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MUSICA

Massimo Ranieri trionfa al Regio

Massimo Ranieri trionfa al Regio

di Anna Pinazzi

13 Dicembre 2022, 03:01

Sul palco, la bellezza e la forza di quella furia sentimentale che fa credere all’impossibile, capace come per magia di riaccendere sogni e speranze.

Tutto questo in una persona, Massimo Ranieri: cantante, attore, presentatore, ballerino, equilibrista di corpo e di animo, abile giocoliere di sensazioni e desideri. Ha incantato il pubblico numeroso ieri sera al – pienissimo - Teatro Regio con il suo spettacolo «Tutti i sogni ancora in volo» che porta la firma della produzione musicale di Gino Vannelli e che riprende il titolo dell’album uscito il 18 novembre scorso che contiene 12 brani scritti per lui da alcuni grandi cantautori italiani, compresa «Lettera di là dal mare», canzone già in gara al Festival di Sanremo 2022, dove si è aggiudicata il premio della critica Mia Martini.

Durante lo spettacolo sembra di vederli tutti quei sogni, in volo anche per il teatro: si posano sul pianoforte, su una nota lunga, una parola sussurrata, una camminata da «scugnizzo» furbo e un po’ sbruffone, l’intimità di un gesto accennato. «Il mio rapporto coi sogni è iniziato da giovanissimo. Quando un giorno mi sono detto che, tutto sommato, sognare non costa niente quindi “me lo posso pure permettere” ho realizzato – racconta l’artista, con la sua giacca rossa luccicante sulle spalle - e da allora è passato tanto, tanto tempo: non solo ho imparato a sognare, ma continuo a farlo ancora oggi: non c’è un’età per farlo, continuate a sperare sempre, non smettete mai».

È una questione di sopravvivenza: «Il sogno è innato nella natura umana – riprende Ranieri -: “io sogno” non è molto diverso da “io sono”: fantasia e realtà possono andare perfettamente d’accordo, ma solo se lo vogliamo davvero». I sogni non si sperano e basta e non si fanno solo nell’immobilità della notte. Bisogna «andarseli a prendere», con quell’energia che muove anche l’artista, performer straordinario e senza tempo.

Canta in un vagabondaggio allo scoperto, con le mani in tasca e il passo alla Pulcinella, scanzonato e assistito dall’alto da un pubblico che non fa altro che incitarlo, applaudirlo, nominarlo sulle note di «Quagliarulo se ne va», «Pijate ‘na pastiglia», «O’ sarracino». Diventa intensissimo nei capolavori «Se bruciasse la città» che fa cantare tutto il pubblico estasiato e «Perdere l’amore» che sembra infuocare tutto il teatro, è delicato e poetico in «Erba di casa mia», «Rose rosse» e «Tu si ‘na cosa grande».

«Ho cantato oltre 500 canzoni nella mia carriera – dice Ranieri – e parlano tutte di una cosa: l’amore. Perché sono innamorato dell’amore e, anche alla mia età, è un’emozione e un sogno a cui non sono disposto a rinunciare».

In quelle due ore di spettacolo sembra di aver assistito a una sfilata di umori, di centinaia di personaggi, artisti, maschere diverse. Ranieri prende la forma dei sentimenti e ce li restituisce con passione e tenerezza da prezioso e abile intermediario.

Non è solo spettacolo, è ritrovarsi insieme con i sogni ancora intatti e, forse, già in volo.

Anna Pinazzi

© Riproduzione riservata

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