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ELEZIONI

Negli ultimi 10 anni «emorragia» di votanti anche a Parma

Negli ultimi 10 anni «emorragia» di votanti anche a Parma

di Gian Luca Zurlini

24 Settembre 2022, 03:01

L'interrogativo da porsi è se le elezioni politiche di domani riusciranno nuovamente a «scaldare» i cuori degli elettori parmigiani, che negli ultimi 10 anni, come mostra il grafico a fianco, hanno superato il 70 per cento di affluenza alle urne soltanto in 3 occasioni: le elezioni per il Parlamento del 2013 (che detengono il record di questi ultimi 10 anni avendo sfiorato l'80%) e del 2018 e il referendum sulla riforma costituzionale voluto dal governo guidato da Matteo Renzi nel dicembre del 2016. Numeri che, se confrontati con quelli di tutti gli appuntamenti elettorali di questi ultimi 10 anni a Parma, sembrano far capire che questi sono gli unici appuntamenti che riscuotono ancora un certo interesse.

Al voto quasi ogni anno

Dal 2012 a oggi gli elettori parmigiani sono stati chiamati alle urne complessivamente per ben 14 volte, considerando nel computo anche i tre ballottaggi delle elezioni comunali. Solo in due anni, nel 2015 e nel 2021, non ci sono stati appuntamenti elettorali, ma in compenso ci si è dovuti recare alle urne due volte nel 2012 e 2017 per le elezioni comunali, nel 2014, con le europee a maggio e le regionali a novembre, e nel 2016 con due appuntamenti referendari, il primo abrogativo per l'estrazione degli idrocarburi ad aprile e il secondo costituzionale per la riforma voluta da Matteo Renzi, a dicembre. Questo 2022 sarà l'anno del record, perché i parmigiani domani saranno chiamati per la terza volta a votare, dopo il doppio turno delle comunali (con annessi referendum al primo turno) a giugno. Un vero e proprio «tour de force» a cui però hanno gradualmente corrisposto percentuali sempre meno elevate di persone ai seggi.

Regionali 2014, record negativo

Il record negativo di partecipazione alle elezioni per la nostra città (escludendo i referendum) spetta alle regionali tenute nel novembre del 2014 quando, dopo le dimissioni di Vasco Errani, venne eletto per la prima volta Stefano Bonaccini. In quella occasione andò alle urne poco più di un parmigiano su tre, 34,13%, dato che difficilmente potrà essere superato in negativo. Alle regionali, competizione elettorale che da quando c'è stata la riforma che porta all'elezione diretta del presidente non hanno mai coinvolto più di tanto gli elettori, c'è stata una certa ripresa comunque nel gennaio 2020 quando, poco prima dell'esplosione della pandemia da Covid, il 64,80% dei parmigiani andò a votare.

Comunali, tracollo di votanti

Ma il numero che colpisce maggiormente riguarda l'affluenza alle elezioni comunali, un tempo uno degli appuntamenti più sentiti dagli elettori, quasi alla pari con le politiche. Qui c'è stato un vero e proprio tracollo della partecipazione nonostante il teorico traino dell'elezione diretta del sindaco. Al primo turno si è passati dal 64,55% della prima elezione di Pizzarotti al 51,82% di quella di Guerra lo scorso giugno, quando al ballottaggio c'è stato il dato peggiore di sempre, con solo il 39,17% dei votanti a scegliere fra lo stesso Guerra e Vignali. I numeri della disaffezione verso la scelta del primo cittadino sono ancora più impressionanti se si guarda al passato. Nel 1990, ultima elezione non diretta del sindaco, a votare andò il 92,09% dei parmigiani e nel 1994 Stefano Lavagetto venne eletto con l'84,32% dei votanti al primo turno e il 66,18% al ballottaggio.

Gian Luca Zurlini

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