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La storia

Angelo Cornacchione, una biografia per solidarietà

Angelo Cornacchione, una biografia per solidarietà

di Roberto Longoni

10 Dicembre 2022, 03:01

La volta in cui con il cugino Antonio tagliò in due la biscia catturata nel laghetto dietro casa. Qualche pesce riuscì a salvarlo dal ventre del rettile, ma poi dovette salvare sé stesso da mamma Nicoletta fuori dalla grazia di Dio per il macello consumato davanti all’ingresso. Le prime sberle, e al piccolo Angelo s’accese la lampadina. «Mi picchi, e noi ti volevamo fare un portafogli...». Lei mise a fuoco la pelle della biscia stesa ad asciugare (chissà cosa avrebbe dovuto diventare nelle vere intenzioni del baby-killer), si disarmò e a stento trattenne una lacrima di commozione e pentimento. O la volta in cui, sempre con Antonio, Angelo (più che un nome, era stata una vana speranza al battesimo) tappò con dei chiodini le mammelle della mucca appena sgravata, dalle quali per lui gocciolava troppo latte. In quel caso fu il cugino a prenderle: dal proprio padre, il padrone della stalla, che per fortuna del vitellino si era accorto del pericolo. Mentre allungava ceffoni al figlio, lo zio con lo sguardo fulminava il nipote. «Sapeva che l’idea era stata mia. Ma, per evitare discussioni in famiglia, evitò di toccarmi».

Bastava farlo parlare, ascoltarlo e mettere nero su bianco i ricordi: Angelo Cornacchione, il suo libro l’aveva già dentro di sé. E non solo per le avventure da Tom Sawyer parmigiano prestato alla natia Romagna (a Parma si trasferì a sei anni) nelle estati fino ai 16 anni, ma anche per l’ironia e l’umanità con cui affronta l’esistenza. Nonno felice della piccola Sofia, vanta sei decadi di giovinezza, vissuta senza risparmiare il muscolo dei sentimenti, quello che fa davvero la differenza. «Voglio bene a tante persone - dice - e tante me ne vogliono. Sono proprio un uomo fortunato». Giusto che s’intitoli «Un affare di cuore» il libro che i figli Amedeo, 32 anni, e Sebastiano, 30, gli hanno promesso in regalo il 3 maggio, per il sessantesimo compleanno, coinvolgendo nell’operazione l’amico giornalista-scrittore reggiano Gianpaolo Corradini. Superato l’imbarazzo iniziale («Una biografia? Ma prima non si dovrebbe morire?»), lui ha cominciato a raccontare, e fermarlo dev'essere stato un problema.

Titolare dell’impresa di pulizie La Verde fondata dal padre Nicola, Angelo è appassionato di sport, in particolare ciclismo (nel 1988 ha fondato la prima squadra italiana di mountain bike e dieci anni fa ha dato vita al Team La Verde Junior, per ragazzi fino ai 16 anni) e pallacanestro (è sponsor della squadra di basket del Cus Parma, che ha visto crescere come cestista Amedeo poi approdato da professionista in B1 a Fidenza e Piacenza). Con passione, Cornacchione sta accanto alle squadre che sostiene e con passione indossa da 25 anni la tuta della Croce rossa. Una quindicina d’anni fa, ha portato solidarietà a migliaia di chilometri di distanza, realizzando un pozzo in Etiopia. Ora, gli abitanti di sette villaggi non hanno più 14 chilometri da percorrere tra andata e ritorno per riempire secchi e taniche (anche questa avventura è diventata un libro, «Maja», «acqua» in un dialetto etiope). Ma il cuore del titolo è anche quello che pompa il sangue nelle vene: per due volte il suo possessore è stato sottoposto a delicati interventi, dopo che la madre, proprio per un infarto, si era spenta a soli 60 anni. «È grazie al professor Alessandro Parolari, appena nominato presidente della Società italiana di chirurgia cardiaca, che ancora vivo questa vita meravigliosa».

A lei, a Nicoletta, è legato il primo ricordo. «A tre anni, la facevo già arrabbiare - sorride Angelo, associando le fasi della crescita ai metodi punitivi adottati via via dalla mamma -. Dalle patacche ai ceffoni, al cucchiaione di legno, alla ciabatta, al battipanni e al manico della scopa». Fino a quando non fu lui a regalarle una «”sciafadóra” con un cavo elettrico legato a una ciabatta, perché facesse meno fatica». Ma è tutt’altro che una denuncia da Telefono azzurro quella racchiusa da «Un affare di cuore». Qui si raccontano le sberle di una mamma che a posteriori suonano (quasi) come carezze. «Me le dava per il mio bene. Ero sempre in ritardo per la scuola: correvo in Vespa e facevo troppi incidenti». Nicoletta cercava solo di risvegliare a suon di schiaffi il neurone della prudenza.

Anni dopo, se ne sarebbe ricordato, Angelo, in giro per gli States su una Harley Davidson con cinque compagni di liceo. Anche il viaggio di quella che lui chiama «la mia band», in puro stile on the road, trova spazio nel libro. Così come tra le 200 pagine del volume emergono le voci del fratello Carlo, della cognata Valeria, della compagna Lisa e di Amedeo e Sebastiano, al quale è dedicato un intero capitolo («Siamo un po’ troppo simili» sorride Cornacchione). La conclusione? «Ho 60 anni e ancora tanto da fare». Così, per non perdere tempo, per festeggiare la stampa della biografia ha unito l’utile al dilettevole. Chiamandoli a raccolta a Betania, ha vietato tassativamente che i tanti amici portassero doni. Semmai, potevano essere gli invitati a regalarsi una copia del libro, con un’offerta alla Croce rossa. «Servirà per rendere ancora più completa la dotazione del pick up di primissimo soccorso per le catastrofi donato alla protezione civile della Cri nel 2018, per il 50esimo della mia azienda» spiega. Che il nome Angelo sia invece azzeccato?

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