Colorno
Colorno Il viaggio non è l’emozione di attimi pericolosi. Il viaggio è la gioia del tempo. Pericolo è stare rinchiusi. Inizia così «Il Viaggiatore», canzone dei Mercanti di liquore. Un lungo viaggio, a piedi, da solo, lo ha concluso il 24 agosto a Roma Paolo Bettati, 51 anni, giocatore prima e allenatore ora nel Rugby Colorno.
Era partito il 30 maggio da Canterbury per percorrere la Via Francigena.
«Un’avventura, semplicemente». Sempre per dirla coi Mercanti di liquore, il viaggiatore viaggia solo. «Poi lungo il percorso - spiega - ogni tanto qualcuno si aggrega per qualche chilometro, ma in Francia soprattutto ero spesso da solo. Beh è strano tornare alla solita quotidianità: in effetti sembra di essere più in pericolo, per certi versi». A proposito di pericolo, non tanto per sé: per attraversare la Manica ha dovuto fare l’autostop. «Sì perché i traghetti non prendevano più a bordo persone a piedi. Mi ha caricato una ragazza olandese, che era sola. Le ho detto se era matta, perché al giorno d’oggi non è molto raccomandabile per una ragazza sola caricare qualcuno: io non lo avrei fatto». Ma persone di buon cuore esistono e talvolta la fiducia viene ripagata.
Di ciò è stato costellato il suo percorso, perché in molti casi ha dovuto affidarsi a quello per un giaciglio.
«Certo. Io non ho prenotato nulla, ma, fortunatamente, ho sempre dormito sotto un tetto - continua -. A volte ho dovuto pagare in albergo, ma spesso ero ospitato e foraggiato da gente del posto. Una coppia mi ha addirittura portato a fare un bagno perché c’era caldo e una signora di 83 anni si è alzata al mattino alle 5 per prepararmi la colazione».
Ogni giorno è diverso dall’altro per cui serve spirito di adattamento. «A casa hai gli orari per andare al lavoro, agli allenamenti. Là devi adattarti alle giornate, ai momenti. L’unico giorno veramente programmato è stato per vedere la finale scudetto dell’Under 19 col Benetton».
A camminare tanto si consumano le suole. «Infatti ne ho rotta una degli scarponcini - racconta -, che usavo quando dovevo percorrere un bosco o tratti un po’ sconnessi. Ho continuato per un po’, avevo tagliato un pezzo cercando di livellarla perché il piede era storto, ma me lo sono un po’ “sagrinato”, allora di sera sono andato di crema per qualche giorno». A camminare tanto per così tanti giorni si consuma anche la mente, forse. «Mah, nei mesi precedenti la partenza ho fatto alcune sedute con Roberto Lorenzani (mental coach, ndr) e devo dire che mi è stato utile - aggiunge -. Poi c’è il paesaggio. Pensi un po’ a tutto, ma è un modo per aver tempo per se stessi; non credo di aver trovato un Bettati diverso, magari lo dirà il tempo. Viaggiare è sempre un modo per crescere, lo consiglio, anche per pochi giorni». E poi l’arrivo a Roma, anzi, in Vaticano. «Il mercoledì era giorno delle udienze papali. Ho chiesto, mi hanno fatto entrare e mi hanno messo in seconda fila. Per darmi un minimo di contegno mi ero fatto prestare un paio di jeans da Cicchinelli (ex giocatore, laziale, del Colorno, ndr). Verso la fine ci hanno fatto andare a dar la mano a Papa Francesco, ma non me lo aspettavo».
E anche un «duro» come il «Betto» che si definisce un «credente a modo mio» si è sciolto: «Ero emozionatissimo, non so neanche se mi ha detto qualcosa. Quando sono uscito mi sono commosso: è una figura di una portata enorme».
Paolo Mulazzi
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