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IMPENNATA DEI PREZZI

Carburanti, autostrade e autobus: la mappa dei rincari a Parma

Carburanti, autostrade e autobus: la mappa dei rincari a Parma

di Pierluigi Dallapina e Giuseppe Milano

03 Gennaio 2023, 03:01

La tregua è finita. Dal primo gennaio i prezzi del carburante hanno registrato una nuova impennata. Per quale motivo? Molto semplice: la fine del taglio delle accise introdotto dal governo Draghi e mantenuto dal governo Meloni, anche se in forma ridotta. Il risultato è stato immediato: i prezzi di diesel e benzina sono tornati a schizzare verso l'alto, sfiorando, è il caso del diesel, anche i 2 euro al litro in modalità self service. C'è un caso - il distributore Eni lungo l'A1 nell'area di servizio San Martino Ovest - in cui il gasolio già ora è arrivato a 2,022 euro al litro.

Per chi sceglie la modalità servito - e sono in tanti a farlo, soprattutto gli anziani che hanno meno dimestichezza con il distributore automatico - la soglia psicologica dei 2 euro è superata abbondantemente sia nel caso della benzina che in quello del diesel. Ci sono tre distributori in città in cui il diesel servito supera i 2,20 euro al litro. Un prezzo impensabile fino a pochi anni fa.

L'altalena dei prezzi

Gli ultimi mesi hanno scardinato anche questa certezza: che il diesel fosse più economico della benzina. Era così fino a poco tempo fa, ma a partire dalla ripresa post Covid quello che era il carburante più economico si è trasformato in un combustibile di lusso. Sorte inversa è toccata alla benzina, ma come sanno bene tutti gli automobilisti, l'ultimo anno è stata una vera e propria altalena dei prezzi.

Il report di Daniele Bernazzoli, presidente Figisc-Ascom e gestore di un distributore Eni in via San Leonardo, aiuta a ricostruire l'andamento di questo saliscendi.

A inizio 2022 il gasolio (self) era a 1,629 euro al litro e la benzina a 1,789. L'8 marzo, dopo continui rialzi, entrambi i carburanti erano sopra i 2 euro al litro. Il 9 marzo il diesel aveva raggiunto i 2,244 euro al litro, mentre la benzina era a 2,214.

Da quel momento i prezzi erano tornati lievemente a scendere, ma mai sotto gli 1,80 euro al litro. Il 15 giugno gasolio e super senza piombo sono tornati a sfondare il tetto dei 2 euro al litro. A fine settembre era stato toccato il minimo: 1,799 euro al litro per il diesel e 1,669 per la benzina.

Certo, questo è il caso di un distributore, ma è indicativo dell'andamento altalenante dei prezzi che ha riguardato anche tutti gli altri impianti. Ora, che il taglio delle accise è scaduto e che il governo Meloni non lo ha rinnovato, si registra l'ennesima impennata.

Rincari lampo

Scadute le misure «salva prezzi» del Governo, i rincari sono stati immediati. Ad esempio: là dove il diesel (self) costava 1,689 euro al litro (31 dicembre), ieri era lievitato a 1,872. La benzina non è da meno: Nelle stazioni Eni è passata da 1,649 a 1,832 euro al litro dall'ultimo dell'anno a ieri. I valori sono quelli ufficiali, comunicati dai gestori degli impianti e poi pubblicati sul sito Osservaprezzi carburanti del ministero dello Sviluppo economico.

Margini risicati

I benzinai non si stancano di ripeterlo: i rincari non fanno la loro fortuna. «Questi aumenti sono un'ulteriore bastonata sul poco utile che facciamo», spiega Bernazzoli, che punta subito il dito sulle commissioni applicate ai pagamenti con le carte di credito.

«Ci sono commissioni che superano l'1,5% dell'importo, mentre il nostro margine è fisso ed è pari a 3,5 centesimi al litro. Questo significa che più aumenta il prezzo del carburante e più si erode il nostro margine di guadagno». Da qui la richiesta di cancellare le commissioni sui pagamenti elettronici. «Per la nostra categoria le commissioni sulle carte di credito non hanno senso di esistere».

Attenti alla Cina

Quale sarà l'andamento dei prezzi del carburante nei prossimi mesi? «Ormai è la Cina a comandare il mercato mondiale. Se aumenterà la sua richiesta, i prezzi cresceranno, diversamente ci sarà una diminuzione». A complicare il quadro ci pensa il Covid: i contagi, proprio in Cina, sembrano fuori controllo. Buon inizio 2023.

