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Club dei 27

Il «giuramento» di Attila e Don Carlo

Il «giuramento» di Attila e Don Carlo

06 Gennaio 2023, 03:01

La squadra dei ventisette verdiani potrà scendere in campo di nuovo al completo, dopo la nomina dei due nuovi soci che vanno a rivestire i titoli rimasti vacanti nel corso del 2022. Lo scorso anno, infatti, il Club dei 27 ha purtroppo perduto il membro con la maggiore anzianità di servizio, Alberto Michelotti (Don Carlo), che faceva parte del sodalizio da oltre quarant’anni, nonché, improvvidamente, uno dei soci più giovani, nonostante appartenesse al gruppo da più di tre lustri, il loggionista Roberto Caraffini (Attila). Due perdite importanti, che avevano indotto il Gruppo a estendere il periodo di lutto di tre mesi solitamente rispettato prima di procedere alle nomine dei sostituti. Dopo aver pubblicamente commemorato entrambi durante il gala «Fuoco di gioia» nel Festival Verdi di ottobre, i soci si sono recentemente riuniti in conclave eleggendo coloro che dovranno ricoprire i titoli e portare avanti l’eredità lasciata dai predecessori.

Designato a rappresentare Attila, importante opera degli «anni di galera» di Verdi, è stato scelto Valerio Cervetti, pensionato, già dirigente del Comune di Parma, nell’ambito del quale ha diretto gli Archivi storici e le biblioteche comunali e ha operato a favore dell’istituzione di Casa della Musica. Autore di diversi scritti in tema di storia dei teatri locali in quanto strutture produttive, ha curato in particolare la redazione del volume «Dietro il sipario», pregevole raccolta di documenti di programmazione artistica del Teatro Regio, del quale ha inoltre contribuito alla ricostruzione della monumentale cronologia pubblicata in occasione del 150° anniversario dell’inaugurazione. Proprio in ragione della sua attività professionale ha potuto assistere a quello che accadeva dietro le quinte delle rappresentazioni liriche, alle quali si è avvicinato per la prima volta all’età di 25 anni, quando ebbe modo di assistere all’«Ernani» proprio al Regio. Assiduo frequentatore della Scala ai tempi di Muti è tuttora abbonato al nostro loggione, e auspica di mettersi tempestivamente al servizio delle attività didattiche che il Club dei 27 porta avanti nei confronti delle nuove generazioni.

Demetrio Ravasio si è visto assegnare il titolo di Don Carlo, capolavoro della maturità verdiana di cui sente addosso tutto il peso della responsabilità di rappresentanza, per decenni valorizzata dal leggendario predecessore Alberto Michelotti. Cinquantaseienne fidentino trapiantato a Parma, di professione operatore sanitario all’Ospedale Maggiore di Parma, la passione verdiana scoccò quando a dodici anni seguì la nonna all’Arena di Verona ad assistere al «Nabucco», di cui conserva ancora il biglietto come una reliquia. Assiduo storico frequentatore del salotto sabatino di Azzali Editore e del loggione del Regio, in entrambi i luoghi ebbe l’occasione di conoscere alcuni membri del Club dei 27, la cui passione fece scaturire in lui il desiderio di entrare a far parte del Club. Nel periodo della direzione musicale di Riccardo Muti alla Scala ebbe modo di assistere a grandi spettacoli in compagnia dell’amico basso-baritono Luca Pisaroni. Il suo primo impegno sarà di approfondire lo studio e la conoscenza delle varie versioni del Don Carlo, al fine di divenirne un profondo conoscitore ed esperto.

Entrambi hanno giurato dinanzi agli altri membri fedeltà agli ideali e agli obiettivi del Club dei 27, nel quale sono stati accolti con tutti gli onori, che ora dovranno dimostrare di saper verdianamente onorare.

r.c.

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