farini, per poi essere trasferito nella filiale di Langhirano come cassiere dove vi restò fino alla pensione facendosi apprezzare dalla gente per il suo carattere disponibile, aperto e simpatico.

Indomabile cuore juventino, a calcio, se la cavava molto bene, nel ruolo di attaccante. Quindi, il felice matrimonio con Mirella, della quale rimase vedovo nel 2016. Era molto legato al proprio quartiere tant’è che fu uno dei primi ad aderire all’associazione «Ex ragazzi di viale delle Rimembranze», presieduta dalla brava pittrice Giovanna Scapinelli. Come tutti i figli del ‘48, da studente, visse i moti del ‘68 da un’angolazione di destra. Chi ha condiviso con Stefano i magici momenti della giovinezza lo ricorderà, non solo come fraterno compagno di squadra nei campi della Cittadella, ma anche come organizzatore di quelle festine private che un tempo si svolgevano nelle soffitte. Amava molto il nostro Appennino ed, in modo particolare il suo buen retiro nella pace di Calestano. Era legatissimo ai figli Matteo, Michele, alla nuora Benedetta, all’adorata nipote Alessia ed al fratello Leonardo.

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