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siccità & co.

La rete idrica di Parma fa acqua: ogni km di tubo perde 11mila litri al giorno

Troppe dispersioni dagli acquedotti di Parma: addio al 36% d'acqua

di Giuseppe Milano

14 Luglio 2022, 03:01

Provate a passeggiare per un chilometro, sono più o meno 735 passi. Ed immaginate anche che, ad ogni singolo passo, zampillino dal terreno più di 15 litri d'acqua. Questo è quanto perdiamo, solo in un giorno, dalla rete idrica dell'acqua potabile di Parma e provincia. Il dato è quasi incredibile, allo stesso modo preoccupante. Ancora di più in epoca di grande siccità, con i fiumi al minimo storico e l'irrigazione dei terreni in piena emergenza.

Addio a 7.500 bottiglie

L'esempio fatto prende spunto dai dati ufficiali sulle dispersioni della rete dell'acqua potabile di Parma e provincia. Ogni chilometro di tubo, grande o piccolo che sia, lascia nel terreno, ogni 24 ore, 11,36 metri cubi d'acqua potabile. Sono ben 11.360 litri, l'equivalente di circa 7.500 delle classiche bottiglie di plastica da un litro e mezzo che acquistiamo al supermercato.

3.000 chilometri di tubi

Se poi si pensa poi che la rete gestita da Ireti è lunga oltre 3.000 chilometri ecco allora che i numeri diventano enormi. Impossibili da trasformare in litri, bottiglie, tanto meno in passi.

Ogni giorno non arrivano ai nostri rubinetti 34.080 metri cubi di «oro blu», in un anno 12 milioni. Ed è questa la cifra esatta che, nel 2021, Ireti, la società che gestisce la rete di gran parte della provincia di Parma assieme a EmiliAmbiente e Montagna 2000, non ha potuto fatturare sui 36 milioni di metri cubi prelevati.

Meglio Piacenza e Reggio

Secondo i dati di Atersir (l'Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti), e della stessa Ireti, non arriva nelle case e nelle aziende circa il 36% di quanto scorre nelle tubature della provincia. Numero complessivamente inferiore alle media nazionale, che si attesta sul 39% (anche se alcune analisi indipendenti la portano sino al 42%), ma decisamente più elevato rispetto a quanto succede oggi a Piacenza (25%) o Reggio Emilia (28,1%).

Negli ultimi anni gli interventi, che proseguiranno anche nel 2022, hanno permesso di ridurre le perdite reali di molti milioni di metri cubi. Nel 2015 il dato, secondo il report di Ireti su «Il servizio acquedottistico a Parma», era infatti del 43%. Un calo delle perdite che ha permesso di risparmiare 5,3 milioni di metri cubi di potabile e, cosa non piccola in giorni di crisi energetica, tagliare 4,4 milioni di Kwh della energia elettrica impiegata per sollevare l'acqua dai pozzi sparsi sul territorio.

L'impegno di Ireti

Per diminuire la percentuale di dispersione ed ottimizzare la gestione Ireti conferma di avere investito «negli ultimi anni sulla suddivisione della rete in porzioni definite e quindi molto più controllabili», la cosiddetta distrettualizzazione, «attualmente in essere sul 70% della rete e sulla regolazione ottimale delle pressioni. Queste attività permettono di monitorare costantemente l’andamento dei consumi e consentono di individuare in modo rapido le dispersioni per poi intervenire in modo mirato con le campagne di ricerca delle perdite».

Siccità «nemica» dei tubi

Ma questo ovviamente ancora non basta. L'obiettivo dichiarato è quello di arrivare al 2030 a portare la percentuale degli sprechi attorno al 20%. Obiettivo difficile anche perché le condizioni meteorologiche, oltre a ridurre l'acqua a disposizione, rischiano di incidere anche sullo stato di salute delle condutture. La siccità, rendendo il terreno più secco, aumenta infatti il rischio di deteriorare le tubature, in particolare quelle più superficiali. Il cambiamento climatico potrebbe insomma non solo rendere sempre più scarse le dotazioni di acqua potabile ma anche vanificare tutti quegli interventi che, faticosamente, stanno cercando di sanare le perdite.

La falda scende

In più la falda comincia a scendere. Nei 100 pozzi dove viene captata la risorsa blu e nelle 390 sorgenti collinari e montane, «a causa della scarsità delle precipitazioni, i livelli sono attualmente in calo rispetto alle annate precedenti e sono confrontabili con quelli registrati durante la siccità del 2017. Tuttavia i pozzi non hanno evidenziato diminuzioni eccessive di portata», spiega ancora Ireti. In questo momento il livello sarebbe inferiore di un metro rispetto allo scorso anno ma, mette in allerta Ireti, «le produzioni delle sorgenti che alimentano l’area montana sono in diminuzione: per questo motivo è in atto un attento e frequente controllo delle fonti che ha lo scopo di prevenire eventuali criticità».

Per ora comunque nessuna ipotesi di razionamento delle forniture da parte dell'ente gestore della rete, anche perché lo hanno già fatto gli enti locali, comune di Parma in testa, con diverse ordinanze rivolte alla popolazione. Da parte sua Ireti non fa altro che «sottolineare la necessità da parte degli utenti del rigoroso rispetto delle ordinanze per la limitazione dell’uso di acqua potabile emesse dai comuni e della massima attenzione a mantenere comportamenti finalizzati al risparmio idrico».

196 litri a testa

Ma nel frattempo l'acqua diventa sempre più un bene prezioso e raro, ma che al contempo utilizziamo ogni giorno di più. Ed anche i cittadini devono prestare sempre più attenzione agli sprechi inutili. Attualmente il consumo medio pro-capite giornaliero in provincia si attesta sui 195 litri. La media nazionale è invece di circa 220 litri, ma le realtà di Piacenza e Reggio Emilia, per proseguire con il confronto, sanno risparmiare un po' di più. E questa volta conviene seguire l'esempio. Meglio quindi chiudere il rubinetto quando non serve. È sempre la prima regola per evitare gli sprechi, acquedotto «colabrodo» a parte.

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