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Consorzio Agrario

130 anni di vita e tante nuove sfide

130 anni di vita e tante nuove sfide

di Giancarlo Gonizzi

14 Gennaio 2023, 03:01

Parma, perduti i fasti della Corte ducale, con l’Unità d’Italia si trova ai margini del sistema politico ed economico nazionale. L’arretratezza della sua agricoltura e le limitate produzioni industriali, senza i provvidenziali dazi ducali non reggono il confronto con realtà molto più solide ed evolute, come quelle lombarde e piemontesi. Inizia un progressivo declino economico e demografico.

Cornelio Guerci (1857-1949) – ingegnere, progettista dell’acquedotto pugliese, deputato per cinque legislature, enfant terrible del Parlamento italiano e consigliere della Cassa di risparmio di Parma – prefigurandosi un sistema economico provinciale legato alla terra e ai suoi prodotti, dà vita nel 1892 ad una delle prime Cattedre ambulanti di agricoltura, con l’obiettivo di migliorare sensibilmente l’ammodernamento delle pratiche agrarie, e chiama a dirigerla Antonio Bizzozero (1857-1934), docente di Scienze naturali, estimatore della visione di Stanislao Solari (1829-1906) e autentico «missionario» dell’agricoltura moderna. La neonata Cattedra può contare sul sostegno finanziario della Provincia e della stessa Cassa di risparmio, interessata ad incrementare il credito agricolo.

Il 14 gennaio 1893, ad un anno di distanza, Bizzozero e Guerci promuovono la costituzione di un Consorzio cooperativo fra agricoltori del Parmense. Lo scopo dell’iniziativa è ben descritto in un testo vergato dallo stesso Guerci: «Dovrà essere un ingranaggio in più nella macchina (la Cattedra ambulante di agricoltura) inventata per fabbricare gli agricoltori di domani». Guerci era convinto che l’agricoltura dovesse essere intesa come una professione e non come semplice «possesso della terra» e che, grazie alla sua modernizzazione, potesse divenire il motore dello sviluppo economico dell’intero territorio.

Gli scopi del neonato Consorzio agrario, uno dei primi in Italia, venivano ben delineati dallo Statuto, redatto dallo stesso Bizzozero: fornire ai soci strumenti di lavoro e reti di assistenza; vendere i prodotti alle migliori condizioni; sperimentare nuove coltivazioni e tecniche produttive più moderne. Per sostenere e diffondere l’attività della Cattedra e del Consorzio, viene fondato, sempre da Bizzozero «L’Avvenire Agricolo», periodico che esce ininterrottamente dal 20 gennaio 1893 fino ai nostri giorni e che rappresenta uno straordinario spaccato dell’evoluzione agricola nel Parmense.

Bizzozero dirige il Consorzio agrario dalla sua fondazione fino al 1929, anno in cui, ormai malato, si ritirerà, pur restandone direttore onorario fino al 1932, quando lascerà Parma per trasferirsi a Cles, in Val di Non, dove morirà. La sua azione trasforma letteralmente l’agricoltura parmense, dandole una dimensione moderna ed efficiente.

I primi uffici del Consorzio vengono aperti nella sede centrale della Cassa di risparmio. Nel 1895 i soci sono già trecentodiciotto e nel 1947 superano i milleottocento. Nel 1896 viene preso in affitto un vecchio magazzino nei pressi dello scalo ferroviario, ma tre anni dopo, nel 1899, viene costruita la prima, grande sede del Consorzio, con un magazzino di 1300 metri quadrati posto fra i viali Mentana e Fratti. Nel 1905, a soli sei anni di distanza, verrà sopraelevato per raddoppiarne la superficie. Nello stesso anno le agenzie aperte sul territorio della provincia, da Bardi a Busseto, sono già diciannove.

L’attività subisce un rallentamento durante il Primo conflitto mondiale, ma il periodo fra le due guerre è fervido di nuove iniziative, la più significativa delle quali – l’ammasso volontario del grano – vede la luce nel 1932 con grande successo fra gli agricoltori, permettendo di ottenere per i produttori una migliore e più corretta valutazione delle derrate a spese della speculazione.

