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progetto solidale

Con "La valigia di Marco e Anna" i bimbi giocano alla pace. E ora c'è il sogno della giocheria mobile

Con "La valigia di Marco e Anna" i bimbi giocano alla pace. E ora c'è il sogno della giocheria mobile

di Roberto Longoni

14 Giugno 2022, 03:01

I carri armati dai quali sono fuggiti con le loro madri restano ancora troppo vicini. Dagli un foglio e dei pennarelli, e troppo spesso i piccoli profughi disegneranno un mostro cingolato dal cannone fiammeggiante: accompagnato da incitazioni alla vendetta e alla vittoria, se colorato con il patriottico blu e giallo, o da maledizioni e bombe incombenti, se nemico. Non giocano alla guerra, i bambini ucraini: è la guerra a giocare con le loro vite. Ne sono assediati, perseguitati, massacrati. Come sempre nei conflitti moderni, l’infanzia è tra le prime vittime. Perché i più piccoli - per quanto possibile - possano tornare a liberarsi da tanta angoscia, vanno rifornite di attrezzi da scasso la loro fantasia e la loro esuberanza.

Corde per saltare, trottole, dadi figurati, palline da giocoleria, gessi per disegnare sull’asfalto: questo e altro ancora contiene la Valigia di Marco e Anna. Marco è Federici, il compianto collega scomparso in un incidente stradale nel 2013, e Anna è la figlia undicenne nata dal matrimonio con Chiara Cacciani, a sua volta giornalista della Gazzetta di Parma. «La Valigia - dice lei - è un altro modo per tenere legati un papà e una figlia ancora piccola, lasciandole in eredità il valore della solidarietà. Il progetto nasce dall’esigenza dei bambini, ma anche degli adolescenti, di fare i conti durante le grandi emergenze con il tempo che scorre lento, con le paure e i dolori di ogni tragedia collettiva». Ora è la guerra, e ancora si stenta a crederci, ma fino a pochi mesi fa era al terremoto che si pensava.

Inviato per la Gazzetta nell’Abruzzo devastato dal sisma, Marco vide Luigi Iannaccone, presidente del Seirs Croce gialla, insegnare ai piccoli ospiti di una tendopoli a giocare a sinalcoli. Non basta essere preparatissimi dal punto di vista sanitario: serve empatia, soprattutto in certi frangenti. Bisogna anche saper tornare bambini. «Marco non era ancora papà - ricorda Chiara -, ma rimase molto colpito, me ne parlò con emozione e volle la foto di quella scena nel suo libro dedicato ai soccorritori della Protezione civile (“Angeli tra le macerie”, ndr). Nel decimo anniversario del terremoto, io e Anna siamo state invitate in Abruzzo insieme alla Protezione civile. E Luigi ha insegnato anche a nostra figlia a giocare a sinalcoli».

Oltre a esserne l’ispiratore, Iannaccone è uno dei protagonisti del progetto. Al Seirs è affidata la consegna delle valigie. Sei sono già state inviate a Čop, dove sta sorgendo un centro d’accoglienza per minori vittime di stress postraumatico, una è stata donata alla scuola materna nella quale sono ospitati piccoli profughi a Zàhony, alla frontiera ungherese. «Altre tre - spiega il presidente del Seirs - le porteremo con la prossima missione: sono destinate a zone ancora più interne dell’Ucraina». In sede, in via Mantova, rimarrà solo l’originale preparato da Chiara, ancora «stupita che questa idea bizzarra sia diventata un progetto così bello. Anche se mai avrei voluto che fosse utile». Un progetto che prosegue. La Fondazione Munus l’ha sposato, promuovendo una raccolta fondi per finanziare altre valigie.

Quelle lontane lezioni a colpi di tappo insegnarono che nelle emergenze anche l’infanzia ha i propri generi di prima necessità. Come contenitore fu scelto un trolley da estetista-manicure, con tanti cassetti. Per riempirlo, Chiara coinvolse la famiglia e due amici professionisti del settore. «Davide Bonati, manager di una multinazionale dei giochi a Windsor, e Simone Serrao, titolare dell’Orso Ludo ed ex educatore del Ludobus. Con loro abbiamo pensato a situazioni di emergenza quale era stato l’Abruzzo: la valigia doveva contenere giochi di strada adatti a tutti, senza differenze di genere, facili da sanificare, che non scadessero né si rovinassero al primo utilizzo o al primo pezzo perduto». Si erano prese in considerazione un po’ tutte le necessità, tranne quelle di guerra. Così era, quando fu presentata la prima Valigia di Marco e Anna, all’inaugurazione della sede del Seirs intitolata a Federici («l'idea nacque anche per ringraziare chi stava dimostrando tanto affetto a noi e alla nostra storia»), nell’ex centro stampa della Gazzetta.

Dall’interesse suscitato allora si capì che quel bagaglio di gioia e speranza andava moltiplicato, condiviso. Che doveva diventare un progetto. Purtroppo, il 24 febbraio avrebbe costretto a pensare anche al terremoto scatenato dall'uomo contro l'uomo. Ora, alcuni giochi hanno lasciato il posto ad altri, pensati per chi sta al buio dei rifugi, sotto le bombe, immerso nella paura. Così, si sono aggiunti la lavagna luminosa e il teatrino delle ombre, per avere sempre la possibilità di raccontare belle storie e sognarsi altrove. Armi anticarro anche queste.

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