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Grazie all'appello sulla Gazzetta

Il nipote del soldato: «Mai avrei pensato di avere questa gioia»

Il nipote del soldato: «Mai avrei pensato di avere questa gioia»

di Chiara Cacciani

12 Gennaio 2023, 03:01

«Per 56 anni, ossia tutta la mia vita, ho avuto sotto gli occhi la foto ingrandita e incorniciata del nonno che non ho mai conosciuto. Per me era quasi come un soprammobile, ma da quando ho letto la sua storia e ho visto quelle lettere, mi si è aperto un mondo».

Asciuga gli occhi lucidi, Andrea Tonelli: «Mi ha preso così: non riesco a non commuovermi», si scusa senza che ce ne sia bisogno.

Ebbene sì, state leggendo il lieto fine che speravamo: abbiamo rintracciato i discendenti del soldato Alceste Pinazzi. Anzi, sono stati loro a trovarci dopo l'appello lanciato martedì sulle pagine della Gazzetta: il destino ha permesso di ricostruire una vicenda incredibile che lega un parmigiano, internato militare in Germania, a una coppia di sconosciuti. Si chiamavano Ugo e Iolanda Borghi e a Venezia, con generosità, provarono ad aiutarlo prima della partenza per il lager prendendosi cura della lettera che Pinazzi voleva far avere alla famiglia. Benché spedita, mai arrivò, ma a distanza di 80 anni è tornata capace di scrivere una pezzo di memoria nelle pagine delle due famiglie e di unirle di nuovo.

Lo hanno scoperto per primi i Borghi; mancavano all'appello i Pinazzi. E l'appello- appunto - ha funzionato. «La prima a chiamarmi è stata una cugina di mia mamma, alle 8 di mattina: “Hai letto? Sulla Gazzetta cercano te”», racconta Tonelli dalla casa di Vicofertile dove ha vissuto insieme ai genitori e alla nonna. «Mai mi sarei aspettato qualcosa del genere e ho avuto bisogno di un po' di tempo per metabolizzare quello che stava succedendo. Penso a mia madre che è morta solo due anni fa, e quanto avrebbe voluto conoscere questa storia: ma almeno ci sono io a viverlo anche per lei», si commuove di nuovo.

Elena, appunto, nata nel 1941 con il padre richiamato alle armi e morto poco più di un mese dopo il ritorno dalla guerra: a quel punto lei aveva 5 anni ma troppi pochi giorni a disposizione per poterlo conoscere davvero e costruire dei ricordi vividi. «Il nonno è tornato a casa in pessime condizioni di salute - racconta il nipote - : non sappiamo di preciso dove fosse stato internato, non ho trovato documenti che lo testimoniano. Ma la nonna, Giuseppina Dallapina, ha sempre parlato di una miniera, e dello zolfo che gli aveva “bruciato” i polmoni. Impossibile salvargli la vita».

Da martedì mattina ha provato a frugare nei cassetti: ha trovato dei ritratti in divisa e non di un uomo più giovane di quello che compare nella cornice grande, una cartolina di Fiume completa di fototessera scattata da un fotografo prima dell'armistizio. E poi i due opposti amari: il foglio di congedo illimitato ricevuto dopo la leva e la croce di merito di guerra attribuita nel 1956. Qualche informazione in più potrebbe arrivare dal foglio matricolare. Ma intanto «voglio incontrare la famiglia Borghi: li aspetto. Ma sono anche disponibile ad andare io a Venezia».

Tutto pur di rinnovare le emozioni e restituire la gratitudine di quell'attimo fuggente di 80 anni fa.

Chiara Cacciani

© Riproduzione riservata

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