Sicurezza stradale
A Gaida, all’altezza del luogo della tragedia, un semaforo ora regola un senso unico alternato. L’impatto della Stilo guidata da Orjol Lame contro la base del muro del casolare è stato tale da rischiare di compromettere anche la stabilità dell’edificio. I grossi pannelli possono a malapena tappare la grande falla tra i mattoni, ma non guarire il muro squarciato. Così, nel timore di crolli, lungo il lato che costeggia la strada è stata creata una fascia di sicurezza. La strettoia sulla via Emilia corrisponde al nodo alla gola che viene a passare di qui. Dalla rete del cortile del casolare pendono fiori finti e veri, con scritte in italiano e in albanese, una quindicina di peluche, tra i quali un orsacchiotto con la scritta «Riposate in pace, piccoli angeli». A terra, vasi di ciclamini, lumini e immagini sacre. Il semaforo obbliga a procedere a rilento in entrambe le direzioni. Ma per alcuni è anche un incentivo ad accelerare: accade quando il giallo diventa rosso. Puntuale, quasi sempre c’è quello che sgasa, per passare prima che dall’altra parte venga verde. Oppure, quando il verde è già scattato, e costringe a inchiodare chi era convinto bastasse il via libera del semaforo per ingranare la prima.
Inutile, perfino qui, dove l’altra domenica la velocità e non si sa bene che altro ha mietuto quattro vittime, anche la prudenza viaggia a singhiozzo.
Eppure, la sensazione che si ha a girare sulle nostre strade a tarda ora nei dì di festa è di un rispetto delle norme del Codice maggiore di quanto ci si potesse aspettare. Quasi si avverte più insicurezza durante il giorno, quando l’orologio è ben più tiranno. Ci sono i figli da portare a scuola e poi da riprendere, l’ufficio da raggiungere, la saracinesca da alzare, la spesa, i pasti da preparare e tutti gli altri impegni della corsa quotidiana… Una miscela di cose che fanno degli automobilisti intruppati un gregge di lupi pronti a digrignare l’uno contro l’altro.
C’è la sera e c’è la notte. Nei fine settimana distinzione non da poco. È ben chiara alle pattuglie della Polizia locale che controllano il traffico in via Emilio Lepido, prima della rotatoria della tangenziale. Verso le 22 fermano auto a campione, per controllare soprattutto i documenti dei veicoli e di chi li guida. Tutto in ordine, a cominciare dagli sguardi dei giovani alla guida. Svegli e lucidi: sarà così anche al rientro? Con una ragazza neopatentata serve più tempo, perché la vista delle divise un po’ di soggezione la crea sempre. E perché non è così immediato ricordare che quel foglio singolo, di carta appena più spessa del comune, è il libretto.
Il limite qui sarebbe dei 50 all’ora, ma le carreggiate a due corsie invitano a filare. Per quanto i lampeggianti azzurri sulle due auto di pattuglia dei vigili urbani siano visibili da lontano, c’è chi passa sull’allegro andante. Una Golf con quattro ragazzi a bordo farà almeno i 70, se non di più: annunciata dalla musica techno a tutto volume, procede verso Reggio senza rallentare. Difficile che la sera venga contestato l’eccesso di velocità, e ancora di più lo è fermare chi supera i limiti. Sembra volerne approfittare chi sull’altra carreggiata, dopo la ripartenza delle pattuglie della Polizia locale, è al volante dell’utilitaria bianca che affronta la rotonda tra via Emilio Lepido e la tangenziale Nord. Sembra Verstappen in una chicane. Alla fine, è costretto a inchiodare, se non vuole tamponare chi lo precede.
In tangenziale, il traffico è ancora rado dopo cena. Nemmeno qui sembra esserci una gran fretta. La maggior parte degli automobilisti è prudente, anche se, a viaggiare ai 90 all’ora del limite, si viene superati da qualcuno che va molto più forte. Capita con un’Audi A6, che taglia la curva e invade la corsia lenta, quasi il suo conducente volesse sbattere fuori chi lascia dietro di sé. Difficile stabilire a quanto vada. Ma in pochi secondi sparisce. E a ben oltre i 90 viaggia un furgoncino. Strano sia in strada a quest’ora. L’uomo alla guida correrà verso casa? Starà rispondendo a un’urgenza? E dove starà mai andando l’automobilista che affronta via Mantova verso la città, infischiandosene dei 60 del limite? Sbuca dalla nebbia, che qui sembra avere un confine, e fa toccare un bell’84 al rilevatore luminoso in agguato tra i platani. Un eccesso da moltiplicare, se si tiene conto della scarsa visibilità. E dove corre l’auto, a sua volta una discoteca mobile, che verso Collecchio, in un tratto di riga continua in via La Spezia, supera una familiare ossequiosa del limite? A differenza del giorno, quando la fretta è un’epidemia, ora si pigia sull’acceleratore per una sorta di eccitazione, per una smania di corsa spesso inversamente proporzionale all’età. Sono esagerazioni che spiccano, attorno alle quali tutto torna calmo poco dopo.
È sulla via Emilia, questa volta la Ovest, a San Pancrazio, che si concentrano le attenzioni di una pattuglia della Stradale di Fidenza. Anche qui c’è chi supera i 50 di legge, ma mai di troppo. Dei due poliziotti uno impugna il mitra, l’altro una paletta luminosa pronta a trasformarsi in torcia, per illuminare volti e documenti. Patente, libretto e infine soffiata. Tocca a un ragazzo. E poi a un uomo di mezz’età. «Non ho niente da temere, sono astemio» fa lui. Verrebbe da credergli sulla parola, ma è al precursore che spetta il giudizio. E soffiare nell’Alcoblow sembra più complicato del previsto.
Roberto Longoni
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