ANNIVERSARIO
Cento anni fa, il 31 luglio 1922, nasceva Carlo Buzzi. Alla vigilia delle Barricate. Un figlio di Parma, di borog Bartan. In quell’anno prenderà il potere in Italia il fascismo. Alla Liberazione Carlo Buzzi avrà poco meno di 23 anni. La sua vita sarà totalmente dedicata alla democrazia. Per la scuola, per la politica.
Maestro elementare, dopo aver vinto il concorso sceglie la scuola Cocconi, in Piazzale Picelli. Si laurea in pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È sindacalista nella Cisl, fondatore del Sinascel., il Sindacato dei maestri elementari. Promuove la vita degli insegnanti come fondamento della nazione. È la stagione costituente del Paese, tutta la società ne è partecipe, è il tempo della ricostruzione materiale e morale dell’Italia.
La scuola è in prima linea, Carlo è un entusiasta, la passione politica è parte della sua dimensione spirituale. Cresciuto alla scuola di Carmela Dagnino, formatrice di maestri, è entrato presto nell’Associazione Italiana Maestri Cattolici di cui è stato a lungo dirigente e poi Presidente Nazionale. La storia dell’Aimc è profondamente legata a Maria Badaloni e a Carlo Buzzi, animatori di cultura professionale e civile che coinvolge migliaia di insegnanti in ogni parte d’Italia. La democrazia vissuta come costruzione del tessuto sociale, culturale e civile di un intero popolo.
Un uomo che ha visto nell’educazione il tesoro, il riscatto dei più poveri come un dovere civile, la scuola “aperta a tutti”, secondo la Costituzione, come la chiave di volta del Paese. Parlamentare della Democrazia Cristiana, per diverse legislature, deputato alla Camera e poi senatore, presidente della commissione Istruzione del Senato, ha rappresentato l’anima popolare e progressista del partito, con i valori del cattolicesimo democratico, con la visione sociale e lo spirito solidale della terra emiliana.
È stato un innovatore, intuiva il cambiamento, ne avvertiva l’urgenza. Con l’equilibrio che nasceva dal profondo rispetto delle persone e delle idee altrui, in lui connaturato. Il centenario della sua nascita ce lo restituisce a tutto tondo nella stagione dell’Italia democratica, nell’impegno della Repubblica per l’educazione, nell’investimento sulla scuola come motore sociale, base di ogni progresso economico, culturale, civile.
Formatosi nell’Azione Cattolica, ha vissuto la sua appartenenza alla Chiesa nella pienezza della laicità, di una spiritualità incarnata nella vita e nella storia. La stagione del Concilio Vaticano II lo ha trovato attento al nuovo spirito della Chiesa nel mondo, lui che aveva frequentato il pensiero di Maritain e di Mounier, di Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani. Ha vissuto la politica come un servizio alla comunità. Una politica che promuoveva il lavoro, l’istruzione, il welfare, la partecipazione dei cittadini. Una stagione di diritti, e di una forte assunzione di responsabilità, per tutti. Negli anni settanta ha sostenuto l’introduzione nella scuola di organi collegiali, volti a favorire la partecipazione dei genitori e l’apertura al territorio. Quante persone Carlo ha incontrato, quante ne ha aiutate. Il suo sorriso accoglieva, dava fiducia. Nella serietà, nella sobrietà dello stile e del comportamento. Conosceva la responsabilità della politica e dell’azione di governo, la promozione delle leggi e l’efficacia dell’azione amministrativa. Per questo il suo impegno era coerente e totale, nei discorsi e nelle azioni concrete, nella vita pubblica vissuta sempre «con disciplina e onore».
Carlo Buzzi è stato membro del Governo, dal 1978 al 1979 e dal 1976 al 1977. Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, ha operato per il rinnovamento nella scuola italiana. Dopo aver partecipato alla lunga stagione riformatrice della scuola del fanciullo, dal 1946 in poi, della scuola materna della cui Federazione (FISM) è stato fondatore, ha costruito nel 1962 la Scuola Media unica, poi il Tempo Pieno. Sarà l’artefice della Legge n. 517/77, che sancisce il diritto all’istruzione nelle classi comuni degli alunni in situazione di handicap, favorisce le classi aperte e il lavoro di gruppo. Con questa legge l’Italia sarà all’avanguardia in Europa.
La scuola moderna, di base, della Repubblica ha senza dubbio l’impronta di Carlo. Da Parma a Roma, la sua cultura democratica segna una feconda stagione per l’Italia. Carlo percorrerà il paese da un capo all’altro, sempre disponibile.
Rientrato a Parma, nel 1996 viene chiamato alla guida del Comitato per la rinascita di San Francesco del Prato. Da presidente del Comitato mette le basi con tenacia, con passione e con lungimiranza, per la restituzione alla città del gioiello di bellezza, di cultura, di spiritualità che oggi conosciamo.
Carlo muore il 15 novembre 2004. L’eredità della sua vita è grandissima. Dentro la storia di Parma, dentro il progresso democratico e civile dell’Italia. Il suo nome merita di essere ricordato per sempre, ad esempio attraverso l’intitolazione a lui di una scuola della città. Promessa di futuro, come Carlo ha sempre creduto.
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