Orti sociali: comincia il viaggio
Gli orti sociali sono il simbolo di un modo di vivere: attivo, salutare, ecologico, comunicativo, collettivo.
A Parma gli «ortolani» comunali sono 1800, orto più, orto meno. La stragrande maggioranza sono pensionati, ma c’è anche chi arriva dopo il lavoro e considera quel fazzoletto di terra da cinquanta metri quadrati semplicemente un rifugio contro le insidie del mondo; chi vive un rapporto attivo con la natura, e chi prova soddisfazione nel vedere spuntare patate, insalata e zucchine, che lui stesso ha seminato, innaffiato, protetto dal gelo e raccolto. E le mette in padella con la legittima convinzione che le sue verdure non trattate hanno il sapore migliore del mondo perché sono nate dal lavoro delle sue braccia.
A Parma gli orti sociali sono nati nelle aree di proprietà comunale inutilizzate, nei primi anni settanta. E’ stata una fra le prime esperienze a livello nazionale, e sicuramente quella realizzata in forma più estesa. Ancora una volta l’esperimento porta la firma di Mario Tommasini, allora assessore comunale ai servizi sociali.
I primi a sorgere furono quelli di via del Garda e di via Venezia. Lo scopo era chiaro: dare vita ad uno strumento per combattere la solitudine, favorire l’aggregazione e dare più vita agli anni della terza età. Oggi, dopo oltre mezzo secolo, gli orti sociali sono più vivi che mai, dislocati in sette aree di diverse dimensioni, con centri sociali annessi per fare gruppo anche nelle serate d’estate e nelle giornate d’inverno. A coordinare l’assegnazione degli orti e la gestione degli spazi collettivi, su incarico del Comune, è l'Ancescao, figlia di una rete nazionale, creata praticamente insieme agli orti, operativa in 19 regioni e 83 province, con 366mila soci e 22.500 orti. A Parma Ancescao è in piena attività nella sede di via Milano, non solo per gestire gli orti e mantenere i rapporti con i coltivatori, ma anche per promuovere attività legate ad arte, cultura, solidarietà e turismo per la terza età.
La guida Benedetto D’Accardi, ispettore di Polizia in pensione, originario di Palermo, che vive a Parma nel 1968: «La nostra associazione – spiega D’Accardi – è pienamente inserita nella rete del volontariato, è da sempre vicina agli anziani per le più svariate esigenze, ma l’impegno degli orti è quello che ci assorbe di gran lunga di più. Oggi non è sufficiente assegnare un pezzo di terra e assicurarsi che tutto funzioni regolarmente, occorre avere lo sguardo più lungo, consapevoli che il mondo sta cambiando, che noi non siamo più gli stessi di trent’anni fa, e che anche gli orti sociali non possono rimanere un’isola più o meno felice chiusa in sé stessa. Per questo abbiamo in atto una serie di iniziative che vedono i nostri coltivatori destinatari e protagonisti. Gli orti si propongono sempre di più come entità collettiva, con uno sguardo che supera il pezzetto di terra da coltivare».
Ancescao è così stata individuata dal Comune di Parma come riferimento per la redazione di un regolamento di gestione degli orti sociali, adottato nel 2019 e redatto da un Comitato unificato di cui fanno parte, oltre a D’Accardi, i presidenti dei sette comitati ortivi e un delegato del Comune di Parma.
Il regolamento disciplina assegnazione degli spazi, modalità di gestione, accesso e regole di comportamento. Nonostante la brusca frenata durante la pandemia (che ha messo a rischio persino le coltivazioni), i progetti si sono moltiplicati. La svolta nella vita degli orti sociali è stata resa evidente in un convegno regionale organizzato nel 2021 al centro sociale «Il Tulipano», alla presenza della vicepresidente della Regione Elly Schlein: socialità, solidarietà, difesa dell’ambiente sono i valori ispiratori del piccolo universo degli orti parmigiani. «Non a caso – fa notare Eugenia Marè, che cura per l’associazione l’area progettazione e innovazione – la nostra parola d’ordine è «Coltiviamo insieme nuove pratiche solidali e sostenibili per l’ambiente», ispirata all’Agenda 2030».
Il progetto più importante, «Ortaggi in rete», è stato presentato nel bando di Fondazione Cariparma, ottenendo un importante finanziamento. Il progetto, in avanzata fase di realizzazione, prevede il conferimento dei prodotti eccedenti il consumo familiare all’Emporio Solidale, una serie di azioni ispirate alla transizione ecologica, come l’approccio alla coltivazione più biologico e sostenibile, attività di formazione «sul campo» degli orticultori, la realizzazione di piazzole di compostaggio in tutte le aree ortive, in convenzione con il Comune di Parma e la cooperativa Cigno Verde.
Inoltre, grazie all’azione di mappatura affidata ad un agronomo, è stato eliminato l’amianto presente in alcune strutture, si sono messe in sicurezza le alberature, ed è stato inaugurato un parco natura alla Crocetta, con la piantumazione di alberi all’esterno delle aree ortive.
La seconda fase del bando prevede l’erogazione di nuove risorse nel prossimo biennio, che verranno utilizzate per avvalersi della presenza permanente di un agronomo a servizio degli orti sociali, la distribuzione gratuita di fertilizzante biologico realizzato con gli scarti di lavorazione delle barbabietole da zucchero, e l’attuazione di corsi per l’utilizzo corretto delle piazzole di compostaggio, che in futuro ospiteranno anche gli scarti provenienti dall’Emporio Solidale, chiudendo così il cerchio del circuito virtuoso degli ortaggi.
Ma c’è anche un altro cerchio che si chiude: «I percettori del reddito di cittadinanza – informa infine loi stesso D’Accardi – sono chiamati a prestare almeno otto ore a settimana in lavori di pubblica utilità: saranno impiegati anche nelle nostre strutture ortive, per affiancare gli ortolani nei lavori di manutenzione degli spazi comuni».
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