sicurezza
Paradossalmente tutto è cominciato fuori città, dove quasi si respira la campagna. Per la precisione questa storia inizia a Roncopascolo dove, nel 2015, gli esasperati abitanti di una corte ristrutturata un brutto giorno si sono ritrovati in cortile. E si sono guardati in faccia. «Non possiamo andare avanti così», hanno borbottato quasi in coro. Ed è facile capire il motivo di quello scoramento: nei due anni precedenti, infatti, quell'insediamento era stato preso di mira dai ladri che avevano messo a segno oltre cinquanta furti. E c'era chi, ormai, alle finestre forzate e alla casa sottosopra pareva essersi quasi abituato. Anche se, almeno, non rassegnato.
«Quello è stato il momento di svolta, quello in cui abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa», spiega Gianni Mascitti che in quella corte abita ancora. E che con soddisfazione aggiunge: «Però di furti non ce ne sono più stati». Merito suo, degli altri residenti del condominio e dei tanti, a Roncopascolo e in giro per la provincia che partendo da quello stillicidio di effrazioni hanno deciso di fare la cosa in apparenza più ovvia ma risolutiva. Ovvero mettere in piedi il controllo di vicinato, che poi non è altro che l'attuazione di un modello un tempo comune: io controllo la mia casa e anche quelle intorno. Tradotto: ci si dà reciprocamente una mano e un occhio. Sembra poca cosa ma ladri e balordi, a quel punto, preferiscono girare alla larga.
«E' un tipo di iniziativa che nasce negli Stati Uniti negli anni '60 ed è arrivata in Europa negli anni '80 grazie ad un progetto partito dalla cittadina inglese di Mollington», prosegue Mascitti. Che quella prima esperienza pilota nata quasi per caso l'ha trasformata in una specie di missione, tanto da essere diventato il presidente dell'Associazione Controllo di Vicinato di Parma. «Non siamo più dei pionieri. Ora solo in città ci sono 46 gruppi di controllo che raccolgono più di 2800 persone». Un piccolo esercito che opera dietro il vessillo di un cartello quadrato che, sempre più di frequente si vede nelle nostre strade e che ha fatto proprio un motto: «Un buon vicino è il miglior antifurto».
«Si tratta di applicare un concetto elementare: la collaborazione tra le persone è fondamentale perché si instauri un clima di sicurezza che poi verrà percepito da tutti, in particolare dai più deboli come gli anziani. Questo perché è rassicurante sapere di poter contare sugli occhi di tanti e non solo sui propri. E in più cresce la conoscenza reciproca e, di conseguenza, la solidarietà». Fatto strano, partendo dalla prevenzione dei reati si finisce per arrivare a parlare di socialità.
«Eppure è così: i residenti si conoscono e smettono di pensare che intorno a loro ci siano solo sconosciuti, volti senza nome. Al contrario i vicini si svelano con i propri nomi, le proprie voci, nascono anche amicizie. E ovviamente tra amici ci si aiuta, ci si dà una mano». Nelle piccole cose di tutti i giorni ma soprattutto nel controllo del territorio. Perché prima ognuno pensava e guardava per sé. Adesso guarda anche per gli altri».
Una scommessa che, come detto, sta funzionando. Sempre più persone decidono di aderire, sempre più strade e quartieri si associano. Ma senza mai cedere a smanie da giustizieri. «Questo va ripetuto sempre e con forza: il controllo di vicinato non significa sostituirsi alle forze dell'ordine. Anzi. I gruppi non fanno ronde, non fanno indagini, non schedano le persone e non arrestano nessuno».
Solamente, nel caso notino qualcosa che pare sospetto o fuori luogo lo segnalano, grazie alle chat sui cellulari, al proprio referente che dopo opportuna valutazione lo passa, a sua volta, alle forze dell'ordine che si occuperanno, nel caso di intervenire.
Può parere un sistema complicato: ma funziona. E infatti i casi di reati sventati e di delinquenti fermati sulla base di queste segnalazioni sono sempre più frequenti. E più la rete si allarga e aumentano gli occhi più il monitoraggio funziona.
«A volte bastano piccole cose come, ad esempio, affacciarsi al suono di un allarme, all'abbaiare di cani o sentendo rumori anomali o ritirare la posta del vicino, guardare casa sua quando è assente per fare la differenza». Anche perché ormai il sistema, dopo qualche anno è rodato, i coordinatori sono sempre più preparati e la collaborazione con le istituzioni viaggia spedita.
«Abbiamo da fine 2019 una sede in via Gramsci che ci è stata messa a disposizione dal Comune e con lo stesso Comune abbiamo siglato un patto di collaborazione per la sicurezza partecipata - prosegue Mascitti che con entusiasmo presenta anche le attività in cantiere per il futuro: - Abbiamo già nuove richieste e stiamo facendo un censimento dei gruppi attivi anche in provincia. Complessivamente abbiamo notizia di almeno altri 35 gruppi che raccolgono oltre 2000 persone ma vogliamo continuare a crescere».
Perché, parafrasando un vecchio spot di successo, tanti occhi sono meglio di uno. E non c'è telecamera più intelligente che il cervello delle persone.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata