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8 maggio

Mauro Coruzzi: «Cara Mamma, ti scrivo là dove sei...»

Mauro Coruzzi: «Cara Mamma, ti scrivo là dove sei...»

08 Maggio 2022, 03:01

Cara Mamma, mi verrebbe da chiederti come stai, e se tu potessi rispondermi, da dove sei ormai da più di una ventina d’anni, sono certo che mi risponderesti «sto bene, nanì… e tu? E Maura?», preoccupata come sei sempre stata per noi, così come lo eri per nostro padre, Ugo, anche lui lontano da noi da tanto tempo…

Ma oggi è la tua festa, tua fino in fondo, perché sei stata la mamma che ogni figlio dovrebbe avere, quel senso di protezione e di amore incondizionato, tanto difficoltoso da ritrovare poi nel cammino della vita e altrettanto complicato da restituire a chi lo meriterebbe… Già, come diceva una vecchia canzone «Chi è troppo amato amore non dà…», e dopo di Te, egoista come sono, non mi è più riuscito di voler veramente il bene di qualcuno, sentendo il tuo andar via ancora adesso come ingiusto, perché non è per niente vero che il tempo aiuta a guarire dalle ferite, anzi, man mano che passano gli anni, continuo a ricamare inutilmente su come sarebbe stato bello sentire la tua voce ancora per anni, mentre canticchiavi le canzoni della nostra adorata Mina, o vederti tutta bella pettinata dopo l’ultima messa in piega dalla Viviana, la parrucchiera sotto casa che, illuminata pure lei dal tuo splendore, quando dava un ritocco alla tinta, non ti ha mai messo in testa quella sfumatura da “fata turchina” che pareva, allora, un destino inevitabile per le signore non più giovani… È che poi, dentro di me, sul fattore dell’età, c’è sempre l’infantile convinzione che tu mi veda ancora come un bimbetto, magro ossuto, mentre ora ho quasi 70 anni e più che figlio, mi sto trasformando in genitore “per” e “con” una sorella che, lei sì, ha bisogno d’amore, a maggior ragione ora che è in un momento difficile della sua vita. Io sono inadeguato e incapace di fare come te, di prendere i tanti insegnamenti che il tuo essere leale e altruista mi ha dato, come un protocollo da seguire, non ho la tua forza e nemmeno un briciolo della tua volontà, ho mille sensi di colpa per come mi comporto e per quel poco che faccio, terrorizzato come sono dall’idea che gli equilibri residui spariscano nel mare dei problemi che man mano arrivano a rendere sempre più complesso il venirne fuori. Quando mi dicevi «E allora… quando ti sposi? Sarei così felice di avere uno, due nipotini…» già sapevi dentro di te che non sarebbe mai accaduto, ma col sorriso sulle labbra ci provavi a dirmelo ugualmente, perché tanto era il tuo bisogno di dare amore che sognavi di poterlo estendere a pargoli che né io né Maura siamo riusciti a darti. So che questa lettera la scrivo più a me che a Te, perché ho paura che le Poste del Tempo, nell’universo, non riescano sempre a consegnare al destinatario la missiva, ma non importa: oggi è la Tua festa, io sono tuo figlio, orgoglioso di una mamma che mi ha insegnato l’amore, quello che t’andava restituito in vita e sul quale sono caduto come un rammollito, troppo preso dal “fuori” per poter guardare “dentro”. Non so se sia poi vero che ci si incontri prima o poi in un’altra vita: accadesse, vorrei arrivare all’incontro con un mazzo di fiori, per poterti comunque dire: «Auguri…Mamma». Buon 8 maggio.

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