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Monte Ardone, l'Arpae dice «no» all'ampliamento della discarica

Monte Ardone, l'Arpae dice «no» all'ampliamento della discarica

di Pierluigi Dallapina

27 Marzo 2022, 03:02

Fornovo - L'ampliamento della discarica di Monte Ardone non s'ha da fare. Il no, questa volta, lo pronuncia Arpae in un documento di 15 pagine in cui vengono elencati i motivi per cui il progetto della Palladio Team Fornovo, la società che ha in gestione l'impianto nel comune di Fornovo, non potrà diventare realtà.

Quello dell'ampliamento della discarica, che si trova tra Cafragna e Neviano de' Rossi, è un progetto che fin da subito ha scatenato forti critiche e perplessità. A schierarsi contro non erano stati solo i cittadini, ma anche molte realtà istituzionali, associazioni e partiti del territorio.

A fine settembre 2021, il mondo dell'industria, del commercio, delle cooperative, dell'agricoltura e delle realtà che rappresentano le eccellenze della Food valley aveva pronunciato un secco «no», che aveva anche incassato il sostegno di 14 Comuni del Parmense. L'appello parlava chiaro. «L’aumento della capacità dell’impianto de quo, già rilevante per l’area, graverebbe maggiormente sulla qualità ambientale del territorio tutto, sia dal punto di vista del concreto impatto sulle matrici ambientali, sia dal punto di vista dell’immagine della Food valley».

Così si legge nella lettera inviata al presidente della Regione e all'assessore regionale all'Ambiente in cui l'Unione parmense degli industriali figura come prima firmataria.

Ora, a distanza di quasi sei mesi da quella lettera, arriva anche lo stop di Arpae. Per la precisione, quello dell'Autorità regionale è un «preavviso di diniego», in cui vengono elencati punto per punto le criticità che impongono uno stop.

L'elenco è lungo e dettagliato. Si inizia con la non conformità agli strumenti urbanistici comunali per proseguire con la non conformità edilizia di alcuni aspetti progettuali, continuando con la carenza di elementi documentali e progettuali in materia di sismica, carenza di elementi in materia di vincolo idrogeologico, vulnerabilità della viabilità di accesso alla discarica, non conformità del Piano di emergenza in funzione della normativa antincendio e non conformità dell’impianto idrico antincendio, mancanza di evidenze oggettive dello studio olfattometrico, mancanza di elementi di chiarezza documentale in merito alla presenza di biogas all’interno degli sfiati infratelo e al non incremento della produzione di biogas a fronte di un aumento dei rifiuti abbancati, per terminare con la mancanza di completezza e sufficienti elementi conoscitivi in materia di acque sotterranee.

Il linguaggio del parere di Arpae è tecnico, ma alcuni passaggi aiutano a capire i motivi dello stop al progetto di ampliamento, che dovrebbe consentire alla discarica di accogliere 400mila metri cubi in più di rifiuti speciali industriali. Ad esempio, tra gli aspetti problematici, Arpae parla di «una sostanziale situazione di fragilità idrogeologica del versante» e «pare che il movimento riconosciuto alla base dell’argine venga sottovalutato».

Prendendo invece in esame la situazione delle strade di accesso all'impianto, Arpae sottolinea «criticità dal punto di vista morfologico» ed evidenzia «una viabilità fragile e problematica».

Per quanto riguarda il problema degli odori che verrebbero sprigionati dalla discarica, le rassicurazioni fornite dalla ditta «non sono supportate da una valutazione numerica che le possa sostenere e dimostrare».

L'Agenzia regionale, nei suoi monitoraggi, ha poi rilevato una crescente presenza di metano, «tanto da portare il gestore a collegarli (gli sfiati infratelo, ndr) alla rete di captazione». Anche in questo caso la spiegazione del gestore - l'arrivo di nuovi rifiuti dopo 4 anni di fermo - convincono l'Agenzia, che scrive: «Non si ravvisano elementi di chiarezza documentale atti a spiegare e giustificare la presenza di biogas all’interno degli sfiati infratelo». Infine, Arpae ricorda la bonifica tutt'ora in corso per il superamento della concentrazione di alcuni parametri, come solfati, manganese e tetracloroetilene.

L'Agenzia si è espressa. Ora l'ultima parola spetta alla Regione.

Pierluigi Dallapina

© Riproduzione riservata

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