La storia
Ha gli stessi colori della bandiera Ucraina, Parma, la città in cui Anna Shelest, giovane donna originaria di Brovary, un paesino vicino a Kiev, ha trovato l’amore. E non parliamo solo dell’amore di suo marito e di suo figlio, ma anche di tutte quelle persona che si sono strette attorno a lei e che si sono letteralmente rimboccate le maniche per aiutare la sua terra natia. E, goccia dopo goccia, Anna è stata travolta da un mare di solidarietà, la sua “ancora di salvezza”, come l’ha definita lei stessa. Parma e Kiev legate da un filo rosso, quello della solidarietà.
Nelle prime tre settimane dall’inizio del conflitto Anna era già riuscita a spedire sei camion carichi di cibo, medicinali e beni di prima necessità ai suoi connazionali. E altri ne partiranno nei prossimi giorni. Destinazione finale i centri di raccolta di Leopoli e Užhorod, città rispettivamente al confine con la Polonia e con la Slovacchia. E tutto questo grazie al cuore grande dei parmigiani.
«Probabilmente non riuscirò mai a ringraziare abbastanza l'Universo per avermi fatto arrivare a Parma. Nei primi giorni di conflitto ero in preda al panico, passavo le mie giornate attaccata al telefono e a qualsiasi mezzo di comunicazione per avere notizie. Notizie della mia terra, notizie dalla mia famiglia, notizie dagli amici più cari. Vivevo in uno stato di totale angoscia».
Il 27 febbraio, alle 9.21, Anna, un passato da agente turistico prima e da interior designer poi, scriveva in un suo post su Fb: «Quarta mattina da quando il mondo si è fermato per me. Stanotte mia mamma in tutta fretta ha preso la borsa e due cani per passare la notte seduta su pavimento di terra nel seminterrato, aspettando possibili attacchi. Oggi ha paura di aprire il negozio e ha lasciato nel seminterrato un materasso».
Solo pochi giorni dopo, però, quell’angoscia ha lasciato il posto ad un’energia senza eguali. Sempre quella domenica ad Anna è arrivato, tramite un’amica, il messaggio di una ragazza parmigiana, Laura Pini, sposata con ragazzo ucraino. Laura chiedeva aiuti per il popolo dell’Ucraina e lei ha ricondiviso quella richiesta. «In poche ore sono stata sommersa da pacchi e scatoloni pieni di vestititi, coperte, beni alimentari e di prima necessità. Così abbiamo prima riempito l’agenzia di viaggi di una cara amica con la quale lavoravo, poi una scuola di danza e altri luoghi di fortuna. – racconta ancora incredula - Infine siamo riuscite a trovare un capannone a Sorbolo e un secondo a Lemignano che ci è stato ceduto a titolo gratuito».
Adesso da questi due centri si stanno organizzando i prossimi carichi con la collaborazione di Made in Ukraine, associazione nazionale di Kiev con la quale Anna è in costante contatto. «Abbiamo già attivato un corridoio verde che ci consente di accorciare i tempi di dogana, ma facciamo fatica a trovare i trasporti che arrivino direttamente in Ucraina. Inoltre c’è ancora tanto da fare e chiediamo a chiunque ne abbia la possibilità di dare la propria disponibilità per aiutarci a smistare il materiale raccolto. Abbiamo creato una pagina facebook, https://www.facebook.com/Parma4Ukraine/, per poter coordinare gli aiuti e tenere sempre aggiornati i nostri volontari su ciò che stiamo facendo e su ciò che ancora si può fare». E infine, con la voce un po' rotta dall’emozione, conclude «Nei primi giorni di conflitto vivevo un enorme senso di colpa. Io ero qui, mi svegliavo nel mio letto, avevo acqua calda, corrente, cibo, mentre le persone a me care avevano perso tutto, vivevano, e vivono ancora, sotto assedio. Questo per me è il modo di dire a tutti loro che non sono soli, che io ci sono. E’ il mio abbraccio per loro».
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