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Storico barista

Addio a Eros, l'amico dietro il bancone in piazzale Maestri

Addio a Eros, l'amico dietro il bancone in piazzale Maestri

di Michele Ceparano

16 Aprile 2022, 03:01

Era l'amico che tutti vorrebbero avere al proprio fianco. Scomparso a 71 anni, all'anagrafe Eller Barchi, per tutti era da sempre solo e soltanto Eros. A Parma si può dire con ragione che lo conoscevano tutti. Aveva, infatti, gestito il caffè pasticceria Tubino di piazzale Maestri fino al 2011. Il suo ultimo giorno di lavoro, intervistato dalla Gazzetta, alla domanda su come si sentisse, aveva ribattuto: «Non si può mica stare più di quarant'anni nello stesso posto».

Perché Eros, se lo si conosceva superficialmente, poteva anche apparire distaccato. Ma, in realtà, dietro quella «maschera» che si divertiva a indossare c'era un uomo di grande sensibilità e fine ironia che credeva fortemente nell'amicizia. Uno a cui confidare le proprie ansie e i propri problemi, sicuri che, affidati a lui, quei sentimenti sarebbero rimasti in cassaforte. Un vero amico dietro il bancone.

In piazzale Maestri, zona in cui ancora abitava, aveva alzato la serranda nel 1972, dopo aver lavorato alla Grotta Mafalda, storico locale del centro. Da quel giorno, però, Eros la «storia» l'aveva fatta proprio lì, a due passi da via Montebello. Il suo locale era rapidamente diventato non solo un punto di riferimento per la professionalità con cui lo gestiva, come ricorderanno gli amanti di dolci e caramelle che da lui potevano trovare davvero il top. Era, infatti, un «porto di mare», la «base» di diverse compagnie e il punto di partenza per indimenticabili «zingarate», per dirla con «Amici miei», e più parmigiane «baraccate».

«Mo siv bèle chi?» a volte in questo modo accoglieva gli amici che numerosi accorrevano nel suo locale. Ma era, tradotto, il suo modo, brusco solo all'apparenza, per dire «avete fatto bene a venirmi a trovare». Anche perché poi, una volta entrati, era quasi impossibile andarsene alla svelta. Innamorato della compagnia e un vulcano di idee, Eros aveva dato vita al gruppo «Tolasudolsa», simbolo di una città che esiste ormai solo nei ricordi. Fu anche un marchio per cappellini e gadget che fecero davvero epoca. Ma, soprattutto, una filosofia di vita.

Amante della battuta, che dispensava però sempre con educazione, aveva un'altra passione, quella per i Nomadi. Il suo locale era, infatti, un «tempio» dedicato al complesso (allora le band si chiamavano così) capitanato da Augusto Daolio, monumento della canzone italiana scomparso nel '92. Da Eros si poteva trovare di tutto sui Nomadi: cd, manifesti e fotografie, moltissime delle quali scattate proprio da lui, appassionatissimo di pellicole e obiettivi oltre che di libri e passeggiate.

Presenza fissa ai concerti nel periodo di Augusto, Eros divenne anche amico del grande cantante. Un rapporto che lo rendeva orgoglioso. I due, infatti, entrambi di origine reggiana e spiriti liberi e generosi, in fondo si somigliavano. La «colonna sonora» nel bar di Eros era ovviamente «nomadesca», ma si poteva ascoltare anche tanta altra musica di qualità, come quella della Pfm. Il suo amico Michele Mendi ha, però, voluto salutarlo in questo ultimo viaggio terreno con «Riempi quella vela e rompi quelle onde», parole tratte da «Gli aironi neri», capolavoro dei Nomadi a cui Eros era particolarmente affezionato.

Così come aveva un amore sterminato per la sua famiglia, la moglie Bianca Maria, la figlia Milena e le nipoti Emma e Marianna. Ma la sua grande famiglia erano anche gli amici che porteranno sempre nel cuore le «baraccate» che Eros organizzava e che ieri hanno gremito la chiesa di Marore dov'è stato celebrato il funerale. Sopra la bara il suo cappello da alpino, memoria di un passato di cui Eros andava fiero. In chiesa e fuori, invece, tanti occhi lucidi ma anche qualche sorriso di chi ripensava ai bei momenti che lui aveva fatto passare agli amici. Perché la sua gioia più grande era vedere gli altri felici. «Del suo posto di lavoro - ne ha tratteggiato la figura don Luigi Valentini - ha fatto un luogo di incontro, permettendo alle persone di stare bene insieme».

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