Pierluigi Dallapina

Aumentano i pedaggi ma non per l'Autocisa

Se fare il pieno è decisamente più caro in questo 2023, la stessa cosa si ripete se ci si deve muovere in autostrada. Dopo quattro anni di stop, diverse società di gestione, Autostrade per l'Italia in primis, hanno alzato dal primo gennaio il costo dei propri pedaggi.

Muoversi da Parma e Milano o Bologna è aumentato ad esempio del 2% in più ed un ulteriore incremento, un altro 1,34%, arriverà il primo luglio. L’annuncio tramite una nota del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dove si sottolinea che l'intervento governativo ha scongiurato «un aumento che sfiorava il 5%» e cioè che «gli incrementi nelle tratte interessate risultano inferiori all’inflazione».

Gli aumenti in euro

Il ritocco delle tariffe comporterà un maggiore esborso per recarsi da Parma centro a Reggio Emilia, Milano o Bologna di 10 centesimi, 60 in più serviranno invece per recarsi a Roma. Conto più salato anche per le località adriatiche: a Rimini serviranno 30 centesimi in più, un euro se invece si scenderà sino a Bari.

Viaggi più salati anche quelli per Brescia, 50 centesimi il rincaro, Venezia, più 30 centesimi, Firenze, più 10, e Napoli con ulteriori 80 centesimi di pedaggio.

L'Autocisa salva

Resterà invece immutato a 15,10 euro il pedaggio fra il casello di Parma centro e La Spezia. Gli aumenti scattati il primo gennaio riguardano infatti solo il 50% della rete autostradale italiana e fra le tratte escluse c'è anche il tronco dell'Autocisa della Società Autostrada Ligure Toscana p.A. Il Mit infatti non ha riconosciuto aumenti «per le società con aggiornamento del piano economico in corso, così come gli incrementi saranno pari a zero per le società con concessione scaduta».

Niente pedaggi più cari quindi, oltre che per la Parma-Mare, anche per l'A12, ma solo nel tratto Torino-Piacenza, come per le autostrade A24/A25 Roma-L’Aquila-Teramo, l’Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, la Milano Serravalle, le società Autostrade Valdostane, la tangenziale di Napoli, l'autostrada dei Fiori, la società Autostrada Tirrenica. Inalterate anche la BreBeMi, la Pedemontana Lombarda, la Strada dei Parchi e il consorzio per le autostrade siciliane.

Giuseppe Milano

Autobus, ora il biglietto è più salato

Più caro muoversi con i mezzi privati, più caro farlo anche a bordo di quelli pubblici. Il 2023 è purtroppo all'insegna pure dell'aumento dei biglietti e degli abbonamenti di Tep.

Per chi viaggia in città il tagliando per una corsa, valido 80 minuti, passa a 1,60 euro con un incremento di 10 centesimi. Da 10 a 11 euro è invece l’aumento per il titolo da 8 corse. Serviranno invece 2 euro in più per l’abbonamento mensile, che passa da 32 a 34 euro e sale infine a 289 euro il costo per l’abbonamento annuale. In questo caso il prezzo è stato ritoccato per la prima volta dopo 12 anni. Un anno di viaggi in autobus costa, invece, 195 euro per gli studenti, che però beneficiano di altre agevolazioni che, nella maggior parte dei casi, andranno ad azzerare l’incremento di prezzo.

Per quanto riguarda i trasporti extraurbani, i biglietti singoli aumentano circa di 20 centesimi per tutti gli scaglioni tariffari. Questo significa che, per chi è più svantaggiato perché viaggia su tragitti extraurbani più lunghi, l’aumento sarà inferiore in percentuale. La stessa logica è stata adottata anche per gli abbonamenti: chi già paga di più avrà aumenti in proporzione più contenuti.

Le agevolazioni

Se per i biglietti l'aumento dei prezzi grava su tutti i passeggeri in egual misura, il costo degli abbonamenti sarà invece calmierato per le persone in condizioni di disagio o per le famiglie a più basso reddito. Restano infatti in vigore una serie di agevolazioni tariffarie (per studenti di famiglie con Isee inferiore a 30mila euro, per persone con disabilità o invalidità, per anziani, per famiglie numerose). Di conseguenza le categorie di utenti più svantaggiate non subiscono al momento alcun aumento.

Gi.Mi.

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