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Il 96enne fu tra i primi soci del circolo

Il Castelletto piange Sergio Greci: «Una colonna»

Il Castelletto piange Sergio Greci: «Una colonna»

di Lorenzo Sartorio

01 Novembre 2022, 03:01

Una giornata di primavera di 75 anni fa, esattamente il 25 aprile 1947, un gruppo di residenti inviò alla Questura la domanda di autorizzazione per l’apertura di un circolo ricreativo denominato «Circolo ricreativo Castelletto». In calce alla domanda la firma di Dante Maini, dipendente comunale (primo presidente) che si avvalse dell’amico Vincenzo Tedoldi che ricoprì la carica di segretario.

Siamo ai tempi pionieristici di quel circolo (oggi un vero e proprio gioiello) che in via Traversetolo procedette all’acquisizione in affitto di una casa (ex osteria con attiguo negozio di proprietà della famiglia Griffith) e all’acquisto di una baracca in legno che venne adibita a sala giochi, biliardo e, negli anni Cinquanta, anche a sala tv gremita di gente dei vecchi «capanón».

Tra i primi soci del «Castelletto», il parmigianissimo Sergio Greci, scomparso nei giorni scorsi all’età di 96 anni, vera e propria colonna del circolo di via Zarotto.

Oltretorrentino del sasso «äd Bórgh Bartàn», di famiglia umile, Sergio, giovanissimo, si rimboccò le maniche approdando nell’impresa Usberti, con sede in borgo Bernabei, che realizzava quelle bocchette che venivano collocate sui marciapiedi composte da una serie di quadrati, alcuni con la feritoia, altri con un vetro spessissimo per dare luce alle cantine. Dopo di che, fu assunto alla Bormioli Rocco dove lavorò una vita. Una persona solare, allegra, un «pramzàn» a tutto tondo, Sergio, sempre pronto alla «torlida», alla sana risata e ad una salutare «beccata» con gli amici. Ma, soprattutto, Sergio, era il factotum del circolo che considerava la sua creatura e che raggiungeva in bici dalla sua abitazione di via Massari attraversando, estate ed inverno, il Parco Ferrari.

Lo ricorda commosso Maurizio Gonizzi, già presidente del Castelletto: «Sergio era la generosità in persona. Curava con scrupolo e competenza il minuto mantenimento della nostra struttura non mancando mai un giorno e dando tutto se stesso per il funzionamento della nostra macchina organizzativa. Ci mancherà tantissimo, gli abbiamo voluto veramente bene».

Melomane e loggionista, non perdeva mai una prima al Regio, tifosissimo del Parma, in gioventù aveva giocato a calcio militando nel Colorno con l’amico fraterno Berto Michelotti che lo aveva soprannominato «tàja èrba» poiché, come terzino, nei suoi vigorosi interventi, al «ciapäva tutt»: pallone, erba e, a volte, anche le gambe dell’avversario. Un’altra grande passione di Sergio era il ballo liscio nel quale si esibiva con la compagna Paola alla quale era legatissimo. Com’era pure molto legato al figlio Paolo, alla nuora Simonetta ed al nipote Andrea.

Lorenzo Sartorio

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