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Calcio. Al Tardini, l'8 aprile, Italia-Lituania

Il ct della Nazionale femminile Milena Bertolini: «Parma ci darà la spinta verso il Mondiale»

Il ct della Nazionale femminile Milena Bertolini: «Parma ci darà la spinta verso il Mondiale»

di Vittorio Rotolo

27 Marzo 2022, 03:02

La strada che conduce al Mondiale 2023 di calcio femminile passa da Parma. L'8 aprile, al Tardini, la Nazionale guidata da Milena Bertolini affronterà la Lituania, in una sfida che può valere moltissimo nel girone che vede le azzurre occupare il secondo posto della classifica alle spalle della Svizzera, formazione che l'Italia affronterà proprio quattro giorni dopo l'impegno nella nostra città. «Ma in questo momento non penso affatto alla Svizzera» taglia corto il ct azzurro. «Per natura, sono abituata a ragionare sempre in funzione della partita che arriva e che considero la più importante. Testa quindi alla Lituania, partendo dal presupposto che ogni sfida mette in palio i tre punti, a prescindere dal blasone dell'avversario: se vogliamo raggiungere l'obiettivo, nelle prossime due dobbiamo fare bottino pieno».

Quali sono le sue sensazioni rispetto a questo doppio impegno?

«Le stesse che puntualmente accompagnano ogni inizio dei raduni che precedono partite importanti, come quelle che valgono la qualificazione ad un Campionato del mondo. La Lituania è un avversario da non sottovalutare, anzi: ritengo che a Parma l'aspetto della concentrazione sarà determinante. Voglio che le ragazze abbiano il giusto approccio».

Per la prima volta, la Nazionale femminile giocherà a Parma. Che risposta si aspetta dalla nostra città?

«Sarei felice di vedere il Tardini pieno, con tanto pubblico sugli spalti a sostenere gli sforzi delle nostre ragazze: sarebbe una grande dimostrazione di cultura e civiltà sportiva. Sono sicura che Parma sarà al nostro fianco, dandoci la spinta giusta sul piano emotivo, della partecipazione e del tifo. Parliamo infatti di una piazza prestigiosa, con un club importante e che ha una storia e una sensibilità calcistica di assoluto rispetto».

Lei è riuscita nell'impresa di riportare la Nazionale italiana femminile alla fase finale di un Mondiale, nel 2019 in Francia, a distanza di vent'anni dall'ultima volta. Ora, ne insegue un altro. Con quale consapevolezza?

«Sicuramente con la certezza di aver proseguito, in questi anni, nel percorso di crescita. Quel Mondiale di Francia ha cambiato la percezione del calcio femminile in Italia. La Nazionale, e in generale il movimento, hanno compiuto notevoli passi avanti. Però c'è da dire che anche le altre nazioni sono migliorate». Cosa manca all'Italia per colmare il gap con le nazionali oggi al vertice del calcio femminile?

«A mio avviso occorre prima di tutto aumentare la dimensione partecipativa: oggi, se ci soffermiamo sul bacino dei praticanti, i paesi calcisticamente più evoluti viaggiano su numeri che sono addirittura tre volte superiori a quelli dell'Italia. Per avvicinare ancora più ragazze a questa disciplina occorre dar loro le stesse opportunità dei maschi. Ciò può avvenire solo attraverso progettualità e investimenti mirati».

E poi servirebbe anche dare una spinta al professionismo.

«Certamente sì. Questo passaggio, che dovrebbe concretizzarsi da luglio, potrà segnare un punto di svolta per il futuro del calcio femminile».

L'Italia del pallone ha dovuto mandar giù un boccone amaro con la mancata qualificazione al Mondiale, per la seconda volta consecutiva.

«Una ferita dolorosissima. Quando si compie un'impresa, come vincere un Europeo, il difficile viene dopo: subentrano, in maniera del tutto inconscia, aspetti che devi saper gestire. Potrebbe esserci stato una sorta di senso di appagamento, che però non è l'unico fattore».

Le speranze di vedere l'Italia rappresentata al prossimo Mondiale di calcio, a questo punto, sono riposte proprio nelle sue azzurre.

«Il nostro cammino è slegato da quello della Nazionale maschile. Dobbiamo centrare la qualificazione al Mondiale per noi stesse, per dare lustro al movimento, per la carriera di queste stesse giocatrici. Ci proveremo, con tutte le nostre forze».

A Wembley si sono visti 70.000 spettatori per una partita di calcio femminile. E in Italia?

«Allo Stadium qualche anno fa si ritrovarono in 40.000 per assistere a un Juventus-Fiorentina. L'interesse del pubblico lo conquisti alzando la qualità. E quello puoi farlo solo con un'attenta programmazione».

Per Milena Bertolini, è più difficile il ruolo di ct o quello di opinionista?

«Commentare il lavoro dei colleghi non è mai semplice: ci vuole grande rispetto, proprio perché sai cosa significa allenare».

Vittorio Rotolo

© Riproduzione riservata

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