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Emergenza

Siccità, fiumi ridotti a rigagnoli: «Situazione sempre più grave»

Siccità, fiumi ridotti a rigagnoli: «Situazione sempre più grave»

di Chiara De Carli

18 Giugno 2022, 03:01

«Quello del corretto utilizzo delle risorse idriche non è più un tema di nicchia ma un tema di vita sociale, imprenditoriale ed economica: dobbiamo mettere da parte tutte le impostazioni ideologiche perché il problema della mancanza di acqua è attuale, non rinviabile e gravissimo». Così Andrea Massari, presidente della Provincia di Parma, commenta l’incontro avuto nei giorni scorsi con i vertici della Bonifica Parmense, la presidente Francesca Mantelli e il direttore generale Fabrizio Useri. L’occasione del confronto non è stata solo formale: a palazzo Giordani si è infatti fatto il punto sull’emergenza siccità che ha già portato, in alcuni Comuni di Lombardia e Piemonte, al razionamento notturno.
Ed è di ieri il provvedimento dei sindaci di Fornovo e Bore di vietare l'utilizzo di acqua potabile per usi che non siano strettamente legati all'igiene e domestici. In pratica non sarà possibile innaffiare orti, giardini e cortili, ad esempio lavare l'auto o riempire piscine con acqua potabile proveniente dall'acquedotto comunale fino al 30 settembre.

Tornando all'incontro tra Provincia e Bonifica, il Consorzio ha illustrato ai membri delegati del Consiglio provinciale presenti – Giovanni Bertocchi, Beniamina Carretta, Daniele Friggeri, Sara Tonini – al dirigente Andrea Ruffini e a Paolo Bianchi, Capo di Gabinetto del presidente, l’attività operativa in corso nel 2022 in un territorio che vede, per ben due terzi, la presenza di zone montane, spesso fragili e colpite da criticità geomorfologiche e le cui aree agricole seguitano ad essere monitorate e tutelate dall’ente grazie ai progetti appositamente dedicati come Difesa Attiva Appennino.

Secondo l’Autorità Distrettuale del fiume Po, inoltre, i valori registrati sono tra i peggiori degli ultimi 70 anni e il perdurare della siccità, unita a temperature più alte della media, rende lo scenario sempre più critico.

«A causa dei livelli estremamente ridotti di portata del Po stiamo operando manovre di emergenza nel nostro impianto consortile di Foce Ongina, con grandi sforzi economici e nutrito impiego di uomini e mezzi – ha sottolineato Useri -: attività indispensabili per tentare di continuare a garantire il servizio irriguo ai comprensori della zona». Pomodoro, mais e prati stabili sono già «a rischio», così come parte del comparto agroalimentare della Food Valley che - come segnala Confagricoltura - vede già sensibilmente aumentati i costi di produzione proprio a causa dell’aumento delle spese di irrigazione. Una soluzione su cui si sta lavorando per fronteggiare questo tipo di emergenza, sempre più frequente e prolungata, è quella della realizzazione di piccoli e medi invasi che consentano di trattenere l’acqua nei periodi piovosi e utilizzarla successivamente.

«La strada da percorrere è quella di promuovere una cultura di invasi diffusi sul territorio – conferma Massari – e come Provincia abbiamo preso l’impegno di inserire nella pianificazione provinciale la necessità di una maggiore attenzione a questo tema. Le priorità che oggi dobbiamo darci sono: risparmio delle risorse, efficientamento dei meccanismi di utilizzo e nuovi strumenti per poterci dotare di scorte. L’ente e i suoi uffici saranno a disposizione dei Comuni per attivare azioni di qualificazione dei sistemi dei canali privati della provincia; per la programmazione e definizione di un sistema di medio-piccoli bacini per attenuare il problemi dell’irrigazione della nostra agricoltura. Insomma una collaborazione virtuosa che si possa sviluppare nel corso dei prossimi anni per fronteggiare questo difficile momento». E coesione è anche la parola d’ordine per la presidente del Consorzio. «E’ il momento della dell’unità e di una ritrovata sensibilità di amministrazioni locali, enti, istituzioni, Anbi e i consorzi di bonifica – è l’appello della Mantelli -: tutti insieme dobbiamo fare fronte unico dinnanzi l’emergenza irrigua. Nel Parmense mancano piccoli e medi invasi, laghetti e bacini di captazione per trattenere l’acqua quando c’è e dunque occorre reciproca collaborazione per la progettazione e la realizzazione di infrastrutture che mirino ad un utilizzo della risorsa idrica maggiormente virtuoso».

Chiara De Carli

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