Tornolo
Tornolo L’incerto destino delle tante frazioni della montagna, svuotate con l’emigrazione del secolo scorso e difficilmente ripopolate negli anni successivi, non sempre volge al peggio.
È il caso della piccola, quasi sconosciuta Giuncareggio (nel comune di Tornolo, vicino a Santa Maria del Taro), che fino agli inizi degli anni Sessanta del ‘900 contava cento abitanti, altrettante vacche da latte, una dozzina di case curate, e un’economia (magra, ma strenuamente difesa) che ruotava intorno a grano, castagne, granoturco, formaggio, funghi.
Come molti borghi rurali dell’Appennino, annoverava giusto una manciata di cognomi, che nel caso della frazione tornolese erano infatti appena tre. Con l’emigrazione, tanto verso le città italiane quanto verso le destinazioni oltre confine spesso con biglietto di sola andata, la frazione si è letteralmente svuotata: a resistere sei residenti, nessuno dei quali nel vecchio paese, e soprattutto nessun ragazzo o bambino.
Ferme le attività agricole, si sono svuotate le stalle. E poi, inesorabilmente, l’abbandono ha avuto la meglio e il tempo ha lasciato il segno: fino a pochi mesi fa, chi passava di qui veniva accolto da ruderi non rimossi di case crollate, case pericolanti, strade dissestate, sterpaglie.
Intorno, il silenzio «assordante» dei borghi rimasti quasi senza vita. Poi, inaspettata, la svolta. Il 5 giugno, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ambiente, una ventina di nipoti e pronipoti dei cento abitanti di un tempo, e tutti ancora oggi con gli stessi tre cognomi di allora, grazie a un forte senso di appartenenza, si sono radunati per provvedere a una pulizia drastica del paese nel tentativo di salvarlo dal possesso irreversibile e definitivo di rovi e vipere.
La spinta di inizio estate non si è poi esaurita a tarallucci… pardon a «baciocca» (la tipica torta di patate di queste zone) e vino, ma è proseguita sulle ali dell’entusiasmo.
Infatti poco dopo si è fatta strada l’idea di andare oltre, coinvolgendo nel progetto anche la frazione di Case Laù, stessa storia di Giuncareggio, con le sue quattro case, nessun abitante della vecchia guardia ma solo nipoti e pronipoti. È stato costruito nel centro del borgo un «trittico» composto da una macina da mulino recuperata, un nuovo abbeveratoio e un’edicola con la Madonna di Fatima, patrona dei paesi.
A lavori finiti, lo scorso 4 settembre, è stata celebrata una messa, con benedizione dei lavori eseguiti, alla presenza delle autorità. La speranza ora è che chiunque abbia un legame con Giuncareggio, si faccia avanti per un ulteriore recupero del borgo rurale.
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