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L'intervista

Ludovica Brandi: «Studio filosofia e la applico anche nella pallavolo»

Ludovica Brandi: «Studio filosofia e la applico anche nella pallavolo»

di Vittorio Rotolo

10 Giugno 2022, 03:01

«Prendila con filosofia» è un’espressione che ci si sente ripetere, quando confidiamo a qualcuno un nostro momento di difficoltà. È un’esortazione ad affrontare la vita con un atteggiamento sereno ed equilibrato. Esattamente come i filosofi, appunto. Ludovica Brandi, centrale classe 1998 del Galaxy Inzani, sa come interpretare questa...filosofia di vita applicata allo sport. Lei, milanese e figlia di Alberto - noto giornalista sportivo di Mediaset -, ha scelto Parma per completare il suo ciclo di studi universitari dedicati a questa disciplina: un percorso cominciato con il conseguimento della laurea triennale a Pavia. «La filosofia ha legami un po’ con tutto – osserva Brandi -: amplia gli orizzonti della conoscenza, permettendoti di analizzare criticamente situazioni e aspetti differenti».

Vale anche nello sport e nella pallavolo?

«Certamente. In partita o in gara, gli atleti devono essere allenati a comprendere ciò che accade intorno a loro e perché accade. La filosofia contribuisce allo sviluppo e alla formazione di un pensiero che sia comprensivo di molteplici punti di vista, per nulla scontati».

Nel mare in tempesta che ha attraversato con il Galaxy, negli ultimi mesi, le sarà stato utile questo esercizio.

«È stata una stagione turbolenta: forse è anche per questa ragione che la salvezza, conquistata all’ultimo respiro, ha assunto la dimensione di un’impresa».

Quando tutto sembrava ormai perduto, è come se il destino abbia voluto concedervi una seconda opportunità. È d’accordo?

«Non sono una grande fan del destino: penso che l’obiettivo ce lo siamo guadagnate punto dopo punto».

Il momento più duro?

«La sconfitta con l’Arbor, che ci aveva fatto sprofondare in un abisso. Quella sera, pur essendo andata in panchina solo per onor di firma, per i postumi di un infortunio, ho capito cosa significasse non poter uscire dalla palestra a testa alta».

E poi, cosa è successo?

«Abbiamo riacquistato sicurezza e fiducia nei nostri mezzi: nella volata finale, mentre Marudo arrancava, provato da una condizione di classifica inaspettata, noi abbiamo trovato slancio».

Per lei, sul piano personale, che stagione è stata?

«Tormentata, per via di alcuni problemi fisici che hanno condizionato il mio rendimento facendomi saltare diverse partite. In quindici anni di pallavolo, non avevo mai avuto un infortunio. Quest’anno, invece, ne ho affrontati ben due: prima alla spalla, poi alla caviglia. Per uno sportivo non è mai facile: non poter aiutare le compagne, mi ha fatto soffrire. La raggiunta salvezza mi ha ripagato di tutto».

I Brandi siete una famiglia di sportivi quasi per definizione.

«Lo sport è sempre stato di casa, da noi: per me era qualsiasi partita di calcio o di basket, da guardare. Mia mamma ha giocato a pallavolo, così come le due mie sorelle: una pratica ancora questa disciplina».

E papà Alberto la segue?

«Lo ha sempre fatto: col tempo, si è appassionato maggiormente alla pallavolo. Da quando gioco fuori Milano, visti i suoi impegni lavorativi, per lui è diventato più complicato venire a vedere le partite».

È capitato quest’anno?

«Una sola volta, proprio a Marudo nel ritorno dei play-out: devo dire che ha portato fortuna».

Lei dove ha cominciato a giocare?

«La trafila nelle giovanili l’ho fatta tutta a Milano. Poi tanta serie C, sempre fra la mia città e Pavia. Prima di trasferirmi a Parma ho giocato a Lugano, nella serie A svizzera».

Come si è trovata?

«Quanto a contenuti tecnici, quello svizzero non è ai livelli del massimo campionato italiano. Però l’esperienza vissuta in un contesto più “professionistico” della C, è stata proficua: c'erano diverse ragazze che militavano nelle rispettive nazionali e ho respirato l'aria delle competizioni europee, partecipando alla Challenge Cup».

Dopo la salvezza col Galaxy Inzani, si è presa anche un bronzo ai Campionati nazionali universitari con il Cus Parma.

«Altra esperienza stimolante, una bella occasione di confronto con realtà importanti. Il girone è stato alla nostra portata, peccato solo per la semifinale persa».

Parma le piace?

«Molto. Mi sono trovata benissimo anche nell’ambiente universitario: nel mio corso siamo in pochi. E a pensarci, non è affatto un male».

© Riproduzione riservata

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