La tragedia di Gaida
È un continuo pellegrinaggio di parenti e amici a Casaltone, nell'abitazione di una famiglia distrutta. Al civico 228 di strada del Traglione, per pochi metri ancora comune di Parma, vivono una donna e un uomo che hanno appena perso tre figli e un nipote. Hanno perso tutto. È impossibile spiegare, ed è anche difficilissimo scrivere, cosa stanno provando in questo momento Ardian e Anjeza Hyseni, marito e moglie di origine albanese che, domenica sera, in un incidente stradale avvenuto tra Gaida e Villa Cadè, sul tratto reggiano della via Emilia, hanno perso Shane, la loro primogenita 22enne, e gli altri due figli, Resat di 11 anni, e Rejana di 8. Nello schianto è morto anche il loro nipotino, Mattias, figlio di Shane, di appena un anno e mezzo.
Stavano tornando a Casaltone da una cena quando, intorno alle 20, la morte li ha sorpresi. Una cena di sushi a Reggio, dal momento che il giorno dopo, per il ponte di Ognissanti, i bambini non sarebbero andati a scuola. Una famiglia distrutta e una tragedia immane che qualcuno, per la pericolosità del tratto della via Emilia dove è accaduta, ha anche definito annunciata. Il bollettino è, infatti, di quelli che fanno tremare. Inoltre, l'uomo che era alla guida dell'auto, il 32enne marito di Shane, ora lotta tra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione dell'ospedale reggiano di Santa Maria Nuova. Una tragedia che tocca Reggio, dove si trova la strada maledetta che ha messo la parola fine ai sogni di tante persone e dove risiedevano, a Calerno, i due giovani coniugi, ma anche Parma.
Da Casaltone a Parma la distanza è poca. «Li accompagnavo, infatti, spesso in città» racconta il padre Ardian, di professione muratore, che trova la forza, sovrumana, di parlare. «Anche domenica mattina siamo andati tutti al parco I Maggio - aggiunge -. I miei figli erano felici e lo ero anch'io». Parla di due bambini, Resat e Rejana, sempre allegri, educati e studiosi. «Li ho portati qui dall'Albania quest'estate - prosegue - e a scuola, all'Albertelli Newton, si erano subito trovati bene. A scuola li hanno aiutati a inserirsi e io devo dire grazie alla preside, alla vicepreside e a tutto il personale. Che Dio li benedica tutti per quello che hanno fatto per noi».
Domenica sera qualcuno, che da Parma stava andando a Reggio, ha raccontato di aver visto la Fiat Stilo su cui c'erano i due sposi e i tre bambini, sbandare nella corsia opposta e tagliare la carreggiata prima di andare a sbattere contro un vecchio casolare disabitato che si trova a lato della via Emilia. Uno schianto in cui il veicolo ha perfino sfondato il muro.
Sulle cause sta indagando la polizia locale di Reggio, intervenuta sulla via Emilia, dove sono stati al lavoro per estrarre i corpi dall'auto trasformata in un ammasso di lamiere anche i vigili del fuoco, per i rilievi di legge.
Nel frattempo sull'episodio la procura di Reggio ha aperto un fascicolo. Verranno, infatti, verificate le condizioni di guida del conducente e se ci fossero altri veicoli coinvolti.
Per il momento, però, la certezza sta tutta nel bilancio pesantissimo dell'ennesima tragedia sulla via Emilia. Uno schianto terribile, avvertito anche dai residenti che sono subito accorsi, che ha falciato in men che non si dica quattro vite.
Immediatamente dopo l'incidente si era alzato in volo anche l'elicottero del 118 di Parma, tornato però alla base dal momento che i corpi della ragazza e dei tre bambini erano già stati coperti con i lenzuoli bianchi mentre il 32enne alla guida, soccorso sul posto con il defibrillatore, era già stato caricato sull'ambulanza.
Questa la vicenda, mentre in casa della famiglia Hyseni il mesto viavai di amici e parenti continua. Tutti fanno coraggio alla madre Anjeza che domenica sera, dopo aver appreso la notizia, ha avuto un malore e ha dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale Maggiore e abbracciano il padre Ardian.
Lui li accoglie nel giardino di casa sua, parla con tutti.
Un parente preferisce aspettare fuori, davanti al cancello. Il dolore è troppo forte. «Una disgrazia immensa» scuote la testa.
Dopo la tragedia Ardian ha dovuto telefonare per dare la tremenda notizia a un altro suo figlio, Danilo, di diciotto anni, che vive in Francia. L'ultimo che gli resta e che è in viaggio per venire a piangere qui i suoi fratelli e il suo nipotino.
Ardian racconta ancora dei suoi bambini. Quasi se li rivede davanti, quando giocavano entrambi a calcio, che «per loro era un grande divertimento. Portavo il maschietto a giocare a Sorbolo, gli piaceva tanto. E che felicità, pochi giorni fa, quando aveva avuto la tessera dell'Happybus. Si sentiva grande».
Oppure quando alla mattina li portava a scuola a Parma. «Studiavano e si comportavano bene - dice - e Rejana parlava già bene in francese».
Il ricordo torna anche su Shane, la figlia più grande. «Era una brava ragazza - spiega -. Voleva bene alla sua famiglia».
Poi guarda le foto sullo schermo del suo smartphone. Ci sono una ragazza e tre bambini sempre sorridenti. La famiglia, la scuola, gli amici, lo sport. Ancora ignari che il destino era in agguato per distruggere tutti i loro sogni. Il futuro, quel futuro che ai suoi figli è stato tolto, è stato strappato, però, anche a lui e a sua moglie.
«Cosa farò adesso? - dice Ardian - Non lo so, forse tornerò in Albania. Qui non ho più niente».
Michele Ceparano
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