Colorno
Colorno - Sessant’anni di vita trascorsi in caserma. Perché lui, scavo archeologico, tra i carabinieri ci è nato e all’Arma ha dedicato tutta la sua esistenza. Ma ora, dopo 39 anni di servizio, è giunto il momento di appendere la divisa al chiodo. Quella divisa sulla quale, da 15 giorni, campeggiano i gradi di colonnello. Con un primato, quello di essere l’unico colonnello in Italia a comandare una Compagnia dei carabinieri: quella della vicina Guastalla.
Nato ad Alessandria nel 1962, il colonnello Regni è molto più che un parmigiano «d’adozione». Si può dire che lo è a tutti gli effetti. Nella nostra terra ci vive infatti da 42 anni e, da 10, risiede stabilmente con la moglie e i figli a Colorno (dove per altro aveva già vissuto dal 1993 al 2003).
A Parma i genitori, Rufino e Gilda, 92 anni lui e 90 lei - oltre 60 anni di matrimonio alle spalle (a cui aggiungono sempre gli altri 11 di fidanzamento) ed il Covid brillantemente superato, insieme anche in quello, nel 2020 all’ospedale di Guastalla -, sono arrivati quando papà Rufino (colonnello pure lui) è entrato in servizio all’allora Legione carabinieri di Parma e, per otto anni, hanno vissuto all’interno di Palazzo Ducale. Da allora la famiglia Regni non si è più mossa perché Parma è entrata letteralmente nel loro cuore.
Gilda e Rufino vivono a Vicofertile e i cinque figli, Luigi (unico ad aver fatto il carabiniere), Federico, Daniela, e le gemelle Paola e Valeria vivono e lavorano tutti tra Parma e provincia.
Luigi, arruolatosi nell’Arma nel 1983 col grado di maresciallo ha preso servizio al nucleo operativo di Firenze e, tra le altre cose, è stato coinvolto nelle indagini sul mostro di Firenze e sui sequestri di persona dell’Anonima sarda. Poi, da tenente, ha guidato il nucleo operativo e radiomobile di Ventimiglia dove ha condotto numerose operazioni che, in due anni, hanno permesso di sequestrate oltre 1200 kg di hascisc e almeno 100 kg di cocaina.
Nel 2003, da capitano, si è avvicinato finalmente a Parma ed è stato chiamato a comandare la Compagnia carabinieri di Casalmaggiore dove è rimasto fino al settembre 2012: nove anni nel corso dei quali ha portato avanti altre numerose e importanti attività investigative molte delle quali, per ovvie ragioni di vicinanza, hanno interessato anche il Parmense. Nel 2012 è finito all’Ufficio logistico del comando legione carabinieri di Bologna. Impiego, questo, che gli è sempre stato stretto. Chi è abituato ad essere uomo d’azione fatica, e non poco, a stare alla scrivania.
E’ stata quindi accolta la sua richiesta ed ha assunto il comando della Compagnia carabinieri di Guastalla che ora lascia, con il grado di colonnello. Nella cittadina reggiana lo si è visto, immerso nel fango, coordinare le operazioni durante l’alluvione di Lentigione; ha coordinato una recente operazione che ha portato a sgominare una banda dedita e furti e spaccate con dieci arresti (anche a Parma) ed ha guidato le indagini del caso relativo alla sparizione di Saman Abbas.
Un suo dispiacere, questo: il dispiacere, e non lo nasconde, di non essere riuscito a ritrovarla. Perché lui, nelle cose, ci mette non solo la testa ma anche il cuore e per ritrovare la ragazza avrebbe, ed ha fatto di tutto.
Appendere la divisa, con quei gradi da colonnello, ora non è facile. «Per chi è figlio dell’Arma, nato e vissuto in caserma – ammette – non è facile. Ora dovrò reinventarmi la vita».
Ha già avuto proposte per possibili libere professioni, ma almeno sino a fine anno, come è giusto che sia, si occuperà delle sue faccende private. Poi si vedrà.
Ovunque il colonnello Regni ha saputo conquistare la stima di tutti, non solo come autentico e fedele servitore dello Stato ma anche, e soprattutto, come persona tra le persone. Senza mai far pesare il suo ruolo, preferendo invece un sorriso, una pacca sulle spalle, una parola amica: persona tra le persone, sempre a contatto con la gente. In particolare con i più giovani, cercando in ogni modo di avvicinare i ragazzi all’Arma per dimostrare sempre a loro che nei carabinieri possono trovare, prima di tutto, amici fidati e punti di riferimento, anche per un semplice consiglio.
A Guastalla, ad esempio, ha portato in caserma i ragazzi del Grest, ha aperto le porte alle famiglie che volevano conoscere meglio l’attività dei carabinieri. «Per me è stato fondamentale seguire sempre le indicazioni di mio padre: vicinanza costante al personale, sia nel lavoro che, se necessario, nella vita privata; essere sempre di esempio e di coerenza in ciò che si fa; vivere costantemente la comunità; mantenere sempre quei valori di lealtà e di presenza sul posto».
Un pensiero particolare lo rivolge all’amata moglie Cristina: «Un esempio – dice – di intelligenza, compostezza e grandissimo rispetto di tutti». E’ qui che rivela che in un paio di occasioni è capitato loro di dover disfare le valige a pochi giorni dalla partenza per le vacanze; in un caso è anche capitato di dover rientrare dalle ferie. «Cristina – dice con un filo di emozione – non solo non mi ha mai fatto pesare nulla ma anzi mi ha sempre incoraggiato e sostenuto, scherzando anche sul fatto che una vacanza si può sempre rimandare. E in tante occasioni in cui mi era a fianco ha sempre preferito stare un passo indietro. Ai giovani carabinieri auguro di trovare mogli e compagne così: che sappiano sempre stare al loro posto».
Non è facile immaginare tutti i sentimenti che gli sono passati nel cuore, e in testa, quando ha chiuso per sempre la porta del suo ufficio. Ma può andare fiero dei valori che ha saputo seminare, può esser certo del fatto che Parma e il Parmense sapranno di poter contare sulla sua esperienza e quel motto «Nei secoli fedele» lo renderà, anche senza divisa, carabiniere e colonnello per sempre.
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