La tragedia
DAL NOSTRO INVIATO
Michele Ceparano
Reggio Emilia «Voglio giustizia per i miei figli e per mio nipote. Voglio sapere esattamente perché sono morti. Non dimenticateci». Da Casaltone alla camera ardente del cimitero della frazione reggiana di Coviolo, anche ieri c'è stato un altro lungo pellegrinaggio del dolore. A ricevere amici, parenti e anche una commossa delegazione degli insegnanti della scuola Albertelli Newton, guidata dalla preside Paola Piolanti, c'era sempre lui. Ardian Hyseni, muratore originario dell'Albania, è un uomo a cui il destino domenica sera ha tolto praticamente tutto. Sul tratto reggiano della via Emilia, a Gaida, lui e la moglie Anjeza hanno perso Shane, la loro primogenita 22enne, gli altri due figli, Resat di 11 anni e Rejana di 8, e il loro nipotino, Mattias, figlio di Shane, di appena un anno e mezzo.
Alla guida della Fiat Stilo che, per cause al vaglio della polizia locale di Reggio Emilia, è andata a sbattere a elevata velocità contro un muro, facendolo anche crollare, c'era invece Orjol Lame, trentaduenne compagno di Shane, e padre del piccolo Mattias, che viveva con la 22enne a Cadè mentre i fratellini abitavano a Casaltone con i genitori. Il 32enne è ancora ricoverato nel reparto di Rianimazione dell'ospedale di Santa Maria Nuova a Reggio.
Il gruppo era di ritorno da una cena nel Reggiano e la coppia stava riaccompagnando a Casaltone Resat e Rejana. Era stata, in qualche modo una festa, quella cena a base di sushi a cui i due bambini avevano potuto partecipare perché il giorno dopo, per il ponte di Ognissanti, non sarebbero andati a scuola. Poi, la tragedia.
Ma su quell'incidente, la cui dinamica sembra chiara ma riguardo al quale la procura reggiana ha aperto un fascicolo per omicidio stradale, Ardian vuole vederci ancora più chiaro. L'immenso dolore suo e della moglie, che vedrà anche il personale sanitario reggiano soccorrere Anjeza, non cancella certamente la rabbia e il bisogno di fare chiarezza. Al suo fianco c'è anche Danilo di diciotto anni, l'ultimo figlio rimasto, appena arrivato dalla Francia dove vive, per piangere i suoi cari e stringersi ai genitori e ai parenti.
«Voglio capire perché quest'auto si è andata a schiantare così, contro quel muro - chiede ancora Ardian - e perché non c'erano segni di frenate sull'asfalto». Si rivolge a chi fa le indagini. «Ci saranno pure delle telecamere nei paraggi - insiste -, dove si trova anche un distributore. Bisogna guardare le immagini. Per favore, ricostruite bene l'incidente, non lasciate nulla di intentato. Ascoltate i testimoni e aiutatemi a trovare la verità».
Ieri mattina, prima di arrivare a Coviolo, dove le salme della 22enne e dei tre bambini hanno ricevuto l'ultimo saluto, la famiglia Hyseni ha fatto una dolorosa tappa a Gaida, dove gli affetti più cari le sono stati strappati, un luogo in cui la brutalità del muro squarciato dall'auto in corsa e il senso unico alternato alla circolazione stridono con i peluche, i lumini e i messaggi di affetto e di vicinanza che qualcuno ha lasciato per quelle quattro vite falciate anzitempo.
Nella camera ardenti ci sono quattro corpi - Shane, Resat, Rejana e Mattias - composti nelle loro vesti candide, in attesa che tutto sia pronto per il loro trasferimento a Durazzo, in Albania, luogo di origine della famiglia, che è di religione musulmana. Gli Hyseni si sono affidati a un'agenzia di pompe funebri del Reggiano e, a breve, come spiega il padre, potranno portare i loro cari nel loro Paese, dove anche loro, faticosamente, proveranno a ricominciare.
All'ingresso della stanza anche il libro delle presenze e la candela sembrano chiedere alle persone di unirsi, di stare vicine a questa famiglia colpita dalla più immane delle sciagure. Un concetto che rimbalza di volto in volto, fuori dalla camera mortuaria, dove il silenzio dei presenti è rotto dalle grida di Anjeza, madre e nonna che non si dà pace. Prega, si dispera, chiama i suoi figli e suo nipote. Crolla, come le era accaduto subito dopo la tragedia. Poi, trova la forza di rialzarsi. Tra chi le fa coraggio, c'è anche una delegazione dell'Albertelli Newton, la scuola di Resat e Rejana. Anche le insegnanti sono provatissime per l'immane tragedia che ha colpito la loro scuola e che ora, quando riprenderanno le lezioni, dovranno spiegare, con l'aiuto delle famiglie, agli altri alunni.
Due bambini arrivati solo da qualche mese nell'istituto comprensivo di via Newton, Resat e Rejana, ma che avevano fatto breccia, con il loro impegno e gioia di vivere, nel cuore di tutti. Così come gli Hyseni, descritti come una famiglia modello che aveva saputo dare ai loro figli un'educazione esemplare. Tra la loro famiglia e la scuola, nonostante il poco tempo, il rapporto è diventato subito molto stretto. «Ci hanno aiutato molto - ripete ancora papà Ardian -. Non finirò mai di ringraziarli».
E l'Albertelli Newton, per bocca della preside Piolanti, subito dopo la tragedia ha fatto sapere che non lascerà sola questa famiglia.
Bambini che crescevano bene e stavano bene insieme ai coetanei. Stavano imparando l'italiano e Rejana addirittura era brava in francese. Poi il calcio, grande passione. Ardian ricorda ancora quando portava il figlio a giocare a Sorbolo. «In tanti anche lì - aggiunge - mi hanno chiamato e mi sono stati vicini».
Il mesto pellegrinaggio non si ferma, oltre ai famigliari di Shane, arrivano anche quelli del marito Orjol. Anche loro, che hanno perso un nipote, si disperano. Due famiglie distrutte. Per Ardian e la moglie il futuro, o quello che ne resta, sarà nel Paese di origine. «E dove possono andare adesso? Qui non hanno più niente» dice un loro parente, arrivato dalla Toscana. Le stesse parole pronunciate da Ardian dopo la tragedia che fanno comprendere quanto, a volte, la vita possa far male.
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