IL CASO
La paura che a volte sconfinava nel panico. I mille interrogativi che affollavano la mente di tutti. Siamo nel marzo 2020, quando eravamo blindati in casa e il coronavirus metteva paura solo a pronunciarlo. Qualcuno, però, si dilettava anche a soffiare sul dubbio diffondendo idee bizzarre. «Attenzione a cani e gatti perché potrebbero infettarvi»: questo il messaggio che a un certo punto aveva cominciato a circolare sui social.
A postarlo, su Facebook, un 57enne siciliano, residente a Parma, con il vizietto della truffa. Ma in questo caso non aveva dovuto architettare chissà quale stratagemma o artificio per ingannare il prossimo: si era «limitato» a pubblicarla la bufala, chissà magari anche in buona fede, considerando che in quella fase diversi animali erano finiti sul banco degli imputati. Ma qui c'è scappato il reato, perché il 57enne è finito sotto processo per pubblicazione di notizie false atte a turbare l'ordine pubblico. Un fatto di «particolare tenuità», però, tanto che ieri il giudice Guerino Francesco Gatto lo ha assolto, come richiesto anche dal pm Elena Riccardi.
Insomma, una sciocchezza che però non aveva creato allarme sociale. Eppure aveva irritato - e preoccupato - qualcuno che aveva letto quelle parole insensate. La cosa, però, non era finita con un botta e risposta sui social, perché poi era scattata la denuncia. Così, dopo l'opposizione al decreto penale di condanna, il gip aveva disposto il giudizio immediato. E ieri è arrivata l'assoluzione. «Nella prima fase di diffusione del virus, si era parlato a lungo anche del caso dei visoni. E comunque la versione dominante è quella del salto di specie. Al di là di questo, quello era stato un periodo in cui si leggeva un po' di tutto. Ma, certamente, con quel post su Facebook non era stato turbato l'ordine pubblico», sottolinea l'avvocato Carlo Zilioli, difensore del 57enne.
Da allora, poi, molti dubbi si sono dissolti. E sono state acquisite diverse certezze Compresa quella sugli amici a quattro zampe. «I nostri animali possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette e sviluppare occasionalmente la malattia», ha messo in evidenza l'Istituto superiore di sanità.
Prospettiva ribaltata, dunque. Potremmo essere noi gli untori. Anche per i piccoli animali da compagnia seduti sul divano di casa.
Georgia Azzali
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