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Intervista

Raphael Gualazzi al Magnani: «Fare musica è cercare se stessi»

Raphael Gualazzi al Magnani: «Fare musica è cercare se stessi»

di Pierangelo Pettenati

09 Novembre 2022, 03:01

La seconda giornata del Barezzi Festival è caratterizzata dall’atteso ritorno di Raphael Gualazzi che, stasera a partire dalle 21 e accompagnato da Anders Ulrich al contrabbasso e Gianluca Nanni alla batteria, suonerà nello stesso Teatro Magnani di Fidenza in cui si è esibito nel 2010, in un momento molto diverso della sua carriera.

Allora era un artista molto promettente (capace in seguito di mantenere tutte le aspettative), ora un affermato protagonista della musica italiana. Cominciamo quindi con le sue sensazioni legate a questo ritorno: «Ricordo benissimo il concerto che abbiamo fatto allora. Fu bellissimo, con un pubblico caloroso e accogliente. Era proprio quel momento in cui stavano succedendo delle cose per la prima volta, si cominciava ad avere la percezione della possibilità di parlare nella propria lingua e portare la musica jazz a un pubblico più esteso».

In questo 2022 ha pubblicato «Bar del Sole», un disco in cui rivisita diverse canzoni italiane. Come mai questa scelta?

«L’album è dedicato sostanzialmente al cantautorato italiano e allo stesso tempo volevo celebrare il primo luogo in cui ho mosso i primi passi come musicista dal vivo e dove ho scritto i miei primi brani, un bar di Urbino che ora non c’è più».

Le canzoni sono di alcuni dei maggiori autori italiani, ma si nota un importante lavoro di ricerca; come le ha scelte?

«Scegliere è stato difficile, perché tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘90, il periodo a cui mi sono ispirato, il cantautorato italiano ha prodotto tanta musica di qualità. La scelta è stata guidata dalle mie sensazioni personali e dalle emozioni vissute durante il lockdown e da quanto è cambiato a livello psicologico, emotivo e sociale. Tutte le domande che ci siamo posti si ritrovano nei testi di questi brani, propongono quello che a volte sembra un presagio e altre una verità ciclica. Queste canzoni, oltre a essere dei capolavori dal punto di vista della composizione, sono anche attualissime dal punto di vista testuale».

Il concerto sarà basato su queste canzoni?

«Sarà un concerto ricco e variegato, con una selezione di brani dell’ultimo disco, una serie di rivisitazioni e di omaggi su musiche da film e temi operistici, ma anche canzoni dei miei album precedenti che ho suonato un po’ meno, il tutto a metà tra il mondo africano e americano, che è quello da cui ho sempre tratto l’ispirazione, e il cantautorato italiano riarrangiato per trio. Sarà un “divertissement” di rivisitazioni nel contesto frizzante che può regalare un trio jazz».

Dodici anni fa la sua carriera stava iniziando mentre ora è un artista affermato e apprezzato. Oggi, tanti artisti presenti al festival sono nella sua situazione di allora. C’è qualcosa che vorrebbe dire loro?

«Non mi sento di dispensare consigli, ma una cosa che può essere utile a tutti noi, ora più che mai, è tirare dritti seguendo la propria autenticità e coltivarla lasciando che possa delinearsi e potenziarsi per esprimere quella eleganza che migliora con il passare del tempo. Si tende a inseguire degli stereotipi o ci si impaurisce per la quantità di musica e di musicisti presenti senza rendersi conto di quanto sia preziosa la nostra unicità e di quanto il vero potere è proprio dentro questa nostra autenticità. Siamo degli esseri umani unici e anche il nostro prodotto artistico lo è. Fare musica, in fondo è cercare se stessi».

Per informazioni: www.barezzifestival.it. Prevendite: www.vivaticket.it e www.postoriservato.it.

Pierangelo Pettenati

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