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BERCETO

Corchia, nuovo appello: «La Regione dica no a nuove estrazioni»

Corchia, nuovo appello: «La Regione dica no a nuove estrazioni»

di Chiara De Carli

05 Gennaio 2023, 03:01

Sta per scadere il tempo a disposizione della Regione Emilia Romagna per rispondere «sì» o «no» alla richiesta di autorizzazione alla ricerca mineraria nell’area dell’Alta Val Manubiola e del Cogena presentata da Energia Minerals Italia, controllata dall’australiana Altamin, e in buona parte della provincia di Parma si guarda con preoccupazione alla risposta che verrà data.

Da un lato ci sono i residenti dell’intera area del bacino del Taro che attendono i risultati dello studio fatto commissionare dalla Provincia all’Università di Parma per capire quale impatto potrebbe avere l’attività mineraria sulla qualità delle acque che arrivano nelle case e irrigano i campi dall’appennino al Po. Dall’altro, ovviamente, ci sono residenti e amministratori dei Comuni di Berceto e Borgotaro, che rischiano di vedere vanificato il ventennale lavoro fatto per incentivare il turismo «slow» - che proprio nelle aree naturalistiche ha il suo punto di forza – e creare così lavoro per i giovani del territorio.

Ma finché non ci sarà il «no» anche alla ricerca nessuno potrà essere davvero tranquillo perché, come è già stato ribadito più volte, sembra inutile concedere un permesso di ricerca a scopo estrattivo se non esiste la volontà di permettere, in futuro, di scavare. E nemmeno la rassicurazione dell’assessore Irene Priolo è stata sufficiente a tranquillizzare la valle e il bacino di «scontenti» che si allarga giorno dopo giorno.

In questo scenario, Legambiente, Lipu e Wwf hanno fatto quadrato per amplificare la voce dei cittadini, richiamando alla difesa del territorio parmense e delle sue fragili aree naturalistiche anche l’assessore Barbara Lori.

«La Regione Emilia-Romagna respinga la richiesta di ricerca mineralogica nell’Appennino parmense che si vorrebbe realizzare all’interno di siti di grande importanza naturalistica e tutelati a livello europeo – è la richiesta, senza mezzi termini, delle associazioni ambientaliste -. La Regione dia un segnale forte e concreto rispetto alla, più volte dichiarata, contrarietà alla riapertura delle Miniere di Corchia, non concedendo l’autorizzazione alle ricerche le quali, in presenza di una reale intenzione a fermare i nuovi scavi, risulterebbero inutili e fuorvianti». E non solo. «Indipendentemente dall’impatto che questi studi possono avere sul territorio è arrivato il momento di dare un segnale definitivo, concreto e coerente, di contrarietà all’apertura delle miniere, vietando le ricerche almeno nei siti Natura 2000 - tutelati a livello europeo e nei quali l’asportazione di minerali è vietata a meno di specifica autorizzazione da parte della stessa Regione - e fermare da subito questo progetto che tanto costerebbe, in termini di scempio ambientale, al territorio dell’Appennino parmense». Concessione che si scontrerebbe anche con la volontà dei sindaci del parmense ma soprattutto con l’impulso dato proprio dalla Regione ai Comuni verso l’ampliamento o la definizione di nuove aree sottoposte a tutela naturalistica e con l’investimento di 150 milioni di euro per la tutela e la valorizzazione dei 159 siti della Rete Natura 2000 annunciato appena un anno fa.

«Un parere negativo a questi prelievi mineralogici, e dunque alle ricerche per gli scavi, restituirebbe anche la fiducia ai tanti cittadini che nei mesi passati si sono schierati a favore della tutela del territorio, anche attraverso la creazione di nuovi siti Natura 2000, investendo su di un futuro rispettoso dell’ambiente, dei suoi prodotti e delle sue genti. Per questo invitiamo l’assessore Irene Priolo e l’assessore Barbara Lori ad adoperarsi affinché la domanda di ricerca mineralogica sia respinta, dando così un segnale chiaro ai Comuni, ai cittadini ma anche alla società australiana promotrice del progetto».

Chiara De Carli

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