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BORGOTARO

Svastica «in dono» alla Pacmogda: «Rancore? Nessuno, ma vorrei parlare a quei ragazzi»

Svastica «in dono» alla Pacmogda: «Rancore? Nessuno, ma vorrei parlare a quei ragazzi»

di Monica Rossi

12 Giugno 2022, 03:03

Amara pagina di inciviltà, quella che il 4 giugno ha colpito Clémentine Pacmogda, scrittrice ivoriana residente a Borgotaro. A Barga, nella provincia lucchese dove si trovava per un incontro nella locale scuola media per parlare della sua esperienza di istruzione in Africa, due ragazzi di 15-16 anni l’hanno avvicinata per offrirle un «dono».

«Si trattava della foto di una donna (ritagliata da un giornale, ndr) e mi colpirono subito i segni fatti a penna: una svastica e i simboli fallici sulla bocca - racconta la Pacmogda -. Chiesi se li avessero disegnati loro e perché avevano pensato di dare la foto a me. Divertiti, dissero che era un “regalo”». Dovendo tornare a casa per impegni famigliari, ha preso il ritaglio ed è salita in macchina. «Ogni volta che riguardavo l’immagine, mi faceva sempre più male - continua -. Avevo voglia di tornare sui miei passi e chiedere “perché?”. Il mio stupore era legato alla loro età: ancora liceali, hanno certamente studiato il senso della svastica e dovrebbero sapere cosa rappresenta. Però l’hanno fatto, hanno aggiunto un simbolo sessista e senza imbarazzo l’hanno dato a una donna. Ho pensato allora che tutto il lavoro che facciamo a scuola è servito a poco e che forse c’è chi non spiega l’orrore che si cela dietro la svastica».

Sulla vicenda ora indagano i Carabinieri. «Sono ragazzi, ma non si può lasciare perdere – dichiara -. Spero si faccia avanti qualcuno: preferirei fossero i ragazzi e i loro famigliari. Non serbo rancore, anzi, ma vorrei cercare di fargli capire la gravità del gesto. Non è facile capire la molla di certi comportamenti. I motivi possono essere vari: famigliari, culturali, politici. I ragazzi sentono e leggono di tutto tra tv e social e se non guidati si comportano male. Se sentono ad esempio dire che i neri o gli africani valgono poco, allora pensano di aver campo libero. E non viene loro insegnata la responsabilità».

Vitale, per la Pacmogda, il ruolo della scuola e delle istituzioni. «Il mondo è vasto e vario e ognuno porta un bagaglio di esperienze che può arricchire il prossimo. I giovani devono capire che un immigrato non è soltanto una persona che riceve, ma che può dare. Basta dargli voce, rispettarlo e ascoltarlo. Va spiegata la ricchezza della diversità, il valore dell’empatia e va posto l’accento sull’interculturalità anziché sulla multiculturalità».

Sulla vicenda è intervenuta la comunità valtarese e in particolare il sindaco di Borgotaro. «Per me - ha detto Marco Moglia -, sei una ballerina perché non sfiori alcun terreno, non appartieni ad alcuno, razza o nazione, se non alla tua dignità. A chi ti vede toccare il terreno, rammento che ogni luogo è un altrove e la posa è un rimbalzo verso nuove erranze. Tu appartieni al genere umano e, orgogliosamente, alla comunità di Borgotaro».

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