Si moltiplicano così magazzini e silos per lo stoccaggio dei cereali, si organizza la vendita collettiva del burro prodotto da un primo nucleo di caseifici sociali, si organizza la raccolta della lana, si crea un «Fondo assicurativo tra agricoltori» (FATA), si organizzano i magazzini del Parmigiano (primi depositi di proprietà nel 1949), vede la luce una sezione di produttori ed esportatori di cipolla di Parma, prende forma la tutela degli allevatori, si consolida la vendita diretta ai soci di macchine agricole (il 16 agosto 1919 viene venduto dal Consorzio il primo trattore Fiat modello 702), sementi e fertilizzanti.

Sempre nel 1932, il Mulino Scalini, progettato dall’ingegnere Guido Albertelli (1867-1938), e attivo dal 1902 a Barriera Saffi, cessata l’attività, viene acquisito e trasformato dal Consorzio per lo stoccaggio del grano. Nel 1939 viene eretto, alle spalle del Teatro Regio, il Palazzo dell’agricoltore, in stile razionalista, destinato a divenire sede degli uffici del Consorzio per mezzo secolo.

È il momento in cui il sistema produttivo agroalimentare parmense, soprattutto nel campo dei prodotti caseari, si trova di fronte a due alternative: da una parte, può innescare un processo di industrializzazione (concentrazione delle imprese, diversificazione dei prodotti, integrazione delle funzioni di produzione, conservazione e distribuzione) come avviene nella vicina Lombardia, oppure può puntare sulla valorizzazione dei propri elementi distintivi (basati sulla tipicità e sull’alta qualità), conservando e irrobustendo il modello organizzativo preesistente. Anche grazie all’azione del Consorzio agrario, in campo caseario si optò per la seconda soluzione, introducendo innovazioni produttive lungo tutta la filiera e irrobustendo le funzioni di controllo della qualità del Consorzio di tutela, già in attività dagli anni Trenta. Una decisione – quella di valorizzare il ruolo degli organismi istituzionali – che agli inizi degli anni Sessanta interesserà anche il comparto del prosciutto, con la costituzione nel 1963 del Consorzio di tutela; una scelta di «stabilità» che avrebbe accompagnato il grande sviluppo del settore sino ai giorni nostri.

Dopo il periodo di stasi dovuto alle distruzioni della Seconda guerra mondiale, il Consorzio – come tutti i Consorzi agrari presenti in Italia – svolge un ruolo fondamentale nel drammatico scenario postbellico per il sostentamento della popolazione con la distribuzione di grano attraverso il piano Marshall, strumento con cui gli Stati Uniti rifornirono l’Italia, ponendo le premesse per la ripresa economica del dopoguerra.

La crescita del Consorzio agrario procede di pari passo – e anzi favorisce – l’evoluzione dell’economia agro-alimentare parmense.

Nella nuova zona annonaria che prende forma nel dopoguerra a nord della ferrovia, viene realizzata, a partire dal 1950, la nuova ampia sede del Cornocchio in strada dei Mercati, destinata a riunire e razionalizzare, nel corso del tempo, tutte le attività e le funzioni esistenti in Viale Fratti e nelle altre sedi cittadine.

Il Consorzio oggi conta oltre quattromila soci, un moderno ed efficiente centro produttivo, un mangimificio, magazzini per la stagionatura del Parmigiano, un grande punto vendita per macchine ed attrezzature agricole e 17 agenzie sul territorio provinciale. Ha inoltre sviluppato una rete di negozi per la distribuzione di prodotti alimentari della nostra terra nel pieno rispetto della filiera dal produttore al consumatore. In questo giorno il Consorzio agrario provinciale celebra i 130 anni di attività al servizio dell’agricoltura parmense e del benessere della comunità affrontando nuove sfide: la tutela e la sostenibilità ambientale, il bando agli OGM per garantire le coltivazioni tipiche e le produzioni di qualità; il corretto impiego e gestione delle risorse idriche; la valorizzazione del prodotto biologico; il credito agrario; l’innovazione e la formazione.

Confermando la lungimirante visione di Guerci e di Bizzozero: «La terra è il primo e l’unico riferimento; l’unico punto di partenza e di arrivo».

Giancarlo Gonizzi

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