LA TRAGEDIA DI SIMONE
Bedonia - Aveva fame di vita e futuro, Simone Filiberti. Ma non correva quella mattina, perché sapeva che la striscia d'asfalto avrebbe potuto tradirlo. Poco più dei 20 km all'ora. Appena le gomme della Punto hanno toccato il fondo del ponte di Piane di Carniglia, però, l'auto è diventata una scheggia impazzita. Fino a sbattere contro il parapetto, e poi giù undici metri, nelle acque gelide del Taro. E' morto a 20 anni, Simone Filiberti, il 4 dicembre 2019, nel buio di una mattina di inverno mentre se ne andava all'Università a Parma. E ora ci sono quattro dipendenti della Provincia (solo due dei quali però ancora in servizio, perché gli altri nel frattempo sono andati in pensione) imputati di cooperazione in omicidio stradale: un cantoniere, due assistenti stradali e un funzionario che, nei rispettivi ruoli, avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione di quel tratto. L'indagine, portata avanti dai carabinieri e coordinata dal pm Emanuela Podda, è stata chiusa qualche mese fa, ma nelle scorse settimane la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. L'udienza preliminare, davanti al gup Micucci, è fissata per il 15 dicembre.
Un'inchiesta approfondita, in cui spicca una consulenza tecnica che ha portato alla luce una serie di carenze allarmanti, se fossero confermate. Secondo l'accusa, infatti, l'auto aveva sbandato su una lastra di ghiaccio che si sarebbe creata perché la cunetta di scolo era di fatto completamente fuori uso: piena d'acqua, non riusciva più a drenare e mai era stata ripristinata.
Insomma, nessuna imprudenza da parte di Simone. Non ci sarebbe stato modo di controllare quell'auto, nonostante la velocità modesta.
La Punto aveva sbandato, si era girata su se stessa, ma poi era finita contro la balaustra del ponte. Una lama nel burro, però, perché la barriera non ha retto. E proprio questo è l'altro aspetto al centro dell'indagine: una ringhiera inadeguata, secondo la procura, risalente alla prima guerra mondiale, arrugginita in più punti, ma mai sostituita.
Carenze gravissime, dunque, per l'accusa. E i quattro dipendenti della Provincia, tutti in servizio nel 2019, sarebbero responsabili, ognuno ovviamente in relazione al proprio ruolo: mancati controlli, ma anche assenza di segnalazioni e soprattutto nessun lavoro effettivo per far sì che il tratto ritornasse in condizioni di sicurezza. Da parte di tutti - dagli addetti alla manutenzione fino al funzionario del settore - ci sarebbero state delle omissioni, secondo la procura. I difensori - Simona Capra, Simona Carpena e Carmelo Panico - per ora si limitano a sottolineare che stanno approfondendo gli atti in vista dell'udienza.
Potrebbe profilarsi una battaglia di consulenze. Ma ai genitori di Simone, al di là delle eventuali responsabilità, alcune risposte (brucianti) su quel ponte sono già arrivate.
Georgia Azzali
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