L'appello di un papà
«Per lavoro sono abituato a ragionare sulle soluzioni e non a soffermarmi sui problemi: per questo vorrei fornire un approccio positivo e propositivo sull'autismo».
Paolo Minelli ha una moglie e tre figli: la più piccola, Serena, ha 4 anni ed è autistica. La famiglia lo ha scoperto presto e come accade quasi sempre in queste circostanze si è attivata subito per assicurarsi l’assistenza necessaria. Ma per sensibilizzare l’amministrazione comunale che verrà rispetto alle complessità che l’autismo comporta non solo nel privato delle famiglie ma anche nei luoghi pubblici, Minelli desidera dare qualche semplice suggerimento, magari già maturato e realizzato in altre realtà italiane, al prossimo sindaco («chiunque sia»), per fare di Parma una città veramente «autism friendly».
«Vorrei fare in modo che la prossima giunta, non importa quale, possa avere già delle possibili soluzioni a portata di mano, perché la disabilità non ha colore politico», osserva Minelli, spiegando come certe opzioni, facilmente realizzabili, potrebbero dare enorme sollievo a centinaia di famiglie parmigiane. Anche perché, secondo i dati forniti dall’Associazione nazionale genitori persone con autismo Parma, solo in provincia, sono circa 400 i nuclei familiari coinvolti.
Parchi giochi inclusivi
«La prima cosa che un Comune dovrebbe fare? Ci sono tante esperienze di parchi giochi inclusivi da tenere in considerazione: in città c’è qualche struttura con parchi per disabili motori, ma mancano quelli specifici per i disabili cognitivi, che esistono altrove e che accolgono tutti i bambini – osserva il genitore, ricordando le esigenze di un minore autistico che, spesso, non riesce a giocare con una comune altalena insieme agli altri bambini, anche a causa del rumore e dell’affollamento in un perimetro molto piccolo -. Inoltre, va tenuto presente che il disabile cognitivo rimane bambino anche quando diventa più grande, per cui in alcuni luoghi sono stati disposti giostre per adulti che, attraverso delle barriere verdi o acustiche, tengono separato quello spazio dal caos del traffico cittadino. Se non esistono possibilità di questo tipo, alcune famiglie fanno più fatica a uscire di casa e ad andare al parco e, purtroppo, si crea una sorta di ghettizzazione».
Accoglienza nei negozi
Come suggerito da Minelli, anche l’accoglienza in un panificio o in un supermercato può essere «autism friendly»: «Ci sono negozi segnalati su una mappa per cui quando si va a fare la spesa, i dipendenti, dopo un’adeguata formazione, sanno comunicare con il cliente autistico, anche perché in tanti, soprattutto quelli con una loro autonomia, vanno a fare la spesa. Ma ci sono anche proposte che riguardano lo spegnimento della musica, l’abbassamento delle luci o gli ingressi contingentati nei supermercati, per un’ora, in un determinato giorno della settimana per favorire la frequentazione».
Un lavoro «possibile»
«Come fa poi un autistico ad alto funzionamento, che ha finito il proprio ciclo di studi, a trovare un lavoro – si chiede Minelli -? Io vorrei che un comune gli andasse incontro o che si facesse da tramite con le aziende stesse che, magari grazie a dei corsi, riuscirebbero ad accogliere lavoratori autistici (o disabili motori, ma anche persone con la sindrome di Down). A Modena, per esempio, il progetto Tortellante coniuga le attività lavorative con i progetti di autonomia, in ottica di integrazione nella comunità, e nel milanese c’è PizzAut, una pizzeria gestita da ragazzi autistici. Queste possibilità esistono, ma Parma si deve attrezzare e si deve evolvere ulteriormente in questo ambito».
E se una città è «amica» delle persone autistiche, secondo Minelli, a giovarne è anche l’aspetto turistico: «Credo sia importante valorizzare, anche con la cartellonistica, l’esistenza di ristoranti, bar, musei e strutture autism friendly. Ai candidati sindaco dico che la città, se avesse anche questo tipo di attenzione, unita alle opportunità di lavoro e alle strutture attrezzate, acquisirebbe ulteriori gradi di appetibilità». Per Minelli, questi suggerimenti, con un costo prossimo allo zero, migliorerebbero la qualità della vita sia della persona autistica, sia dei suoi care giver: «Si tratta di interventi di rapida realizzazione e anche se è chiaro che per progettare o comprare un gioco occorre tempo, la possibilità di utilizzare fondi in arrivo magari c’è».
Giovanna Pavesi
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