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Rifiuto della pensione

Il dolore di Silvia: «Mio marito Andrea Bussoni è morto ma per l'Inps è ancora abile al lavoro»

Il dolore di Silvia: «Mio marito Andrea Bussoni è morto ma per l'Inps è ancora abile al lavoro»

di Mara Varoli

05 Gennaio 2023, 03:01

Più domande per richiedere la pensione di inabilità per il marito, che per una grave malattia passava da un ospedale all'altro. E certamente non poteva lavorare. Ma dall'Inps hanno sempre risposto con un rifiuto. Fino all'ultimo. Anzi, anche dopo due giorni che l'uomo era morto, hanno ripetuto in una lettera che il soggetto era invece abile al lavoro.

Quasi un paradosso pirandelliano. Soprattutto, una storia che fa male, perché oltre al dolore per il lutto, «la mancanza di rispetto per le condizioni di salute di mio marito. Che adorava lavorare».

Per Silvia Alberici, 47 anni e mamma di un bimbo di 2 anni e mezzo, è stato un Natale di grandi sofferenze, come ha anche scritto in una lettera alla Gazzetta di Parma: il 12 dicembre scorso ha perso il marito Andrea Bussoni per un male che non gli ha lasciato scampo. A soli 53 anni.

«A maggio 2021 mio marito Andrea si è sottoposto a una prima dose di vaccino anti-covid e non è stato bene - racconta Silvia -. Dopo alcune settimane siamo andati al pronto soccorso anche perché la febbre continuava ad essere alta. E il ricovero è durato un mese, durante il quale gli è stata riscontrata la sindrome di Guillain Barré che è una rara patologia neurologica che danneggia i nervi, tant'è che purtroppo è rimasto paralizzato nella parte sinistra del corpo: dall'ospedale è venuto a casa sulla carrozzina, perché non riusciva a stare in piedi». Ma non è tutto: durante quel ricovero gli viene diagnosticata un'altra patologia. «Dagli esami - continua Silvia - è risultata una massa tra fegato, milza e stomaco, poi confermata in un tumore. Sono state fatte diverse terapie all'inizio, finché il medico ha consigliato un intervento all'ospedale di Bologna per cercare di togliere il tumore. Ma al Sant'Orsola per l'aggressività del tumore è stato suggerito un trapianto di fegato. In tutto abbiamo fatto sei interventi a Bologna e nel settembre 2022 siamo andati all'ospedale di Padova per un altro consulto, dove è iniziato ancora l'iter degli esami. Una sofferenza infinita, fino al 12 dicembre scorso, quando mio marito è mancato». Per cui Andrea, carrellista magazziniere, dal maggio 2021 al 12 dicembre scorso, giorno della sua morte, non ha mai potuto lavorare.

«A febbraio 2022 sono andata al patronato e ho fatto tutte le richieste per avere la legge 104 e così poter stare a casa e assistere mio marito, e per avere l'invalidità, la cosiddetta pensione di inabilità civile, che però non mi hanno dato per questioni di reddito. Così - ricorda Silvia - il patronato mi ha suggerito di fare richiesta di pensione di inabilità, che ho fatto il 29 aprile sempre dell'anno scorso con l'assegno di invalidità proprio perché mio marito non poteva lavorare, tant'è che nel frattempo aveva ricevuto il certificato di invalidità al 100%. Per cui finché è stato vivo l'assegno di invalidità me lo hanno dato, ma la pensione di inabilità no: mai ricevuta. Il primo di agosto mi è arrivata infatti la risposta dell'Inps che la domanda per la pensione di inabilità era stata rigettata con la seguente motivazione: "non sono risultate infermità tali da determinare una assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa", mentre Andrea passava da uno ospedale all'altro e non era certamente in condizioni di lavorare».

Nella lettera di risposta dell'Inps c'era però scritto che era possibile fare ricorso, «così mi sono rivolta al patronato che mi ha chiesto un'ulteriore documentazione medica per avere il parere del medico legale. Ma alla fine al patronato mi hanno detto che non c'erano gli estremi per fare ricorso. Io non ho mollato e l'ho fatto lo stesso a ottobre 2022 - sottolinea Silvia -. Nella mia lettera ho specificato che le condizioni di mio marito erano addirittura peggiorate e che mancavano gli ultimi documenti medici che potevano dimostralo e davo la disponibilità a fornire ulteriore documentazione e chiedevo la possibilità di fare una visita medica. Dall'Inps mi hanno risposto: "Si comunica che il 14 dicembre 2022 è stato esaminato il ricorso amministrativo con esito ricorso respinto considerato che il giudizio del medico legale conferma che il ricorrente è da ritenersi non inabile". E la lettera è arrivata quando mio marito era scomparso due giorni prima».

Una storia che ha davvero dell'incredibile: «La pensione non l'ho mai ricevuta. Ora dovrò fare domanda di reversibilità sperando di ricevere almeno quella - conclude Silvia -. Oltre al dolore per la perdita di mio marito c'è l'amarezza per una mancanza di rispetto: Andrea era un grande lavoratore, uno stacanovista e quindi la mancanza della pensione l'ha vissuta molto male».

Mara Varoli

© Riproduzione riservata

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