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TRAGEDIA AL BOTTEGHINO

L'automobilista resta ai domiciliari: «Non ho scuse, ero ubriaco e devo pagare: è stato un colpo di sonno»

L'automobilista resta ai domiciliari: «Non ho scuse, ero ubriaco e devo pagare: è stato un colpo di sonno»

di Georgia Azzali

11 Gennaio 2023, 03:01

Il volto segnato. Dal timore, dall'imbarazzo e dalla consapevolezza feroce che quella mattina ha cancellato una vita e ha cambiato per sempre anche la sua. E' lui l'automobilista che sabato, al Botteghino, ha travolto e ucciso Mohamed Choukry, 59 anni, in strada come ogni giorno a raccogliere i rifiuti della differenziata per la cooperativa Cigno Verde. Non ha cercato alibi. Ieri pomeriggio si è seduto davanti al gip per l'udienza di convalida dell'arresto e ha piegato la testa. «Sono colpevole. E' stato un terribile colpo di sonno, e purtroppo è accaduto quello che è accaduto. Sono affranto e non posso che esprimere il mio dolore per la famiglia. Fin da adesso voglio cominciare a espiare la mia pena», ha detto rispondendo al giudice Beatrice Purita. Che poco dopo, come richiesto dal pubblico ministero Emanuela Podda, titolare dell'indagine, ha convalidato l'arresto e ha disposto che l'uomo - 51 anni, operaio - resti ai domiciliari. Ma, d'altra parte, la stessa difesa non ne aveva chiesto la liberazione, rimettendosi a giustizia.

Non ci sono ombre nel passato dell'automobilista. Nessuna macchia sul certificato penale. Ma quando è stato bloccato dagli agenti della Stradale, poco dopo l'incidente, il livello di alcol nel suo sangue era 2,5, cinque volte il limite consentito. E tale da far scattare l'arresto obbligatorio, oltre che il fermo amministrativo dell'auto per 180 giorni, ma soprattutto l'accusa di omicidio stradale, con una pena che può arrivare fino a 12 anni.

Non ha negato nulla. Al giudice ha raccontato la trama della sera precedente all'incidente trascorsa insieme ad alcuni amici. E con tanti, troppi bicchieri ingurgitati. Era uscito verso le 19, ed era cominciato il rito dell'aperitivo, poi la cena e soprattutto il dopo cena in un locale. «Ma lui non guidava, era sulla macchina degli amici. La sua - spiega il difensore, l'avvocato Filippo L'Insalata - l'aveva lasciata dalle parti di viale Duca Alessandro. Gli amici l'avevano riaccompagnato all'auto verso le 4,30 e, siccome lui non si sentiva ancora in condizioni di guidare, aveva dormito in macchina per oltre 1 ora e mezza».

Ma il riposo non era bastato. Né per smaltire tutto quell'alcol né forse per rimanere sufficientemente sveglio, come lui stesso ha riferito, anche se avrebbe dovuto percorrere solo una manciata di chilometri per arrivare a casa. Non sono rimasti segni di frenata sull'asfalto della sua Honda Jazz. Ma una risposta significativa sulla dinamica viene dai fotogrammi delle telecamere della pizzeria a poca distanza dall'impatto, come illustrato dal giudice in udienza. «Si vede l'auto che a un certo punto va a destra, colpisce il predellino sulla sinistra del camion dei rifiuti, travolge la vittima e striscia la fiancata sinistra del mezzo prima di finire contro il palo di un cartello - spiega l'avvocato L'Insalata -. Credo che l'ipotesi del colpo di sonno sia assolutamente plausibile».

La procura procederà sicuramente con una consulenza per fare luce sulla ricostruzione dell'incidente, ma anche la difesa è orientata a nominare un proprio consulente. Nei prossimi giorni verrà anche affidato l'incarico per l'autopsia.

Poi Mohamed potrà tornare in Marocco, accompagnato dalla sua grande famiglia. Se ne era andato 35 anni fa e a Parma aveva ricreato il suo mondo lavorando sodo: prima un lungo periodo in un'azienda di San Polo e da qualche tempo alla cooperativa Cigno Verde. Tutto svanito in un attimo sul ciglio di una strada.

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