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Quegli acconti andati in fumo: la truffa del pellet sbarca a Parma

Quegli acconti andati in fumo: la truffa del pellet sbarca a Parma

di Chiara De Carli

01 Settembre 2022, 03:01

È sbarcata anche nel Parmense, finora fortunatamente senza mietere vittime, la «truffa del pellet». Il momento è buono: l’aumento dei prezzi di gas ed elettricità sta infatti mettendo a dura prova non solo le aziende ma anche i cittadini, che guardano con preoccupazione al prossimo inverno e al giorno di accensione del riscaldamento.

E nemmeno chi ha una stufa a pellet - soluzione ecologica, e fino all’anno scorso anche economica, per riscaldare gli ambienti di casa - è esente da preoccupazioni: il costo di un sacco è passato dai 5 euro circa del 2021 fino ad arrivare, oggi, anche a 15 euro. Solo poche settimane fa, la Guardia di Finanza ha sequestrato 5 mila tonnellate di prodotto - circa un milione e mezzo di sacchi - non conformi alle regole e di bassa qualità, con all’interno colle e additivi nocivi per la salute, già pronti per essere messi sul mercato, «salvando» così gli ignari consumatori.

Ma la ricerca dell’affare ha fatto moltiplicare i truffatori sul web. Anche a Parma non sono mancati i tentativi di «aggancio», andati in fumo solo grazie all’accortezza degli acquirenti che, prima di pagare, hanno voluto fare qualche controllo in più sul sedicente venditore.

La modalità di contatto è stata simile per tutti: su mercatini on line, siti di «cerco e offro», ma anche su pagine e siti creati ad hoc o su gruppi sui social network il sedicente venditore (o, in alcuni casi, produttore) propone sacchi di pellet a prezzi concorrenziali, bassi ma non troppo. E siccome chi ha una stufa a pellet sa che l’utilizzo di prodotti di qualità è fondamentale, la proposta è – sulla carta – improntata alla massima tutela dell’acquirente: versare semplicemente un acconto a copertura delle spese di trasporto e pagare il resto alla consegna, dopo aver verificato la conformità del prodotto. Prodotto che, però, non arriverà mai, come anche le risposte alle email o ai numeri di telefono dei venditori/truffatori. Su Facebook, molti utenti caduti in trappola hanno creato un gruppo per aiutare a non incappare in situazioni di questo tipo, indicando i nomi o i numeri di telefono di chi li ha truffati.

E anche la polizia postale, dal suo sito istituzionale, mette in guardia i cittadini: «Per evitare di incappare in spiacevoli inconvenienti, la Polizia postale e delle comunicazioni consiglia di: verificare sul sito dell’Agenzia delle entrate che alla partita Iva del venditore corrisponda un’azienda realmente esistente; verificare che l’annuncio non sia stato già segnalato da altri utenti come fraudolento; verificare che il profilo feedback del venditore abbia un gradimento elevato».

Chiara De Carli

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